La scelta di venire in Liguria questo week end, oltre che per faccende personali è stata dettata anche dal fatto che ci sono tutti i presupposti per ritentare una cima che tre anni fa mancammo per un soffio, a pochi metri dalla croce, che rabbia quella volta! Ci siamo poi tornati due anni fa facendo un riadattamento del bellissimo trekking del Mongioie-Marguareis (se a qualcuno dovesse interessare, potremmo dargli delle dritte niente male per evitare il percorso classico e ricavarne un trekking a nostro parere più remunerativo ).
Oggi “dobbiamo” arrivare in cima. L’attrezzatura ce l’abbiamo tutta, racchette, piccozza, ramponi, il tempo è ottimo per cui via!
Partiamo prestissimo da Andora, lasciamo la A6 Savona-Torino all'uscita di Ceve, imbocchiamo la SS 28 in direzione Garessio, dove ci fermiamo quando sta per sorgere il sole e non ci sembra vero trovare un bar già aperto e, meraviglie delle meraviglie, il gestore ci dice che il panettiere è al lavoro, il negozio è ancora chiuso ma possiamo passare dal retro. Se passate da Garessio dovete assolutamente comprare il pane del posto, è eccezionale! Riprendiamo la SS28 fino a Ponte di Nava, dove svoltiamo a destra in direzione Viozene. Salendo incrociamo tre splendidi caprioli, per cui la giornata inizia più che bene!
Posteggiamo alla chiesa di Viozene, ci carichiamo di tutto e partiamo. Arriviamo al rifugio Mongioie che ancora dormono tutti, neve se ne vede poca, dovremmo trovarla dopo i 2000 m. Saliamo verso il Pian dell’Olio, e poco dopo infatti cominciamo a pestarla. Qui il sole ancora non è arrivato, anche oggi tira un vento forte e freddo e grazie a questo la neve tiene bene per cui saliamo senza problemi al Bocchin d’Aseo. Qui purtroppo il sole arriva subito per cui la neve comincia a cedere, ci ramponiamo subito, perché se dovessimo farlo più in alto ciò diventerebbe piuttosto scomodo vista la forte pendenza che ha la salita. Vorrei lasciare qui le racchette perché tanto sicuramentenon le metterò, tuttavia temo di poter sfondare troppo lassù in alto e di dover rinunciare un’altra volta a pochi metri dalla cima, per cui, anche se non so bene come le racchette pssano aiutarmi su una pendenza simile, decidiamo di portarle con noi. Rimaniamo sulla dorsale a dx, dove passa anche il sentiero estivo, il primo tratto ha poca neve e tratti anche puliti lo saliamo zigzagando incontrando più volte il sentiero vero e proprio, gli ultimi 200 m però saliamo praticamente diritti cercando di portarci sempre leggermente verso sx e andare a prendere così la cresta nel tratto che ci sembra più accessibile. Si sfonda abbastanza e procediamo lentamente, non c’è più un filo di vento e nelle giacche stiamo sudando alla grande ma sarebbe troppo complicato fermarsi per toglierle per cui sopportiamo. Ancora pochi metri e siamo in cresta, bellissima! Devono essere giorni che non sale qualcuno perché non c’è nessuna traccia, lasciamo gli zaini per alleggerirci un poco e percorriamo gli ultimi metri fino a toccare la croce, finalmente nostra! E non ci sembra vero riuscire a godere anche del panorama poiché le due volte precedenti eravamo saliti immersi nella nebbia. Foto, foto e ancora foto, notiamo due persone che stanno ricalcando le nostre tracce ma sono ancora in basso per cui abbiamo la cima tutta per noi ancora per un po’, torniamo agli zaini, altre foto qualche biscotto e un po’ d’acqua e poi cominciamo a scendere. Ora sfondiamo parecchio, tante volte oltre il ginocchio, incrociamo i ragazzi che stanno salendo e che ci ringraziano per la traccia fatta, la differenza di un’ora ha reso la neve orribile, salire ora e senza neanche una traccia sarebbe stato un bagno di sudore, lo è per noi che stiamo scendendo! Al Bocchin dell’Aseo facciamo un'altra breve sosta e poi giù al Pian dell’Olio, qui il sole non ha ancora fatto grandi danni per cui si scende bene. Dopo i tre caprioli vediamo ora le prime due marmotte dell’anno, piccole ma carinissime, sono lì tranquille a prendere il sole sopra un sasso. Sosta panino al rifugio Mongioie e poi giù alla macchina perché ci aspetta un lungo rientro.
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