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[CATENA DI BOCCHE] Anello a Malga Lusia e Forte Dossaccio

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AGH:

Nei pressi di Malga Canvere

In questa stagione di transizione tra l’inverno e la primavera trovare dei bei giri nuovi è piuttosto laborioso: bisogna infatti considerare l’innevamento, l’esposizione dei versanti, come sarà la neve, quanta, se portante o no, insomma cercare di prevedere le condizioni del percorso. Ho anche l’aggravante appunto di aver girato quasi ovunque, quindi non è facile per me trovare posti veramente nuovi.


Le Pale appaiono in uno squarcio del bosco

Girovagando tra le mappe sulla Catena di Bocche, mi casca l’occhio su una malga isolata che non ho mai visto e che promette benissimo: si trova ad ovest della famosa Malga Bocche, che ha un panorama pazzesco sulle Pale di S. Martino. Su certe mappe si chiama Malga dei Boschi (?), sulle vecchie IGM invece è Malga Lusia 1899, toponimo che mi pare più credibile. Si trova vicino al bellissimo micro-villaggio di Malga Canvere, una serie di piccole baite in legno lungo una stradina, con uno dei paesaggi più belli di tutto il Trentino: Pale di S. Martino da una parte, Catena del Lagorai dall’altra.


Malga Lusia con le Pale a sx e Lagorai dx

Faccio due conti: versante sud, quindi poca neve ormai ma sicuramente crostosa: parto con ciaspe e ramponcini. Ipotizzo un giro ad anello per poter andare a vedere, sulla via del ritorno, anche il Forte Dossaccio della Grande Guerra. Subito dopo il lago di Paneveggio e poco prima dell’abitato omonimo, posteggio l’auto in un piazzale del legname. Dopo meno di 1 km ecco il bivio con la lunga strada militare che sale con larghi zig zag verso nord. All’inizio cammino bene, ma poi nei tratti in ombra e boscosi la neve crostosa cede ad ogni passo e devo mettere le stramaledette ciaspole.


Lo stradello militare diventa sentiero, non molto visibile con la neve

A quota 1760 vedo una bella stradina che si stacca dalla strada forestale: controllo sulla mappa IGM e vedo che dovrebbe essere una vecchia mulattiera ben tracciata, che con un lungo traversone arriva fin sotto Malga Lusia. Decido di seguirla, fortunatamente con le ciaspole evito un sicuro calvario. Giunto all’impluvio, lo stradello scompare “mangiato” da una erosione, attraverso in qualche maniera e lo ritrovo sull’altro versante, come sentiero, non facile da seguire perché con la neve (30-40 cm nel bosco) non si vede quasi nulla. Il GPS del cello (sempre sia lodato) mi aiuta a non perdere la rotta.


Vista sulla Catena del Lagorai

Giunto sotto la verticale della Malga, abbandono il sentiero e taglio brevemente per il bosco arrivando ad una spettacolare radura circondata da grandi alberi. Ed ecco la Malga Lusia e un piccolo baitello. I tetti in lamiera sono parzialmente crollati sotto il peso della neve (non di quest’inverno credo), il baitello è aperto e funge da bivacco di fortuna, con stufa e un letto malmesso, un paio di panche.


Malga Lusia col baitello-bivacco

La Malga è bellissima, con l’interno tutto in legno, perfino il pavimento coperto da tavolati. Non ho idea se sia monticata. Peccato per i tetti sfondati, sarebbe un delitto lasciar andare in rovina un posto così bello. Mi fermo a fare sosta panini, mentre mi bèo al sole e di fronte al paesaggio fantastico sul Cimon della Pala e sulla Catena del Lagorai che risplende al sole.


L'interno della Malga tutta rivestita in legno

I versanti sud sono ormai puliti fino a 2000 metri, nel bosco invece ancora si fatica sulle scomode croste di neve, utili le ciaspole

Dopo la sosta riprendo la marcia, proseguo verso nord per uno stradello fino a intercettare la strada forestale che porta a Malga Bocche, proveniente da passo Lusia (E623). Seguo la forestale pinaeggiante fino alla bellissima zona di Malga Canvere, che già conoscevo, punteggiata di splendide baite. Un posto veramente idilliaco.


