Tre decenni sono trascorsi da quando salii la Cima dell'Uomo. A quel tempo era una montagna poco frequentata alla quale ci si avvicinava con timore e rispetto.
Bellissima nella sua forma piramidale.
Ricordavo una salita insidiosa ma tutto sommato facile, con rare tracce di passaggio. Ma il percorso era naturale, logico, dato dalla morfologia del versante meridionale. Si poteva riassumere in ghiaione, cengione, rampa sudest, cima. Le difficoltà rimanevano al primo stadio escursionistico e solo due metri ripidi centrali al cengione obbligavano a cercare un appiglio. Una salita dal sapore selvaggio ove le sensazioni aumentavano man mano si prendeva quota e si scopriva il passaggio successivo. Pensavo che viste le proporzioni e la ripidità la montagna era generosa nel concedersi.
Non ebbi più occasione di tornarvi, fino ad oggi.
L'ho ritrovata addomesticata, intaccata da colpi di martello per permettere un migliore appoggio dei piedi, infilzata da fittoni di ferro là ove si passava con semplice attenzione, dotata pure di anelli da usarsi come maniglie, addirittura segnalata con segnavia biancorossi come se fosse un sentiero di fondovalle, anche con frecce casomai si fosse distratti dal suono del cellulare.
Ancora una volta la montagna selvaggia è stata portata a misura dell'uomo, non certo dell'alpinista.
La salita inizia dal Rifugio Uomo. Una sterrata conduce ai prati sotto il ghiaione di Forcella dell'Uomo. Si rimonta il ghiaione verso la forcella, ma prima di raggiungerla si trova a destra l'inizio del cengione segnalato da scritta. Per traccia marcata dai passaggi e dai segnavie si percorre il cengione che a metà sviluppo oppone un gradino. Dopo una fessurina con frecce, maniglie e fittoni la cengia prosegue fino a stringersi in un canalino, anch'esso con qualche fittone, che sbuca sulla cresta sud-est. Per rampa detritica segnalata e qualche roccetta fittonata si arriva in breve alla cima.
Forse è una mia impressione, ma l'addomesticatura del percorso e la frequentazione ha portato a intaccare le rocce rendendole più franose di quel erano in origine. Se si ha la sfortuna di avere gente davanti, il pericolo di frane e caduta sassi è notevole. La parte alta del ghiaione, che un tempo era colma di sassi, si è scoperta lasciando posto a un fondo un tantino scivoloso e soprattutto franoso. Il cengione corre sotto parete e la cosa stucchevole è stata che delle persone incontrate nessuna indossava il casco.
1 - Verso le Pale
2- I prativi di S. Pellegrino dall'inizio del cengione
3 - La fessura che sbalza a metà il cengione
4 - Il cengione si stringe in alto nel caminetto che sbuca sulla cresta sud-est