Da tempo attendevo l'occasione giusta per depennare dalla mia lista dei desideri la (ferrata) Cengia Gabriella, che taglia a 2/3 di altezza le pareti sud del Monte Giralba di Sotto.
Siamo nelle dolomiti di Auronzo, nel sotto gruppo Croda dei Toni - Popera: bellissime quanto desolate, con i loro lunghi accessi ed alti dislivelli (sotto ai 1200, non si scampa...) che fungono da meraviglioso deterrente per il turismo di massa.
Si tratta di dovere risalire lunghi tratti di bosco ripido, spesso affiancato di enormi colate di sfasciumi, o grave, talvolta da attraversare che ripetutamente e oramai costantemente travolgono anche parte dei sentieri. Poi, su balze rocciose che, da fondovalle, chiudono, come defgli scrigni, la vista sui meravigliosi anfitreati o "cadini".
La Cengia Gabriella è una via ferrata che parte da quota 2400 circa e, tagliando la parete del Monte Giralba di Sotto, per circa 3 ore di cengia a saliscendi, conduce, dopo un'altra ora, al Rifugio Carducci.
L'accesso alla ferrata può avvenire dal fondovalle (quota 900m) risalendo la Val Stallata oppure attraverso altra lunga ferrata proveniente dal Rifugio Berti, in versante Comelico.
Insomma, quale che sia l'accesso, un tour che - per quanto mi riguarda - è impensabile in giornata, con 5 ore d'auto tra andata e rientro.
Optiamo comuque per l'accesso più impegnativo, sia perchè l'altro richiederebbe due notti fuori, sia perchè voglio vedere la Val Stallata.
Arriva la settimana giusta, il meteo previsto è perfetto: aria tersa, secca, ottima visibilità, nessuna nuvola, nemmeno a pagarla.
Telefono al Rif. Carducci: c'è posto? Solo per...2! Mio! Fatta. Si và.
A questo punto, però, l'appetito vien mangiando... e reputo fattibile un super anellone: anzichè rientrare a valle dal Carducci, il giorno dopo, decido di combinare un'altra ferrata - mai fatta - che conduce alla forcella dell'Agnello e che mi permetterà di ricalarmi a valle attraversando un altro meraviglioso gioiello che avevo in lista: la val del Marden. E' perfetto, anche perchè, se fatta in altra occasione, questa valle richiede un accesso in salita di mt 1600dsl e così, invece, la faremo in discesa.
Rimane un piccolo problema logistico... l'anello non si chiude: per tornare all'auto dovremo perccorre circa 5km di strada, in discesa, ma pur sempre 5km. Vabbè, il modo lo troveremo...
Questo, sulla carta, l'tinerario pensato: in rosso il primo giorno, pernotto al Carducci e il giorno dopo il blu.
pic uploadFantastico. Si parte.
Dopo questa lunga intro, cerco di lasciar parlare le immagini.
Partenza: si deve risalire la Val Giralba, inizialmente in piano lungo una delle "famose" colate detritiche che costantemente, nei temporali intensi, si riversano nella Auronzo-Misurina, invadendo la strada. Là a sinistra la Croda dei Toni, a destra il Monte Giralba: lassù a circa 2500 corre la Cengia Gabriella.
Con non poche difficoltà troviamo, lungo il greto del torrente, le tracce (il sentiero è stato spazzato via) che ci permettono di inoltrarci nel fitto e ripido bosco che condurrà alla laterale Val Stallata. Superato il bosco, cominciamo a vedere il primo obiettivo: il Cadin di Stallata che si trova racchiuso sotto le cime là in fondo, Popera e fulmini di Popera. A sinistra la parete del Monte Giralba
La salita è ripida e costante e costringe ad attraversare una delle tante colate detritiche:laggiù, la val Giralba, sullo sfondo al termine della colata detritica, il punto di partenza
Occorre superare i primi tratti attrezzati: camini o paretine di 10 o 20 metri, fattibili, volendo, anche senza set: ma, visto che lo abbiamo, tanto vale indossarlo, sarà già pronto per dopo...
