Domenica 4, incuranti di bollini rossi, neri, azzurri e gialli che siano, ma con un occhio solo al termometro in inesorabile salita
decidiamo per questa facile escursione, che in origine prevedeva di raggiungere il lago Juribrutto da Malga Vallazza, salire all'omonima forcella e ritornare a malga Vallazza per malga Juribrutto (ringrazio Agh di avermi dato l'idea
). Raggiungiamo in poco più di tre ore malga Vallazza (1 km scarso dal passo Valles lato Bellamonte) e ci incamminiamo per il facile sentiero 631, in un bel bosco di cembri. La temperatura è calda, ma piacevole; per poche decine di minuti vi sarà una velatura del cielo, che fortunatamente scomparirà. Saliamo lungo il Rio Pradazzo, in questo ambiente che non è Dolomiti, ma non sembra ancora completamente Lagorai. E dopo circa un'ora ci accorgiamo che c'è qualcosa di strano: il sentiero prende una direzione diversa da quella indicata dalla Tabacco 022. Non solo, ma raggiunge e supera di 100 metri la quota indicata per il lago
. appurato che 1) non sta arrivando un ciclone che sballa così tanto l'altimetro 2) è impossibile che il lago si sia seccato dal passaggio di Agh ad ora
, deduciamo che nella carta c'è qualcosa di strano. Dopo aver raggiunto un altipiano con grandiosa vista sulle Pale da una parte e sul Colbricon dall'altra, finalmente scolliniamo e vediamo il lago più in basso. Lo raggiungiamo, e ci diamo al riposo tra fiori, panorami senza parole necessarie, ed una esplorazione al sentiero di salita alla forcella. Con calma saliamo e discendiamo la forra del rio, contempliamo (dal basso) la spaccatura della forcella e con calma cominciamo la discesa. Con un'altra sorpresa: anche il sentiero di ritorno scende con un tracciato "anomalo" anche se privo di difficoltà. Scendiamo lentamente e da soli, la luce cambia ogni momento e la Pale cambiano aspetto. All'inizio della discesa compare la Civetta, alla fine si vedono distintamente Val Veneggia e Castellaz. Il Cimon della Pala sembra allontanarsi, da prima che sembrava appena sopra il lago. La discesa lungo il Rio Juribrutto è bella e solitaria, compaiono le conifere, ci sorpassa un runner che fa in tempo a salutarci senza perdere il passo (abbiamo pensato ad Alan, sembrava assomigliargli fisicamente, se era lui batta un colpo
). Raggiungiamo Malga Juribrutto, purtroppo in rovina, e per un facile sentiero nel bosco ritorniamo a malga Vallazza accolti da stupendi agnelli neri. Cena in malga, economica e buona (dolci strepitosi
) e ritorno all'inferno della pianura. 320 km e più di sei ore di macchina, ma ne valeva la pena.
Immagini