Proseguendo la serie delle escursioni "belliche" in Cadore e Ampezzo, vi suggerisco una facile escursione dai dislivelli (c.ca 800m, a seconda dell'itinerario) e distanze contenuti, che, mi pare, non sia mai stata qui relazionata.
L'escursione è fattibile anche in autunno (come nel mio caso), anzi, forse il periodo migliore.
Devo dire però che, avendola fatta anche in pieno agosto, gode comunque di una certa solitudine, pur trovandosi nell'epicentro del turismo di massa che coinvolge Cortina e dintorni, è abbastanza trascurata: sarà l'assenza di comodi rifugi o seggiovie.
Premessa storica.
La Croda de R'Ancona è stato un baluardo fondamentale per la linea di difesa austriaca. All'inizio della Guerra, Cortina venne appositamente abbandonata dagli standschutzen (era territorio asburgico) che si ritirarono sulle cime circostanti: tra queste, la Croda de R'Ancona che si trova proprio sulla verticale del primo tornate della statale Alemagna, tra Cortina e Dobbiaco, dominandola dall'alto e dominando la conca ampezzana.
Si scrive in alcuni testi che alcuni standschutzen, col binocolo, da lì potevano tenere sott'occhio le proprie abitazioni a Cortina.
Lì, sotto a quel bastione roccioso, avrebbero dovuto passare le truppe italiane per proseguire verso Dobbiaco. E non vi riuscirono.
L'inutile massacro dei soldati italiani, mandati a risalire i pendii della croda, tra mughi e versanti esposti al tiro dall'alto, durò giorni:
compresa (con vergognoso ritardo) l'invincibilità della posizione, fu imposta la sospensione delle operazioni.
Il luogo del vero massacro è, in realtà, una propaggine più avanzata della Croda, nota come Som Pouses.
Sul rovescio della Croda de R'Ancona, al riparo dai tiri italiani sorgeva una vera cittadella militare, con teleferiche e ricoveri, di cui a tutt'oggi si possono vedere i resti.
La gita
Vi sono più percorsi alternativi, tutti meritevoli, ma relaziono quello che ha come partenza e rientro la Val di Gotres: ciò nonostante, il giro compie un anello, risalendo il versante est e scendendo quello ovest.
Si risale per comoda strada sterrata, in mezzo al bosco e fiancheggiante il Rio Gotres
Si giunge così allo splendido pianoro chiamato Lerosa (che qui vediamo dall'alto, al centro) dove la visuale si apre totalmente avendo da un lato la meravigliosa Croda Rossa d'Ampezzo, e dall'altro la Croda de R'Ancona (nella foto è lo sperone roccioso al centro).
Qui, occorre ora (con un po di fortuna o ...conoscendo il luogo), imboccare il vecchio sentiero militare che si addentra nel bosco (lo si intuisce nella foto, laddove interseca il canale franoso che proviene dalla cima) e che ci permette di rimontare, con lungo traverso, la dorsale est (quindi quella a sinistra, nella foto)
Si incontra subito, dove iniziano le pendici della Croda, propri al termine del bosco, il baraccamento principale dove stanziavano le truppe (presumibilmente gli ufficiali)
particolare dall'interno della posizione incavernata con ancora la cassamorta della porta principale:
Abbandonata questa posizione si prosegue, passando sotto alla cupola sommitale ma allontanandosene
terminato il lungo traverso, nella boscaglia si giunge al culmine della dorsale dove ad accoglierci troviamo un altro rudere, sullo sfondo, il Cristallo:
questa dorsale è nota come "i zuoghe" e, benchè oggi sia quasi tutta fagocitata dai mughi, era totalmente solcata da trincee, a picco sulla sottostante strada Alemagna. Oggi, tra un mugo e l'altro, si riesce a visitarla, imbattendosi di quando in quando in camosci, resti di muretti a secco e schegge di granate o schrapnel di svariate dimensioni.
Ora, giunti al culmine di tale dorsale si segue a vista verso ovest, puntando appunto la cupola sommitale della Croda.
Appena ci si imbatte nelle pendici rocciose, ci si trova davanti al noto "Busc de R'Ancona";
narra la leggenda che a Cortina si fosse insediato il Demonio e quando venne scacciato con un esorcismo, nella fretta della fuga, sfondò la parete con le corna creando il buco.
Intanto il panorama si amplia; qui possiamo vedere, sulla destra, la dorsale appena percorsa; al centro la Val Gotres, risalita all'inizio;
sullo sfondo a destra, le tre Cime, di profilo, e tutte le altre dolomiti di Sesto; al centro il Monte Piana e a sinistra il gruppo del Monte Rudo.
Verso sud, la conca ampezzana, con il fiume Boite, il Col Rosà e, dietro, le Tofane; in lontananza il Pelmo
Più ad ovest, l'ingresso della Val Travenanzes, dominato a destra, dal Vallon Bianco.
Dopo qualche passaggio roccioso che rasenta il primo grado, si giunge così alla sommità
Il panorama spazia ovunque: qui sotto la visuale ad ovest, verso Fanes e Braies;
particolare della Croda del Becco, con il sottostante rifugio Biella
Ora, la discesa avviene puntando a sud, verso l'altra dorsale, tristemente nota, chiamata Ciadis:
la dorsale è totalmente trincerata, su più linee: da qui gli austriaci colpivano di infilata gli italiani che tentavano di risalire i sottostanti ripidi pendii.
Prima però, guardandosi attorno, ci si può imbattere in questo rudere ben conservato, che ritengo essere la stazione di arrivo della teleferica che partiva da Lerosa
Retrospettiva sulla Croda de R'Ancona, scendendo ai Ciadis
Si giunge quindi alla dorsale dei Ciadis, con prospettiva su Cortina, a sinistra; l'imbocco della Val Travenanzes a destra;
Da qui il percorso inizia a scendere la dorsale ovest della Croda, sfruttando delle caratteristiche comode e larghe cenge, dove erano addossate molte altre baracche, evidentemente anche con funzione di cucine da campo.
Si giunge infine di nuovo al pianoro di Lerosa dove si può godere di un'altra meraviglia di questo settore delle dolomiti, la geologia.
il Castel di Ra Valbones
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