Visto che questo settembre regala delle giornate ideali, almeno dal punto di vista della stabilità, riesco a programmare questa escursione, da tempo nel cassetto: gli Orte de Tofana.
Scarsissime (ne ho trovata una!) relazioni, sia in rete che cartacee. La spinta è data dall'interesse storico in quanto questa cimotta, strapiombante su tre versanti, è stata un importantissimo caposaldo italiano durante la Grande guerra, dominando l'accesso della Val Travenanzes e tutta la prima linea austriaca. Oggi è pressoche ignorata, oscurata da altri itinerari, bellissimi e molto più prestigiosi.
In sostanza è il prolungamento finale, a nord, del gruppo delle Tofane: gli accessi sono un paio, oggi dimenticati e di difficile individuazione e percorrenza, che ne risalgono le pendici boscose e baranciose, risalendo diverse cenge, seguendo gli originari accessi militari.
Un terzo, che noi faremo, che permette l'accesso risalendo il bellissimo, ma rognoso, Valon de Ra Ola, con pendenze che si spingono sui 40 gradi, ed un terreno non facile. Giunti quasi in testa al vallone, si imbocca una forcella (che proveiene dalla famosa cengia Paolina) e si segue una bellissima ed aerea cresta che conduce agli Orte.
Il Vallon de Ra Ola che dovremo risalire, quasi fino in cima; la cupola baranciosa a destra sono gli Orte de Tofana
dopo un'ora di avvicinamento, finalmente entriamo nel Valon di Ra Ola, la cui prima parte è attraversata da un torrente che a un terzo circa, affiora dalle ghiaie.
upload picIl vallone, inzialmente stretto, costringe a risalire lungo il greto del torrente, poi a metà si allarga, quindi nella parte finale si restringe di nuovo.
Da cartografia, vi passa il sentiero Cai 407 (puntinato) che, tuttavia, di fatto non esiste nè "fisicamente" nè come segnalazioni, essendo questo vallone continuamente sconvolto da frane o dilavamenti ad ogni pioggia.
Sullo sfondo, a sinistra il Taburlo (postazione austrica) e a destra la Croda Rossa e la Croda de R'Ancona (anch'essa austriaca): in basso il pian de Loa, ampia zona boscosa, dove scorrono e confluiscono il Rio Travenanzes, il Rio Fanes, il Ra Valles, intersezione strategica di molte valli, oggi, dal punto di vista escursionistico, allora, militare.
La salita è lunga (sono circa 800 metri di dislivello di ghiaione) e faticosa, un passo avanti e mezzo indietro, alternado tratti in cui o si smuove tutto o il terreno è durissimo con sopra solo infido ghiaino.
Nella parte alta si comincia a intravedere la luce, in tutti i sensi, e le incredibili forme delle pareti laterali.
Retrospettiva
Ma ancora ce ne è.... e si arranca...
La forcella alla testata del vallone, circondata da guglie bellissime che sembrano attenderti al varco
Ma non è quello il nostro valico, non oggi almeno. Noi prenderemo una forcellina in sinistra orografica, eccola, al sole.
Riguardando il vallone percorso dall'alto, appare in tutta la sua bellezza.
In forcella
Ed ecco gli Orte de Tofana: il cimotto là in fondo, al termine di questa cresta.
La crestina va percorsa con attenzione perchè abbastanza friabile: da un lato, si precipita nel vallon de Ra Ola, dall'altro, uno scivolone sarebbe difficilmente arrestabile, con possibile volo finale di centinaia di metri più sotto, in Val Travenanzes
Si intravede una postazione. La vetta a sinistra, in penombra è il Vallon Bianco, caposaldo austriaco.
Visitiamo un paio di postazioni: sembra sia tutto finito qualche anno fa.
Riportano i libri (Viazzi - Le aquile delle Tofane) che qui, sugli Orte, durante la guerra le truppe austriache erano riuscite a portarsi a pochi metri da quelle italiane; ma che, nelle ristrettezze della vita a quelle quote, specialmente in inverno, vi fosse una sorta di implicito armistizio, tanto che - così narrano i protagonisti - non vi fossero schermaglie; anzi, i drappelli si spartivano i pochi alberi presenti, ad uso riscaldamento; addirittura si arrivò al punto che gli ufficiali austriaci e italiani si trovassero in una baracca per "il caffè". E questo "andazzo" proseguì indisturbato finchè non ne giunse voce al comando italiano che ordinò l'arresto immediato dell'ufficiale austriaco alla prima occasione. Cosa che avvenne e a cui seguì, per ritorsione, la fine dell'"armistizio" e la ripresa delle ostilità tra le due fazioni.
Chissà se era qui che si beveva il "caffè dell'amicizia"...
Da qui si intravedono altre postazioni a picco sulle pareti, una baracca che sembra ancora del tutto integra ma per noi non è raggiungibile, in sicurezza.
Una pausa veloce con immensi panorami.
E' ora di rientrare e ripercorrere la cresta, bellissima, e poi ridiscendere il valon de Ra Ola: richiederà attenzione e, soprattutto, dovremo ancora cercare una postazione direi "unica" e "leggendaria" che, a sua volta, richiderà del tempo, dovendo essere trovata ad intuito sulla base di pochissime e vaghe informazioni.
Si inizia la calata nel vallone
Verso la parte finale, ci accorgiamo di un particolare, non notato durante la salita a testa bassa:
una postazione italiana su una cengia, con le travi delle baracche ancora visibili.
Dopo circa un'ora e mezza di ricerche, vagando per il bosco, tra tracce che appaiono e si perdono nella vegetazione e aggirando salti rocciosi, carta ed altimetro alla mano e con un po di fortuna, ci imbattiamo in ciò che speravamo di trovare e vedere coi nostri occhi: il Cirmolo della sentinella
Stando alla ricostruzione di quanto tramandato dai "vecchi" e riportato in una sorta di "libro di vetta" riposto al suo interno, durnate la guerra, quest'albero fu scavato da un alpino che creò al suo interno una vedetta, una sorta di garitta (sultronco si nota l'intaglio dove era collocato un tetto di lamiera; la postazione permetteva di controllare, inosservati, i movimenti nemici sulla frontistante prima linea.
L'albero, centenario, è tutt'ora vivo.
Una "postazione" se così si può chiamare, veramente unica. Come unica, incredibile e quasi commovente direi la forza di questa pianta, così mutilata a vita per uno scopo così assurdo e di breve durata.
Itinerario veramente meraviglioso, in totale solitudine (sabato). Circa 20 km di sviluppo, per un dislivello di 1600, compresi circa 400m per la ricerca del Cirmolo della sentinella.