La ferrata cresta ovest della Marmolada
A distanza di circa 25 anni (!) decido di rifare la Marmolada. In precedenza l’ho fatta 3 volte, 1 volta in sci dal versante nord e due volte per la ferrata ovest. Stavolta l’obiettivo è ambizioso; al Rif. Contrin è tutto pieno quindi fa***lo, parto da Alba
. Sono da solo. Visto che la gamba di recente è buona, ho ipotizzato di fare la classica traversata a Passo Fedaia. Quando sarà in cima chiederò a quelli che salgono se la discesa da soli si può fare o no.
Sveglia ore 3.30, partenza ore 4. Alle 5.30 circa sono ad
Alba di Canazei m 1487, dove parcheggio nei pressi della partenza della funivia del Ciampac. Parto che ormai albeggia, non ho neppure bisogno della frontale. Parto piano, mi aspetta una lunga giornata. Verso le 6.50 sono al R
if. Contrin m 2016. Tutto bene dopo i primi 500 m di dislivello, mi fermo a prendere un tè e a mangiare una barretta. Al bar c’è un tizio di Agordo di una scuola di alpinismo, chiedo com’è l’attraversamento del ghiacciaio. Lui c’è salito la settimana scorsa, secondo lui si può fare abbastanza tranquillamente, coi ramponi ovviamente, c’è un solo punto un po’ così, con un crepaccio da saltare (mezzo metro dice) nei pressi della crepaccia terminale. Sono parzialmente rincuorato. Partiamo assieme ad ore 7.30 e facciamo un pezzo di strada, poi ci salutiamo (lui va da un’altra parte) e io parto all’attacco della forcella Marmolada.
E’ meno pesante di come la ricordavo: il tratto più impervio che era tutto di infame ghiaino è stato messo a posto, le parti cedevoli sono ora trattenute da tronchi che permettono di avere una buona traccia stabile quasi ovunque. Risucchio due tedeschi, poi due veronesi coi quali arrivo alla forcella ad ore 9.00. La gamba è incredibilmente ancora ottima nonostante i 1400 metri di dislivello fatti fin qui. Sosta per rifocillo e per mettere gli imbraghi. C’è un nuovo tratto attrezzato (quello vecchio è poco più in là tutto arrugginito) che parte abbastanza in piedi e poi con un aereo traversone a 10 m da terra raggiunge
forcella Marmolada 2896. Da sotto, il ghiacciaio brulica di cordate che stanno salendo come formiche dal Pian del Fiacconi.
Io e i veronesi partiamo con calma lungo la dorsale che fa abbastanza impressione. La colossale schiena ovest della Marmolada è una serie di poderose bastionate di roccia che digradano verso il ghiacciaio a nord da una parte e le verticali pareti sud dall’altra. La ferrata comunque è staffatissima praticamente ovunque, con a fianco sempre il cordino di sicurezza. Gli infissi sono ottimi, solo alcuni leggermente traballanti (la ferrata si danneggia non di rado per via dei temporali poiché è un gigantesco parafulmine). Dove mancano le staffe ci sono comunque fittoni dove appoggiare il piede. La ferrata non è continua, alcuni brevi tratti facili non sono attrezzati. Il panorama è semplicemente grandioso, intorno la vertiginosa parte del Gran Vernel, poi il Sella, il Sassolungo, il Catinaccio, sotto il pian dei Fiacconi e la diga del Lago della Fedaia… Il ghiacciaio è lugubre, grigiastro o addirittura nero, solcato da una ragnatela di crepe… Si procede per successive balze, con pareti comunque sempre “appoggiate”, anche se la pendenza è sostenuta.
La ferrata è una lunga sequenza di staffe dove si procede quasi a “gattoni”, aggrappati alle staffe e al cordino. Un aereo terrazzino permette di riprendere un attimo fiato, la fatica inizia a farsi sentire, ed affacciarsi sulla parete sud: quasi 1000 metri di precipizio verticale. Si riprende ora ancora per cresta più facile, col cavo a fare quasi da corrimano. Si passa una forcelletta a picco sul Passo Ombretta quindi si avvistano i ghiaioni finali, con la croce della cima. La ferrata termina, si percorre un breve tratto di ghiacciaio non ripido dove il ghiaccio vivo emerge qua e là nella neve molle. In vetta ecco la baracca-rifugio e le due croci. Sono le 11.30, evvai sono in cima alla
Marmolada m 3343! Ho fatto 1850 metri di dislivello e sono ancora abbastanza fresco, c’è gente anche arriva su dai Fiacconi stravolta! Pappemolli
Resto sulla cima un’oretta buona, ad ammirare lo strepitoso panorama, mentre alla spicciolata arrivano diverse cordate provenienti quasi tutte da Pian dei Fiacconi. la cima è abbastanza affollata (e vorrei vedere di domenica e con una giornata così). Io e i veronesi ci salutiamo, loro scendono. Io resto ancora un po’ a fare foto, senonché poco dopo i veronesi tornano indietro. Mi dicono che hanno chiesto informazioni a qualcuno che è salito: c’è la famosa crepaccia con un ponte di neve poco simpatico da passare. Mi offrono di aggregarmi a loro, legati in tre siamo tutti più sicuri. Accetto ben volentieri, anche se devo anticipare a malincuore la partenza. Sono circa le 14, mettiamo i ramponi, ci leghiamo e via. Dai pressi della cima scendiamo per la famosa “
Schena de Mul”, in realtà nulla di che, è piuttosto larga e con un minimo di attenzione non ci sono pericoli. Alla fine della schiena termina la neve: ora c’è una specie di
cengia rocciosa che scende non troppo ripida verso il ghiacciaio, tutta attrezzata con cordino. C’è parecchio affollamento, tra gente che sale e gente che scende, tocca spesso aspettare. Arriviamo alla famosa
crepaccia terminale. Non sembra terribile ma la traccia passa proprio sopra a dei crepacci di cui non si vede il fondo. C’è un ponticello di neve largo 50 cm e lungo un metro dove si passa uno alla volta. Ci affacciamo sui crepacci, non si vede il fondo, passiamo piuttosto rapidamente con due ampi passi e via andare, quindi niente foto :DDD.
Inizia ora la discesa sul nevaio, sempre con ramponi, su un traccione nelle neve molle. Per prudenza rimaniamo legati. Percorriamo tutto il ghiacciaio che nella parte finale si fa più faticoso perché emerge il ghiaccio vivo duro come il marmo, tra pietre e rivoli d’acqua. Gli stramaledetti scarponi Salewa mi fanno un male cane alle caviglie e faccio l’ultimo chilometro con l’andatura da storpio. Per fortuna siamo arrivati all’impianto dei P
ian dei Fiacconi m 2626! Sembra di essere a Rimini. Gente in ciabatte e sovrappeso si avventura verso la lingua del ghiacciaio.
Scendiamo con l'impianto, alle 15.30 traversiamo la diga. quindi aspettiamo la corriera (ci sono due corse, una alle 4 e l’altra alle 18), che ci riporta ad Alba, dove c’è un caldo infernale (a Campitello 35 gradi!) e una ressa micidiale, mercatini e feste campestri. Arrivo alla macchina coi piedi storti per il male ma con una soddisfazione immensa. Tutto è andato nel migliore dei modi: grandiosa escursione, grande dislivello, molta meno fatica del previsto, passaggi fantastici, tempo splendido. Un giornata da incorniciare! Sviluppo 16 km (senza impianto), disl. 1850 m.
Marmolada m 3343 (traversata) at EveryTrail