Torno con la banda dei corti dopo due settimane di forzata assenza.
La meta è la Forca Rossa, nel gruppo della Marmolada, ad est della conca di Fuchiade.
Si parte dal rifugio Flora alpina (chiuso) raggiungibile con comoda strada asfaltata, che si stacca dalla statale poche centinaia di metri dopo la funivia del col Margherita (p. san Pellegrino).
L’innevamento è ottimo, nessuna zona scoperta e sui tabià la neve che ricopre i tetti è ancora abbondante. Si sale verso nord per ampi spazi aperti con percorso facile e di poco impegno. Nel biancore abbagliante si alzano davanti a noi le severe pareti del Sasso di Valfredda, del Formenton e della Banca,
mentre alle nostre spalle sorge il fiabesco scenario delle Pale.
Più a ovest col Margherita, Juribrutto e Bocche.
Ora si piega decisamente a est e le pendenze si fanno leggermente più accentuate ma sempre facilmente abbordabili. In falsopiano imbocchiamo un valloncello sinuoso
del quale percorriamo il fianco sud. Appare non lontano il pendio che conduce alla Forca Rossa e la vicinissima quota a sud del valico.
L’ultimo strappo è il più faticoso ma con poche inversioni ben disegnate la forcella è raggiunta in breve tempo.
La forcella dalla quota a sud
Ancora alcuni metri e siamo sulla piccola vetta, che si va affollando di scialpinisti.
Altri ne stanno arrivando: non è la “processione”, ma sempre un buon numero. Sulla cimotta si parla, si scherza, ci si scambiano, ovviamente , opinioni sugli sci. Alcuni della compagnia tengono in berta i presenti e fanno “commedia”, come si conviene alle alte quote.
Senza scendere alla forca, partono i primi giù per la larga pala quasi intonsa.
Alcuni scendono come se corressero un superG, a velocità molto sostenuta e con curvoni amplissimi. Noi facciamo le nostre belle curvette e più sotto qualche bella serpentina nel magnifico firn che si va formando. Io mi lascio trasportare e scendo solitario più in basso degli altri (avrei anche proseguito nel fondo dell’invitante valoncello). Gli altri si fermano, li vedo confabulare e farmi segno di tornar su: si ripella e torniamo alla cima per ri-gustraci la discesa. Beh, non ci crederete, in tanti anni di scialpinismo è la prima volta che ripello!
Anche il tratto dopo il punto di dietro-front è molto bello, gli spazi apertissimi e le pendenze dolci invitano alle mille curve. Più avanti, poco sopra i tabià, il lavoro del sole ha un po’ rovinato la neve, c’è un po’ di crosta, ma restando sul battuto delle tracce di salita si arriva con dolce scodinzolo al parcheggio.
Un’escursione facile, poco impegnativa, relativamente sicura, gustata assieme alla felice compagnia. Alla prossima.