Lo scorso weekend sono tornato in Italia a causa di alcuni impegni universitari e, ovviamente, ho approfittato per togliermi una bella soddisfazione montana, giusto prima che l'inverno rendesse inaccessibile le quote più elevate: un anello dal Passo Tre Croci al Rif. Vandelli sul Gruppo del Sorapiss.
L'avventura comincia alle 4 di mattina del 24/10 ad Amsterdam, quando balzo giù dal letto e, in bicicletta, percorro quella decina di chilometri che mi separano dalla Stazione Centrale della città, in un gioco di equilibri precari tra me e la valigia con dentro il necessario per qualche giorno. È da tre mesi che non torno in Patria, il periodo più lungo della mia vita senza di essa e senza montagne. Nonostante l'ora abominevole, la voglia di raggiungere al più presto possibile il suolo natio mi rende il Fausto Coppi della notte nordica e, in men che non si dica, raggiungo il binario e mi catapulto sul treno, per poi smontare in aeroporto e schizzare verso il gate d'imbarco.
Un'attesa snervante ma, dopo una manciata di minuti, posso finalmente sedermi in cabina e, alle 6:30, partire alla volta di Venezia.
Il cielo d'Europa è terso, regalandomi un'alba indescrivibile (chi ha avuto esperienze simili capirà che certe cose, viste da 10'000 metri di altezza, acquistano necessariamente altre tonalità).
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In volo sulle montagne austriache, al sorgere del sole.
Alle 8:30 arrivo a Venezia e mi dirigo verso Vicenza, dove, fino alle 20:50 dello stesso giorno, sarò impegnato in esami di varia natura presso il Conservatorio cittadino. Completamente distrutto, arrivo finalmente a casa dove trovo i miei affetti ed una cena calda (che, dopo mesi sotto regime alimentare olandese, appare sotto forma di angeli con canederli al posto degli occhi). Dopo avere espletato i doveri -nonché piaceri- familiari, mi dirigo finalmente al letto. Il giorno seguente lo passo in fervente attesa della domenica: l'escursione al Sorapiss non è così sicura per ragioni meteorologiche e pratiche, rimarrà in bilico fino a notte fonda, con me stravaccato sopra la cartina 1:25'000 nella poco convinta ricerca di alternative... Voglio andare lì, per compensare il piattume fiammingo in cui vivo normalmente. Rinunciare o ripiegare in qualcosa di più blando sarebbe per me una sconfitta. Alcuni amici mi invitano fortunatamente fuori a trovarli, per cui, per qualche ora, l'angoscioso pensiero mi lascia in pace. Torno a casa e metto la sveglia alle 5:30, in modo da essere alle 9 al Passo Tre Croci, che sarà il nostro campo base.
Le 5:30 di domenica 26/10 giungono, la sveglia suona e... non la sento. Per cui mi alzo con un'ora di ritardo, preparo i viveri e lo zaino e, con mio fratello e le nostre corrispettive dolci metà, ci avviamo comunque. Decideremo una volta arrivati al Passo che fare, se fare e quanto fare.
Partiamo dal Passo Tre Croci (1791m) a mezzogiorno in punto, c'è il sole e, nonostante sia tardi, non voglio nemmeno pensare di rinunciare a quanto pianificato. Imbocchiamo il sentiero 213 e notiamo subito che dovremo aver a che fare con la neve caduta poche ore o giorni addietro, circa 30 cm. Salendo per la Tardeiba, assieme ai massicci rocciosi, troviamo ad accoglierci molte nuvole, che tuttavia non ci inducono a desistere.
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Il profilo montuoso che intercorre tra la Forcella Marcoira e la Forcella Ciadin visto dal sent. 213.
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Volgendo lo sguardo indietro notiamo da destra: il versante sud del M.te Cristallo, il Pomagagnon e, in fondo, le Tofane.
Poco prima del bivio per il sent. 216 per la forcella Marcoira, incontriamo quelli che saranno gli unici esseri umani oltre a noi in tutta l'escursione: una giovane coppia che voleva andare al Rif. Tondi, che però ha desistito a causa della neve incontrata. Nonostante il non propriamente rassicurante resoconto, le innumerevoli tracce di scarponi sul nostro percorso ci inducono a continuare verso quello che sarà la parte più rischiosa della giornata, la prima parte del sent. 216 che, in poco più di un chilometro, si inerpica fino alla forcella Marcoira (2307m) attraverso un ghiaione dapprima largo e poi sempre più angusto. La neve rende l'ascesa ancora più rischiosa. Le ragazze parlano più volte di desistere, ma sia io che mio fratello siamo della stessa opinione: anche se volessimo, scendere tra neve fresca, ghiaccio e ghiaia con semplici scarponi e nulla più è semplicemente impossibile; conviene arrivare alla forcella, che sarà anche il punto di massima elevazione del percorso, e proseguire. Una volta valicata la Marcoira ci aspettiamo un grado di difficoltà e pericolosità di gran lunga minore.
