Alba sul Monte TomaticoInizio traversata: Monte Puerna a sx, Sassuma a sxTraversata Monte Tomatico - Monte Grappa - Alta vie degli Eroi.
Anzitutto è doveroso un ringraziamento ad
Angela, che mi ha suggerito questo giro -che assolutamente non conoscevo- e che poi mi ha accompagnato rivelandosi ottima compagna di gita ed esperta “navigatrice”.
Sveglia alle 3, alle 3.45 parto per
Fonzaso dove abbiamo fissato il ritrovo alle 5. Il giorno prima Angela ha portato una macchina in cima al Grappa al Rifugio Bassano 1718. Partiamo dunque per Porcen ma qui abbiamo una bruttissima sorpresa: all’inizio della stradella che sale verso Casera Salina c’è un
cartello di divieto di transito! Attimo di panico: siamo appena a 400 metri di quota e una tabella indica “Monte Tomatico 4 ore”! Decidiamo di impiparcene del divieto e salire alla Casera Salina come da programma. La strada è asfaltata ma stretta, lunga ed erta con vari tornanti. Dopo una ventina di minuti arrivati ad uno slargo, la strada è sbarrata da una stanga. Altro momento di disappunto, guardiamo l’altimetro che però segna
m 1180, ovvero vicinissimi alla meta prevista.
Parcheggiamo l’auto e dopo pochi minuti, con la luce delle frontali troviamo subito il sentiero, ben segnato e facilmente percorribile. Saliamo di buon passo mentre inizia lentamente a rischiarare, arrivati alla
Casera del Ton intravediamo la valle invasa dalle nuvole, in alto è tutto sereno. Qualche decina di minuti dopo raggiungiamo il crinale e quando ci affacciamo sul versante verso la pianura rimaniamo a bocca aperta, estasiati da un’alba meravigliosa sopra a un mare sterminato di nuvole. Con noi due cacciatori stanno anche loro assistendo a quest’alba spettacolare. Peccato che abbiano un fucile in braccio. Raggiungiamo quindi velocemente il
Monte Tomatico 1595, dove ammiriamo il sole che sorge illuminando gradualmente l’immensa distesa di nuvole. Il panorama è immenso. La distesa di nuvole aumenta la sensazione di grandiosità. Vediamo le cime a noi famigliari da una angolazione insolita, le cime della Valsugana, il Lagorai, le cime più alte delle Pale di S. Martino, a nord le cime ignote dell’Agordino. Mi pare di riconoscere il Pelmo, ma non sono sicuro, le altre cime, e non sono poche, non le conosco proprio. Mi riprometto un controllo sulle carte.
Dopo circa mezz’ora di sosta si parte. Incontriamo un altro cacciatore il quale, saputo che abbiamo intenzione di andare al Grappa sbotta “Ma adesso? E quando avreste intenzione di arrivare?”. “Prima che faccia buio” ribattiamo. Non risponde, ma l’espressione molto scettica che traspare dalla faccia è un grosso “Mah!”, rafforzata da un roteare d’occhi. Salutiamo ed acceleriamo il passo. Non scendiamo verso le Stalle di Paoda ma ci manteniamo sulla dorsale. Il sentiero corre facile fino al
Monte Santo 1538, quindi il crinale si fa più affilato. Fa impressione vedere i crinali che dovremo affrontate con notevoli saliscendi. Lontanissimo si intravede il Monte Grappa, la nostra mèta. Si transita in cima a ripidi costoni erbosi fino al
Monte Sassuma 1510. Qui il sentiero, che pure è una variante dell’Alta via degli Eroi, si perde nel bosco ripido. Torniamo indietro per controllare di non aver saltato un bivio ma non troviamo niente, salvo un ripido e umido canalone erboso dove basta uno scivolone per farsi di gran carriera 200 metri di dislivello in pochi secondi. Ritorniamo sui nostri passi e caliamo per il bosco malagevole seguendo vaghe tracce. Intercettiamo un sentiero non segnato sulla carta, che ci riporta sul crinale dove c’è una traccia ripida che cala verso
forcella Alta 1222.
Vediamo in alto su dei rocciosi due lontani camosci che sembra ci guardino incuriositi. Si cambia versante e, incredibilmente, anche clima: sul fianco nord il bosco, invaso da una inquietante nebbiolina, gocciola letteralmente di umidità, sembra quasi che piova. Sul sentiero uno strato di fogliame fradicio impone molta attenzione a non pigliare scivoloni. Arriviamo alla
forcella Bassa 1044, quindi affrontiamo il
Monte Puerna. C’è un tratto attrezzato con cordino, ma non è niente di che, è una cengia a sbalzo su un costone boscoso quasi verticale.
Dopo aver oltrepassato il Monte Puerna iniziano le “
montagne russe”: uno sfiancante e tortuoso saliscendi su roccioni e forcellette. Parte del sentiero è attrezzato con un cordino sottile, che però è quasi un impiccio. L’erba e il sentiero sono scivolosissimi e questa è decisamente la difficoltà maggiore. Superiamo il
Monte Paione 1170 con una rampa micidiale e scivolosa nel bosco, aiutati dal cordino. Poi con vari traversoni su costoni ripidi boscosi raggiungiamo il
Colle Croda Rotta 1149, superato il quale finalmente il sentiero migliora parecchio e attraversa splendide faggete. Ora il sentiero diventa stradella e procede quasi in piano, poi cala fino al
Sasso delle Capre 1101 dove c’è la Stalla Val Dumela, col suo caratteristico tetto di paglia. Qui riprende il sentiero che sale con discreta pendenza e traversa il versante orientale del
Monte Fontana Secca.
Si sale fino a 1500 metri di quota, quando il sentiero finalmente (un po’ di stanchezza comincia a farsi sentire) si inoltra a mezza costa nella bella Val Cinespa lungo ripidi e erbosi costoni assolati. Fa un caldo eccezionale nonostante siamo ormai a fine ottobre. Qui facciamo la prima sosta “seria”, sono circa le 13 e siamo in marcia da ormai 7 ore. Dopo mezzora (meglio non perdere troppo tempo, ci sono ancora tanti km da fare), ripartiamo, raggiungendo le
Stalle di Fontana Secca. Saliamo alla forcella a ovest del monte Valderoa, quindi il sentiero sale ancora (fanculo!) verso il
Monte Salarol 1670. Panorama grandioso che ci fermiamo per forza ad ammirare. Ripartiamo iniziando un eterno traversone che cala gradualmente per il
Col dell’Orso 1670, il
M. Casonet 1614, quindi fino alla
Croce dei Lebi 1526. Ora si sale di nuovo (e daje!), per stradella facile che con un altro traverso leggermente in salita guadagna gli ultimi 250 metri di dislivello che ci separano dal
Rifugio Bassano a 1730 metri.
Alle 16.20, sono circa 10 ore che siamo in marcia, arriviamo sul piazzale del rifugio. Ce l’abbiamo fatta, con un’ora di anticipo sul buio. Facciamo una visita rapida al
monumentale Ossario dove sono sepolti oltre 24.000 soldati, in gran parte senza nome. Già che ci siamo e vista l’ora, ci godiamo anche lo splendido tramonto, che conclude degnamente una splendida giornata molto piena, che non dimenticheremo. Sviluppo 25 km, disl. circa 1550.
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