La strada forestale che da Passo Lusia porta a Malga Bocche

Di qui prendo il sentiero verso SO, con cartello indicazione “Castelir” per una lunga costa pianeggiante, quindi a quota 1914 svolto a sx (cartello Paneveggio) con uno stradello-sentiero, non sempre visibile, che si abbassa di quota fino a intercettare la strada forestale a quota 1700 nei pressi del bivio per il Forte Dossaccio.


Baite con vista Lagorai nordorientale

Verso Malga Canvere

Malga Canvere

Ci sono ancora circa 2 km di strada militare, molto bella, che con un paio di larghi zig zag rimonta il dislivello di circa 200 metri fino a sbucare sul Dossaccio, dove sorge imponente il Forte Austroungarico recentemente ristrutturato.



Werk Dossaccio

Insieme al vicino forte Buso poco sopra la diga, componeva lo sbarramento delle Valli di Fiemme e Fassa. Forte Dossaccio doveva garantire il controllo del Passo del Valles e della valle del torrente Travignolo, nonché un’eventuale penetrazione del nemico all’Alpe di Lusia. Il fossato frontale era protetto da un cofano in calcestruzzo che accoglieva un gruppo di mitragliatrici, mentre una galleria collegava un’opera avanzata e la torre dove si trovavano tre riflettori, alimentati da un gruppo elettrogeno a benzina. Un campo esterno di reticolati con profondità di 12 metri serviva per la difesa ravvicinata. Il forte era stato dipinto in grigio-verde per garantirne il mimetismo.


Werk Dossaccio con vista sul Lagorai

Era dotato di tre osservatori corazzati; l’armamento consisteva in 4 obici da 10 cm in cupola corazzata, 4 cannoni da 12 cm in casematte di pietra con scudo corazzato e 12 mitragliatrici. La guarnigione poteva raggiungere quasi 200 soldati. Il forte era autosufficiente, con magazzini, depositi, alloggi, condotti di aerazione; poco distante dal fossato di gola vi era un bacino per la raccolta dell’acqua piovana. Il forte disponeva inoltre di un collegamento ottico-telegrafico e telefonico con i forti Buso e Moena, nonché con la centrale telefonica di Predazzo e San Martino. Il forte fu rimodernato nel 1912, ma già nel 1915 venne disarmato perché ritenuto già obsoleto e i suoi cannoni spostati all’aperto nelle vicinanze.


Squadra di minatori

Guarnigione sulla Cavallazza, con vista sul Colbricon e Colbricon Piccolo

E’ ora di pensare al rientro: vorrei evitare il ritorno per la stessa via dell’andata, quindi decido di provare a cercare il sentiero riportato sulla Kompass che dovrebbe scendere sul versante di NE. Nessun cartello o indicazione, inoltre i soliti stramaledetti tagli di alberi hanno cancellato con montagne di ramglie ogni traccia. Andando a naso e un po’ col gps, riesco a trovare il sentiero sepolto dalla neve, che si intravede appena. Il versante è ripido ma seguendo la traccia (la Kompass a un certo punto, inizialmente molto precisa, poi sbrocca con una improbabile discesa ripida nel bosco) riesco a calare fino alla forestale sottostante senza danni. Di qui rientro senza problemi alla macchina.


Rientro alla macchina, con vista sul Cimon della Pala

Giro bellissimo, facile, a parte l’orientamento un po’ articolato e non banale con la neve. Nella parte alta paesaggi favolosi, che giustamente ci invidiano nel mondo. Il percorso non segue nessun sentiero ufficiale SAT, tranne un tratto breve in quota. Non ho incontrato un cane in tutto il giorno, salvo qualche persona sulla strada per Malga Bocche.
PS: foto scattare col cello sorry, la macchina l’ho dimenticata a casa :(


Il percorso

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