Come, modesto, regalo di Natale descrivo la traversata fatta a metà giugno 2013. Cosa c'è di particolare? Che ho fatto un anello: buono per solitari involontari come me e per evitare a inizio stagione salitone che stroncano i bolsi reduci dell'inverno
. Non mi dilungo sulla traversata vera e propria, già descritta da tanti, ma riporto solo qualche indicazione per chi volesse ripetere lo (strano) giro a cui sono arrivato dopo aver analizzato varie possibilità e aver tenuto conto della mia..solitudine..che mi impediva l'uso di due auto
.
Parcheggiato sotto il rifugio Graziani (avevo intenzione di visitare la Riserva Bes, ma nuvoloni neri mi hanno scoraggiato) nel tardo pomeriggio salgo al Chiesa all'Altissimo dove pernotto. Partenza alle 6.30 senza colazione
per difformità di esigenze mie e del gestore; mi avvio alla traversata classica di tutte le cime (salto la descrizione annotando solo che il tratto attrezzato presente sulle carte non è esposto, mentre canalini innevati possono dare qualche problema se con neve ghiacciata). Aggiungo solo che val la pena salire a Cima Valdritta (punto più alto). Notte al Telegrafo e discesa fino ai Fiori del Baldo. Fino qui tutto normale.
Io ho inserito questa variante.
L'intenzione era di prendere seggiovia e bidonvia per risparmio ginocchia: purtroppo sola la seconda funzionante (forse l'altra aspettava clienti dal basso..); comunque arrivo a Prada Alta, piccolo pezzo su strada asfaltata verso nord e quindi imbocco una meravigliosa, fresca e morbida (per i piedi) strada forestale che porta a più sentieri di discesa al lago. Astutamente
prendo quello più lungo (minor pendenza=ginocchia più contente) che inizia bene, ma poi oltre a incrementar la pendenza (non ho osato pensare agli altri) diventa un continuo lastricato di sassi tondi e scivolosi con il risultato di arrivare a Castello di Brenzone con le ginocchia urlanti. Fortunatamente in breve, e sempre maledettamente pendente, arrivo al porto di Brenzone alle 12.30 accolto da cigni e gabbiani che, nella mia mente, cozzano con il ricordo dei camosci e delle marmotte delle 7.30. Comunque riesco ad allungare le gambe sotto il tavolo del ristorante e gustare un meraviglioso antipasto misto di pesce di lago. Riposato e satollo mi porto alla fermata del bus che mi porta in un attimo a Malcesine, pochi passi e salgo sulla funivia (rotante...mah!) per ritornare a monte tra folle di turisti che perdo subito, avviandomi per la sterrata per Bocca di Navene e poi per strada (troppo stanco per affrontare la pur minima perdita di quota del sentiero) e ritornare al Graziani. Complessivamente, per me, splendido giro, con qualche avvertenza:
- informarsi se i rifugi sono aperti: l'apertura oscilla vistosamente;
- controllare gli impianti del Baldo (se si vule risparmiar ginocchia): nel 2013 ad agosto hanno revocato i permessi;
- infine se si vuol limitarsi alla parte veronese (morfologicamente e geolocicamente più uniforme) può far capo al parcheggio oltre alla Bocca di Navene, risparmiando anche una notte.