Complice un raro momento di quiete accademica, mi accingo a stilare il resoconto di una escursione breve ma intensa, avvenuta in data 3 marzo 2016.
Obiettivo puntato a est, il Monte Summano e le sue creste congedano lo sguardo dai monti e lo accompagnano verso le terre basse. Partiamo dal parcheggio della chiesa di
Velo d'Astico (325m), imbocchiamo via Forno da cui, poco dopo, si stacca il
sentiero 465, che si inoltra nel faggeto inondato dalla luce del mattino. Dopo pochi passi, ci imbattiamo in un paio di giovani caprioli che velocemente si defilano. Mano a mano che ci alziamo, ecco apparire le prime chiazze di neve ghiacciata. Verso nord riconosco profili amici, con cui ho condiviso un'avventura meravigliosa lo scorso dicembre (raccontata
qui).
Vette prealpine a me care: da sinistra a destra Monte Campomolon, Spitz di Tonezza e poi in primo piano Cima Neutra, Caviojo e Monte Cimone. Sbuchiamo in una radura, dove una graziosa baita in letargo è custodita dal boschetto circostante e dal Monte Cengio, dall'altra parte della valle. Accompagnati dal cinguettio quasi primaverile degli uccelli, continuiamo a salire assieme al graduale aumentare della neve al suolo, ora croccante sotto le nostre suole. Arriviamo dunque al
Soglio Prasalbo (865m), una piccola guglia rocciosa dove troviamo i primi segni della Grande Guerra; un gruppo scout si è prodigato persino a ricostruire un riparo di legno "in stile" sotto un'insenatura. Una galleria ci porta a delle finestre di roccia che danno sull'abitato di
Arsiero, sul
Dente Austriaco e sulle cengie sottostanti al
Forte Corbin: da queste feritoie i soldati italiani combatterono con buona probabilità il fuoco austriaco.
La finestra di roccia: un'istante di passato congelato da tempo e freddo.Contemplando il Summano e le sue crestine prima di rimetterci in cammino. Una volta scattate le foto di rito, discutiamo se salire per il
sentiero 465, che ci porterebbe direttamente al
Rozzo Covole (1252m) pur presentando alla fine uno strappo molto ripido e probabilmente pericoloso, oppure continuare sul
sentiero 464, meno scosceso e più panoramico. Optiamo per quest'ultimo, considerato anche che non abbiamo un'idea chiara della situazione di neve che ci aspetta più in alto.
Orme di un probabile camoscio lungo il sentiero 464. In fondo ecco l'altare del Soglio del Brospile (984m). Sbuchiamo sul
Passo Colletto Piccolo (902m) e giriamo verso ovest, sul
sentiero 455, lungo cui incontriamo un signore di mezza età che, vedendoci salire, predice il fallimento dei nostri piani: secondo lui in quota c'è troppa neve per chi, come noi, è senza ciaspole. Ma noi discepoli di San Tommaso dobbiamo affondare fino al collo per credere e desistere, quindi proseguiamo. La fame comincia a farsi sentire per cui, una volta trovati dei comodi sedili in pietra con vista sulla Valdastico, mettiamo in moto le ganasce e dichiariamo guerra ai nostri panini.
Il nostro ristorante, cerchiato in rosso. Nella foto a destra, il sentiero 455 che coincide con una mulattiera della grande guerra.La vista sulla Valdastico dal nostro punto di ristoro, a sinistra svetta la Priaforà (1652m). (Clicca sulla foto per ingrandire) Una volta mangiato, ripartiamo verso il
Rozzo Covole (1252m). La neve aumenta costantemente, siamo a circa 50cm buoni, ma la bellezza circostante ci spinge a proseguire. Sotto il
Monte Brazome (1286m) incontriamo tre camosci di passaggio. Raggiungiamo la Cima, dove un freddo vento ci saluta: era da un po' che non soffiava addosso a dei "due-zampe".
Vista da est sul Rozzo Covole (1252m). (Clicca sulla foto per ingrandire)L'artista migliore: Madre Natura. Arriviamo al bivio col
sentiero 477, ormai sprofondando come talpe nella neve. Nel sottobosco poco fitto se ne è accumulata parecchia, avanzare senza ciaspole diventa improponibile. Il 477 però scende, per cui cominciamo a rotolare lungo una traccia immaginaria fino alla biforcazione dove prendiamo il
sentiero 466A: si tratta della parte più ostica del giro, per l'abbondante quantità di neve, la ripidezza del versante e un passaggio sul canalone di un torrente che con più di un metro di neve si rivela più pericolosa che difficile (tanto che non ho scattato nemmeno una foto, la macchina era nello zaino e avevo ben altri pensieri in testa). Più volte, complice la scarsa presenza dei classici segnavia bianchi-rossi, siamo dovuti tornare sui nostri passi e, cartina alla mano, cercare di orientarci - sconsiglio questi sentieri in inverno se non si ha discreta esperienza nell'orientamento, confidenza col terreno innevato e buona capacità di valutazione.
Il canalone scavato dal torrente si fa meno scosceso, si allarga e, tra i canneti secchi, ci ricongiungiamo con un tratturo che ci porta all'abitato di
Maso (479m). Da qui seguiamo la strada e in pochi minuti arriviamo alla macchina, bagnati come spugne ma soddisfatti della piccola impresa appena compiuta!
PERCORSO:Lunghezza:
11,5kmDislivello:
1100mTempo impiegato:
7 ore(in allegato il tracciato in formato .kmz)