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Vorrei fare una riflessione dopo aver salito il Ben Nevis in Scozia, ma la stessa cosa l'ho notata salendo una cima in Nuova Zelanda come un'altra in Islanda o in Norvegia. Niente segnali colorati, rossi bianchi gialli o blu, assolutamente niente, solo delle piccolissime palette all'inizio del sentiero oppure dei piccoli paletti bassi sugli incroci. Il Ben Nevis, essendo la montagna più alta della Gran Bretagna viene salita da centinaia di migliaia di persone in un anno, eppure non c'e' nessun rifugio sulle sue pendici e men che meno in cima, solo un misero bivacchetto di legno. Un rifugio in cima lavorerebbe tanto quanto o forse anche di piu' dei nostri rifugi, eppure niente. E ben vero che la via in assoluto piu' frequentata e' una mulattiera che serviva in ex osservatorio, e quindi e' quasi impossibile perdersi, ma come e' capitato a noi il Ben Nevis sta circa 300 giorni all'anno nella nebbia, ed in cima ci sono ometti che segnano il sentiero e nulla piu'. I sentieri che salgono dagli altri versanti sono meno frequentati eppure anche li niet segni o palette. Idem sulle montagne che ho salito nei paesi sopracitati. La domanda che ci siamo posti e' : perche' allora noi qui abbiamo bisognoo di segni, segnali palette e tanto altro ? Perche' la gente deve essere pilotata anche in montagna come ovunque? Li c'e' un senso piu' vero di wilderness e l'ambiente pare piu' prezioso e ben coccolato che da noi.
Io la vedo soprattutto in termini di sicurezza. Se sulle nostre montagne mancassero le segnalazioni - si può ammettere che talvolta siano ridondanti - credo che avremmo una quota di dispersi e incrodati molto superiore rispetto ad ora.
in Patagonia,sia argentina che cilena,ed in Newzeland nessuno si è mai sognato di concepire il diritto di fruire la montagna a tutti i costi e per tutte le attitudini.Laggiù in montagna và chi ha voglia di faticare e di prendersi i giusti rischi ....
In Nuva zelanda ho girato anch'io per montagne ,ghiacciai e vulcani (il Tongariro). Le zone più frequentate sono dotate di sentieri evidenti ed addirittura passaggi fatti in modo da non consentire di calpestare il terreno fuori traccia.Il territorio è in gran parte non praticato per macanza di accessi,salvo risalire i fiumi e torrenti.Molte aree in quota vengono raggiunte con elicottero o piccoli aerei,ma in genere le zone turistiche sono degli spot in mezzo ad una natura estesa ed incontaminata.Sicuramente anche lì il pragmatismo anglosassone la fà da padrone con strutture tanto minimaliste quanto funzionali e la stessa gente che và in montagna è molto "informale" tanto nell'attrezzatura quanto nell'abbigliamento.Da noi è altra cosa e sicuramente si è esagerato con l'idea che più i luoghi sono fruibili e comodi più si fanno affari...Ad esempio in Patagonia,sia argentina che cilena,ed in Newzeland nessuno si è mai sognato di concepire il diritto di fruire la montagna a tutti i costi e per tutte le attitudini.Laggiù in montagna và chi ha voglia di faticare e di prendersi i giusti rischi,cosa che fra l'altro riduce e di molto la casistica degli infortuni.Di questo aspetto ho avuto modo di parlare sia con i "colleghi" del Mountain Rescue Team in NZ che con i Rangers di El Chalten in Patagonia...
Ad esempio in Patagonia,sia argentina che cilena,ed in Newzeland nessuno si è mai sognato di concepire il diritto di fruire la montagna a tutti i costi e per tutte le attitudini.Laggiù in montagna và chi ha voglia di faticare e di prendersi i giusti rischi,cosa che fra l'altro riduce e di molto la casistica degli infortuni.Di questo aspetto ho avuto modo di parlare sia con i "colleghi" del Mountain Rescue Team in NZ che con i Rangers di El Chalten in Patagonia...
vorrei fare un discorso ... ampio? perdonate la mancanza di umiltà