Laghetto senza nome a quota 2322
Mi era a tal punto piaciuta la precedente esplorazione al
Laghetto senza nome ai Laghi Lusia nella
Catena di Bocche, che ho voluto fare il bis, stavolta da solo. Consultando le carte scopro altri
interessanti specchi d’acqua a sud del Col Margherita. Scarico la Kompass della zona e anche l’immagine Bing sulla mia fida
app MyTrails, che mi aiuterà nell’orientamento non banale nei vastissimi costoni in quota dei
Lastèi di Pradazzo.
Passo Valles, con lo sfondo delle Pale e di Cima Venegia a dx
Da
Passo Valles 2031, con caldo quasi africano seguo per un po’ la forestale verso nord passando da
Malga Pradazzo. La neve è già un pacioccone. Due ragazze tentano di raggiungere a piedi, senza ciaspe, i
Laresei (auguri!). Io invece osservo il terreno per capire come salire di quota ai
Lastèi, separati dal fondovalle da una
scarpata abbastanza ripida e tormentata. Individuo il percorso migliore che corre alla base della fascia rocciosa (da cui tenersi a debita distanza viste le numerosissime valanghe “da caldo”), che raggiungo risalendo una valletta non troppo ripida. Quindi con diversi traversoni risalgo la scarpata a zig zag cercando i passaggi meno erti, sfruttando la morfologia del terreno a balze.
Si fa una fatica boia, ci sono i 15 cm di neve fresca pesante caduti di recente, ma anche il fondo è spesso cedevole e si sprofonda anche 30-50 cm nei posti peggiori vicino alla vegetazione, nei pendii a est e vicino alle rocce.
Itinerario di salita
g
Tre piccole valanghe si sono staccate dalle rocce, ce ne sono moltissime sui versati soleggiati circostanti
In una bellissima conca incontro il
primo lago senza nome a quota 2188, ancora sepolto dalla neve, neppure segnato sulle carte ma ben visibile. Chissà che bellezza dev’essere in estate questo specchio d’acqua, con lo sfondo maestoso delle Pale. Faccio ancora faticosi traversoni per guadagnare quota: superata finalmente la scarpata senza danni, mi affaccio sui
vastissimi Lastèi che si perdono a vista d’occhio in mille vallette, conche e depressioni. Lontanissima, vedo la cima del
Col Margherita 2550 che si perde quasi all’orizzonte.
Il primo lago a quota 2188
La dorsale di Cima Juribrutto
Verso ovest spicca la dorsale di
Cima Juribrutto 2697, mentre a sud c’è lo
spettacolo mozzafiato delle Pale di S. Martino. Magnifico il colossale
pilastro dell’Agnèr 2872 col la sua
parete nord alta ben 1500 metri, la più alta delle Dolomiti. Tiro fuori il gps del cello per andare a caccia del secondo lago. Mi infilo in una valletta e la seguo tra sinuosi dossi, ed in breve eccomi
al secondo lago a quota 2322, che affiora in una bella conca nella neve con delle lingue verdi-azzurre.
La bellissima conca col secondo lago senza nome a quota 2322, sullo sfondo il costone del Col Margherita
Il lago a quota 2322 visto dall'alto con lo sfondo delle Pale
Pale di S. Martino
Proseguo per l’ampia dorsale verso la principale
elevazione senza nome a quota 2575, che si trova che si trova poco a ovest del Col Margherita m 2550. In vetta c’è un panorama immenso, anche se le cime circostanti sono ingombre di nuvolaglie, mentre i Lastèi risplendono di una luce abbacinante.
Percorso di salita
In vetta a quota 2575
Cima Juribrutto versante est
In vetta con vista verso Passo Pellegrino
Dalla cima verso le Pale
Panoramica da quota 2575 verso cima Juribrutto e la Valle di S. Pellegrino
Dopo la sosta panini, è ora di tornare. La discesa non è semplice, c’è infatti la scarpata da scendere che in molto punti è ripida e dirupata. Calo allora per un’ampia e dolce dorsale verso una evidente conca dove trovo
il terzo lago a quota 2340, anche qui intuibile dalle pozze verdi che affiorano nella neve.
Dai pressi del Col Margherita guardando verso quota 2575
Il terzo lago senza nome a quota 2340
A sx il colossale pilastro del Monte Agnèr
Con l’aiuto del gps e osservando le curve di livello trovo il passaggio verso valle, confortato anche da una traccia di sci, piuttosto ripido e assai malagevole con le ciaspole che affondano e scivolano nelle neve nei traversi come nel fango. In qualche maniera riesco a scendere sul fondovalle, dove
raggiungo la forestale con la quale scendo senza problemi fino a passo Valles.
Il faticoso percorso di discesa nella neve pantanosa e scivolosa come fango
Vista sul Lagorai nordorientale, a sx le due cime di Colbricon
Paesaggio patagonico: ancora M. Agnèr e Pale settentrionali
Ritorno al passo; Malga Pradazzo
Cima Caladora in primo piano
Escursione meravigliosa e selvaggia, in tutto il giorno non ho incontrato nessuno. Molto faticosa per la neve cedevole. Orientamento non banale nel labirinto di vallette per accedere ai
vastissimi costoni dei Lastèi, soprattutto per risalire e scendere la scarpata ripida e innevata. Panorami super, sviluppo e dislivello modesti ma con la neve pesante e dovendo batter traccia si fa fatica doppia. Dislivello 550 metri, sviluppo 10 km scarsi.
Il percorso