Cima Vallazza, panorama sul Catinaccio, Sassolungo, Sella
Il gestore del rifugio Vallazza, guida alpina, sapute le mie intenzioni, mi chiede: “Ma perché vuoi andare proprio là? Sono sentieri che faranno 10 persone l’anno…”. Undici! Ho pensato subito. Mi trovo nel magnifico
Gruppo dei Monzoni in Val di Fassa. Cercando sulle mappe e con Google Earth, ho scovato questo itinerario per me inedito:
il periplo di Cima Vallazza. A questa ultrapanoramica cima sono salito diverse volte, ma non ho mai affrontato un giro ad anello che si annuncia molto interessante. Il gestore del rifugio però mi mette in guardia:
i sentieri sono poco segnati. Poco male, non resta che andare a vedere.
Da Cima Vallazza verso la Cresta dei Monzoni dell'Alta Via Bruno Federspiel
Rifugio Vallazza
Gran Vernel e Marmolada
Valle dei Monzoni da Punta Vallaccia, sullo sfondo il Gruppo della Marmolada
Sono attrezzatissimo con varie carte e cartografia sul cello con gps. Dalla
Val S. Nicolò sopra Pozza di Fassa devi in Val Monzoni, che per fortuna non ha divieti e mi permette di salire fino all’
ex Baita Monzoni m 1792 (distrutta da un rogo qualche anno fa). Vorrei fare il giro in senso antiorario per affrontare subito la parte ignota, ma così facendo sarei quasi sempre in ombra, e vista la stagione non è il caso.
Salendo verso il rifugio
Rifugio Vallazza
Risalgo rapidamente fino al
rifugio Vallazza 2275 salendo dalla malga, il versante è illuminato dal sole e salgo in maniche di camicia. Giornata spettacolare, temperatura gradevolissima. Quindi senza difficoltà, a parte un breve tratto con neve ghiacciata sotto la
Forcella de Costela 2529, raggiungo senza problemi
Cima Vallazza 2367, col “solito” panorama da urlo: una vista a 360° sui principali gruppi dolomitici della zona:
Monzoni,
Marmolada,
Pale di S. Martino,
Latemar,
Catinaccio,
Sassolungo,
Sella, Civetta.
In vetta a Cima Vallazza
Gruppo del Catinaccio
Cima Vallazza da versante SO
Da Cima Vallazza verso Sassolungo, Sella, Marmolada
Vista sulle Pale di S. Martino, al centro la Catena di Bocche con Cima Juribrutto e Cima Bocche
Bait di Val del Vent
Dopo una lunga sosta ad ammirare i panorami, mi decido a scendere per esplorare i versanti ignoti.
Calo lungo la bella e facile dorsale di SO, che in basso diventa una singolare valletta erbosa che si insinua in un grande crepaccio. Fin qui nessun problema, il sentiero è segnato poco ma ben individuabile. Calo fino a
quota 2000 metri circa, sotto il “panettone” roccioso di
Pesmeda che sovrasta una conca erbosa con un bellissimo bivacco: “
Baita Val del Vent”.
Inizio la discesa per la dorsale
Dorsale sudovest di Cima Vallazza, sguardo indietro verso la cima
Scendendo da cima Vallazza per la bellissima dorsale erbosa verso il Piz Pesmeda
Il bellissimo sentiero che scende sul fondo di un crepaccio
Calando per la Val del Vent con lo sfondo del Latemar
Baita Val del Vent, bivacco sempre aperto in posizione favolosa in una radura riparata
Qui inizio il traversone, la traccia è ben visibile. Dopo circa 20 minuti di marcia si materializza il mio angelo custode:
Elisa di Soraga, una indigena che incrocio sul sentiero e a cui penso bene di chiedere informazioni circa la prosecuzione del giro che ho in mente.
Mi descrive una situazione a dir poco catastrofica: una grossa frana in un canalone ha cancellato ogni traccia dove passare, inoltre l’instabilità del versante espone a grossi rischi di caduta sassi (almeno così le hanno riferito dei conoscenti).
Scendendo verso la Baita Val del Vent col lo sfondo del Latemar
Cerco di farmi spiegare bene i vari sentieri ma è un vero casino. Troppi bivi e sentieri non segnati creano una notevole confusione. Alla fine, mossa forse a pietà e vedendo la mia determinazione di andare comunque a vedere, e probabilmente temendo che mi andassi a ficcare nei casini, decide di cambiare il suo giro e di accompagnarmi. Accetto di buon grado. Con la sua guida i vari bivi e segnaletiche locali non sono un problema, compiamo il
lungo traversone che passo sotto Cima Vallazza fino al Sass dela Undesc e Sass dela Doudes. E’ un sentiero magnifico, con squarci spettacolari verso il
Gruppo del Catinaccio.
Vista sul Catinaccio
Stella alpina
Squarcio panoramico sulla Val di Fassa
Poi si inerpica su ghiaioni un po’ scomodi ma niente di che.
Il sentiero, n 635, gira quindi a nord inoltrandosi nei profondi valloni
sotto il Bivacco Zeni. Arriviamo finalmente alla famosa “frana catastrofica”. In realtà niente di che: è un
vasto canalone spazzato dalle frane recenti ma camminabile senza grosse difficoltà, solo un po’ scomodo con sassi instabili.
La zona della frana
Elisa sulla "frana catastrofica"
Vista verso Gran Vernel e Marmolada
Ma sorprendentemente ci sono
diversi ometti e anche segni che indicano la via. Attraversiamo la frana e prendiamo un bel sentiero che con un
lungo traversone ci riporta alla macchina. Sono molto contento perché sono riuscito a fare il giro che avevo in mente. Più a valle scopriamo un cartello di avviso (non ufficiale sat) per “
sentiero 635 chiuso per frane”.
Il bellissimo sentiero 635 che compie un lungo traversone sotto cima Vallazza
Scorcio sulla Val di Fassa, a sx la idilliaca frazione di Tamion
Sentiero 635
Un vero peccato, è un giro bellissimo che permette tra l’altro
la “circumnavigazione” del gruppo della Vallaccia con un largo giro ad anello. In conclusione un giro semplicemente magnifico. Se volete rifarlo e non avete Elisa sottomano, vi dovrete accontentare della traccia GPS che posso passarvi se fate i bravi:). Sviluppo km 18, dislivello circa m 1000.
Il percorso