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La prima parte del sent. 216, tra neve fresca e ghiaia.
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L'inizio della seconda parte del ghiaione, la pendenza aumenta.
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Arrivati alla forcella, ci riposiamo alcuni minuti e godiamo della vista lunare sul Ciadin del Loudo.
Iniziamo la discesa nel Ciadin del Loudo, mentre il sole si decide finalmente a spuntare. Anche qui l'attenzione agli scivoloni rimane alta, vista la ormai nota natura del terreno di fine autunno. Una volta completata la traversata, ci attrezziamo per attraversare il costone del Ciadin ed avviarci giù per il versante, verso il Rif. Vandelli. Nonostante la neve, i passaggi più difficili sono sempre corredati di cavo di ferro, per cui l'attraversata avviene in serenità. Non appena le nuvole si alzano, ecco apparire verso nord il lago di Misurina, il Ciadin di San Lucano e, più in fondo, le spettacolari e iconiche Tre Cime di Lavaredo.
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Le nuvole si alzano ed ecco, da sinistra verso destra: Scoglio S. Marco, lago di Misurina e le Tre Cime di Lavaredo.
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Il sent. 216 si assottiglia in un camminamento corredato di cordino, d'effetto ma non particolarmente difficile.
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Il versante sud-est del M.te Cristallo che onora il proprio nome grazie alla magica luce di fine autunno.
Tali viste premiano i nostri sforzi e la nostra caparbietà. Il sentiero gira e scende per il versante est del Ciadin del Loudo. Scendiamo di quota, macchie di mughi si susseguono sempre più fitte, per poi lasciare il posto alla vera e propria foresta. La temperatura sale e, dalla neve, passiamo ad una poltiglia insidiosa mista a fango che, più volte, rischia (senza però riuscirci!) di farmi cadere. Di fronte a noi il versante ovest del Col del Fuoco e, avanzando, finalmente vediamo il Rif. Vandelli ed il magico Lago di Sorapiss, ora ghiacciato.
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Il versante ovest del Col del Fuoco e le macchie di mughi.
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Alcuni punti del sentiero in mezzo ai mughi, viste le condizioni meteorologiche, si sono rivelati piuttosto antipatici da percorrere.
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La foresta del Sopiss prima di assopirsi (perdonate il gioco di parole) per l'inverno.
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Finalmente, dopo tanta discesa, il Rif. Vandelli.
Arriviamo verso le 15:30 al Rif. Vandelli (1928m), mangiamo e ci confrontiamo sul da farsi: essendo fine ottobre, il sole tramonterà presto, attorno alle 17. Già mentre parliamo, quasi ci senta discorrere, l'ombra scende sull'intera vallata ed un freddo penetrante ci fa rabbrividire. Un po' preoccupato per il buio (è comunque la prima volta che percorro questo itinerario), scelgo comunque di ritornare al Passo attraverso il sent. 215. Sebbene sporadicamente esposto, dalla cartina risulta che il dislivello da percorrere è irrisorio; meglio evitare il saliscendi con le gambe provate dalla prima e più impegnativa parte del percorso. L'alternativa è scendere verso Valbona attraverso il sent. 217, nel bosco, all'imbrunire, col rischio di perdersi a causa della fitta vegetazione. Decisamente da evitare.
Impacchettiamo velocemente e, senza nemmeno concederci una visita al vicino lago (gli ho promesso che tornerò la prossima estate), ripartiamo verso gli Orti di Marcoira. La scelta si rivela saggia: nonostante la relativa pericolosità di alcuni passaggi, non sentiamo fatica, dal momento che non incontriamo salite o discese rilevanti.
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Nonostante la presenza del cordino, chi cade qui non credo possa rialzarsi.
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La pericolosità non spaventa le giovani eroine e l'impavido fratello, che posano per una memorabile foto sul sent. 215 con il Col del Fuoco sullo sfondo.
L'ora tarda invece ci regala lo spettacolo delle Dolomiti al tramonto autunnale. Qui le parole risultano superflue ed inadatte, tanto in passeggiata quanto qui, dunque lascio parlare la seguente foto.
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Il versante sud-est del M.te Cristallo.
Arriviamo alle 18:00 alla macchina, chiudendo in 6 ore questa splendida, intensa e indimenticabile escursione.
Il giorno seguente riparto per Amsterdam, portandomi nel cuore il Sorapiss e la sua essenza, che mi terrà compagnia fino al prossimo ritorno ai miei Monti.
Percorso:
- Partenza da Passo Tre Croci - sentiero 213 fino a bivio 216 direz. Forcella Marcoira (sx), attraversamento del Ciadin del Loudo, fino a bivio con 215 direz. Rif. A. Vandelli (dx); 2:30-2:45h tempi CAI
- Pranzo al Rif. Vandelli /Lago Sorapiss;
- Ritorno al Passo Tre Croci per sentiero 215 (altavia n°3) attraverso Orti di Marcòira. 1:45-2:00h tempi CAI
Il profilo altimetrico dell'escursione:
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