La voce dall'altro capo del filo aggiunge che nei feriali il servizio è attivo solo fino a questo venerdì 17 agosto, poi solo festivi fino a settembre. Bene, mi dico, mi risparmio 700 metri di salita su strada bianca.
Il furgone-pullmino ha più di venti posti ed è privo di insegne. Alle nove del mattino attende sotto al segnale di sosta delle corriere di linea. In due paghiamo 10+10 Euro per la sola andata. Un po' caro, mi dico, e non faccio caso al fatto che non mi è stato dato alcun biglietto. In realtà non so nemmeno a che ora si partirà. Me ne accorgo quando cerco la tabella con gli orari, che non c'è. L'autista è impegnato in una chilometrica telefonata. C'è campo, ma nemmeno lo smartphone sa nulla di questi orari. Profilo basso? In realtà in Internet non c'è traccia di questo fantomatico bus-navetta. Solo un ping pong tra un sito di montagna e l'altro: servizio navetta, bus navetta, mesi estivi eccetera, ed un numero di telefono privato, sempre lo stesso (copia e incolla?). Niente Apt, niente Comune, niente siti ufficiali.
Continuo ad aspettare. Apprendo che partirà "quando pieno", cosa che succederà ad una certa ora. Ricapitolando: niente biglietto, niente scontrino fiscale. Sbaglierò, ma puzza di evasione fiscale.
Al ritorno preferiamo scendere a piedi. Ma una volta riivati al Pian delle Fugazze la storia si ripete: due birre senza scontrino fiscale e un pezzo di formaggio al gabbiotto della malga idem. Vorrei chiedere lumi all'info-point turistico, ma è chiuso.
Mi vengono in mente due parole: modello veneto. Ma poi mi dico che non è giusto generalizzare... I fatti, però, restano.