Nuovo capitolo a tema, per eventuali interessati, anche questo, mi pare, non relazionato.
Mèta il Monte Piano, salendo dal Lago di Landro, quindi versante nord.
Lascio la decrizione del luogo alle parole di Berti, che danno un puntuale ed efficace senso geografico e storico all'interesse di questi ...due monti:
"Isolato, tozzo, nudo, col tipico aspetto della dolomia infraraibliana. Quattro pareti ripide (due sul versante austriaco – ovest e nord – e due sul versante italiano – sud ed est) ed in alto un tavolato piano, bipartito da una sella, dalla quale scendono rapidamente due valloncelli brulli (più largo e meno ripido quello rivolto ad est, il “Vallon dei Castrati”). Ampio il pianoro o tavolato sud; piccolo e leggermente foggiato a cupola il pianoro o tavolato nord. In guerra si è chiamato “Monte Piana” il pianoro sud e “Monte Piano” il pianoro nord. Prosegue il Berti:
"
La Commissione italo-austriaca del 1866 per i confini, mentre in quasi tutta la frontiera aveva lasciato in condizioni favorevoli gli austriaci, sul Monte Piana aveva favorito l'Italia, ripristinando l'antica linea di confine, stabilita nel 1753 tra la Repubblica di Venezia e l'Austria. In tal modo, il tavolato superiore del Monte Piana era quasi in totalità italiano e veniva a costituire una specie di cuneo puntato verso Dobbiaco. Già prima della guerra, gli austriaci avevano rimediato alla minaccia di quel cuneo con un complesso di lavori, facendo costruire dagli zappatori territoriali di San Candido un sentiero ardito che si arrampica su per i dirupi basali e la parete rocciosa terminale del versante di Landro fin quasi a raggiungere la cupola settentrionale del Monte Piano"Questa immagine da Earth rende l'idea dell'isolamento del monte, un pianoro verde, circondato dai sovrastanti massicci dolomitici dominanti (Cristallo, Rudo, Tre Cime) che ospitavano roccaforti austriache che lo potevano tenere sotto costante osservazione e "tiro".
Inoltre si nota il "confine" (oggi Veneto/AA, ieri Italia/Austria e ancor prima Serenissima/Austria, rimasto immutato nel suo andamento) laddove solo un minimo spigolo del Monte Piano è/era austriaco.
E proprio salendo da nord, creando il predetto pionierweg, gli austriaci riuscirono a raggiungere il piccolo spigolo nordovest costruendo una serie di gallerie che permisero loro di occupare l'intero pianoro nord (il Monte Piano, appunto) e di fortificarlo, malgrado fosse, sulla carta, italiano.
Noi saliamo quindi proprio da questo percorso, creato dai zappatori ausburgici, che si inerpica per il versante nord, dapprima per svariate svolte tra i mughi, raggiungendo infine la base dell'ultimo salto di roccia che ci separa dalla sommita del pianoro.
La caratteristica scalinata
Di qui si prende una comoda cengia che corre pochi metri sotto alla sommità del pianoro, totalmente protetta quindi rispetto alle posizioni italiane. Sullo sfondo, le Tre Cime di profilo
e si giunge all'ingresso della galleria che fu scavata nelle viscere del Monte Piano permettendo agli austriaci di "sbucare" poi sulla sommità dello stesso, dove era stato predisposto un formidabile trinceramento.
oggi, non è più percorribile...
Percorsa tutta la cengia si può rimontare la dorsale ed uscire "allo scoperto" sul Monte Piano
Qui, la cengia percorsa, visibile qualche metro al di sotto del pianoro, con sullo sfondo la Croda Rossa
e le Tre Cime
Questo è il Monte Piano (austriaco) e il Monte Piana (dove erano trincerati gli italiani) visti dal Monte Rudo. Tra i due, Piano/Piana, c'è la strozzatura chiamata forcella dei Castrati (non chiedetemi il perchè) che fungeva da confine di fatto o terra di nessuno.
Più o meno medesima prospettiva, nel 1916...
Da questa posizione ben si comprende come gli italiani, sul Monte Piana, fossero totalmente sotto costante tiro austriaco da tutti i versanti....
dall'enorme Monte Rudo (questo sotto) a nord.
questa, in particolare, la caverna/ricovero ufficiali (forse) posta sul Monte Rudo: si nota il Monte Piano/Piana sullo sfondo con il sentiero di salita: ben si ha l'idea di come non si potesse muovere "una foglia" su quel pianoro, senza che fosse vista dagli austriaci
qui, sempre sul Monte Rudo, la postazione da cui - si dice - fu probabilmente sparato il primo colpo di cannone della Grande Guerra sul fronte dolomitico.
Si narra inoltre circa l'estrema facilità per gli austrici di colpire le trincee italiane sul Monte Piana, con colpi ad "alzo" quasi zero, stante la maggiore altezza delle loro posizioni di fuoco.
Il Monte Piana era circondato anche a nord-est, dalla Torre degli Scarperi, qui sotto, dove si trovavano altri mortai
In particolare, lungo la dorsale, al centro, si nota un foro, dove era collocato un enorme faro su rotaia che illuminava il Monte Piana
Ancora, ad est dalla Torre di Toblin e dal Monte Paterno, sullo sfondo, a sinistra delle Tre Cime
Infine, ad ovest, dalle posizioni austriache sul Cristallo (Monte Scabro e Costabella)
Sulla sommità del Monte Piano sono quindi presenti trinceramenti, gallerie e ricoveri di ogni tipo...
Qui, invece, siamo alla forcella dei Castrati che separa appunto il Monte Piano austriaco (che vediamo in retrospettiva) dal Monte Piana italiano.
A destra, in basso, si vedono delle gallerie e un sentiero. Lì si trovava il cosiddetto "fosso alpino": in sostanza, gli italiani, non potendo assalire le posizioni austriache frontalmente, tentarono di farlo attaccando il Monte Piano da quasto avvallamento sottostante, approffittando dei giorni di nebbia e pioggia, per non essere visti. Senza però mai riuscire a "rimontare" sulle soprastanti posizioni austriache, impossibilitati ad avanzare o ripiegare. Posizioni che rimasero quindi sempre austriache, fino alla disfatta di Caporetto e al ritiro totale italiano sulla linea Piave-Grappa.
Racconta il tenente Meneghetti:
“Quella notte mi resterà impressa finchè vivo. La tenebra pesta avvolgeva cento gruppetti di fanti e di alpini frammisti e diversi, quali sdraiati, quali accoccolati, quali ritti, quali poggiati l'uno sull'altro, tutti fradici, dispersi pel Fosso Alpino zuppo come una palude, articolando voci solo per esecrare, rivoltandosi di continuo per fare schermo dell'un de' fianchi all'altro, contro la pioggia fredda e maledetta e greve. Ed ogni quarto d'ora una luce più odiosa della tenebra spuntava dal ciglio del terrazzo, descriveva un ampio arco e scendeva lenta sul centro del rettangolo, dove pochi secondi illuminava ogni cosa a giorno. Allora tutti ammutivano e ciascuno si irrigidiva nell'atto in cui si trovava, con quegli occhi sbarrati,con quelle facce smunte da tre giorni senza pane e due notti senza sonno, con quei cappelli schiacciati, con quelle vesti putride e lercie”.
Rientriamo quindi a valle percorrendo altro sentiero ("dei turisti"), passano per ulteriori postazioni
e scendendo rapidamente per sentiero abbastanza ...infido
Chiudiamo l'anello con un ultimo sforzo: la ricerca di un altro dei "cippi" di confine posti nel 1753 dalla Commissione veneto/asburgica per i confini, nascosto nella boscaglia, fuori dai sentieri e che va "trovato" da chi, come noi, aveva il piacere ed il gusto di poterlo "scovare". Sforzo premiato!
Escursione alla portata di chiunque, 1100 dsl circa per salire. Di grandissimo interesse storico e con panorami ad ampio respiro.