E' un continuo avvicendamento: tratti ripidi e aspri alternati da bucolici pulpiti erbosi che, mano a mano, lasciano però intravedere sempre di più l'obiettivo.
Sullo sfondo, il lontanissimo punto di partenza e le Marmarole.
Un' alta bastionata da risalire... sembra invincibile ma...non è così. Aumenta il senso di "lontananza" dal mondo e la severità dell'ambiente.
La punta triangolare più a sinistra è la Cima Popera (3026m), alla sua sinistra la parete del Giralba, sulla quale dovremo "rimantare". A destra, sopra le nostre teste le altissime pareti della Croda de Ligonto.
Si risale questa placca levigata da antichi ghiacciai...
upload picCon attenzione ma tutto sommato facilmente
E dopo circa 4 ore, lo scrigno finalmente si apre ai nostri occhi: il Cadin di Stallata con il bivacco Battaglione Cadore
Una veloce pausa, la strada è ancora molto lunga: dobbiamo risalire 2/3 del ghiaione per intercettare l'attacco della Cengia Gabriella, da qualche parte lassù, tutto a sinistra, dove più o meno, finiscono le ombre. Al centro, il Monte Popera con, tutto a destra, la guglia detta "fulmine di Popera".
Troviamo quindi facilmente le tracce e montiamo in groppa sulla cengia.
Ambiente strepitoso
La cengia prosegue nel versante est del Giralba, più o meno in falso piano, spesso non attrezzata: se ne intuisce facilmente lo sviluppo
Ciò che ci sta attorno, sotto e ...sopra, incute timore e meraviglia
La cengia va...stringendosi: laggiù a sinistra il bosco e le balze erbose che abbiamo faticosamente risalito... Lontanissime...
In un silenzio mostruoso...come le cime che ci circondano, ci dirigiamo verso il punto di svolta, tra forme bizzarre che rendono tutto questo ancora più fantastico
photo uploadQui, comincia la parte "attrezzata" e aumenta in effetti la percezione del vuoto e di "sospensione"
Poi, una "pausa"... ci permette di ammirare tutto il sentiero e il fondovalle percorso, in basso a sinistra. Sullo sfondo i Monfalconi e gli Spalti di Toro, linea confinaria col Friuli
O ancora, le bellissime e impervie Cima Bagni (a sx), Ambata (centro) e la Croda de Ligonto (a dx) sotto le cui pareti siamo passati stamane.
Ripresi dallo shock visivo.... "doppiamo" lo spigolo della parete del Giralba e si apre la visione, sia sul resto del percorso, che, laggiù sulla Croda dei Toni, in ombra, alla cui base, sul pulpito erboso al sole, giace la nostra meta: il rif. Carducci. Lontanissimo ancora...
La cengia prosegue, sprotetta...
Retrospettiva
Percorsa quasi integralmente, ad un certo momento compare l'attrezzatura: si inizia a calare...occorre scendere di circa 300 metri, alla base della parete, nel ghiaione a sinistra
Si cala...velocemente: talvolta su parete esposta
talatra, infilandosi in lugubri camini tra le quinte rocciose.
Finalmente siamo giù, sul ghiaione: a sinistra Monte Giralba di Sopra, a destra Giralba di Sotto (sa dove siamo scesi) e la forcella alta di Giralba che li separa
Ci incamminiamo verso il Carducci...
Sono le 18 quasi e oramai l'enorme ombra della Croda dei Toni è già calata su di noi e sulla piana del Rifugio.
Laggiù, la parete del Monte Giralba e, pressapoco appena sopra la linea d'ombra, si legge la Cengia Gabriella, leggermente "bianca" che la taglia orizzontalmente obliquando verso destra
Arrivati, nell'ora magica.
Interrogo il rifugista sulla ferrata Casara che vorrei fare l'indomani: infatti, transita in un posto assai delicato, noto sempre per la presenza di colossali frane e crolli che notoriamente calano dallo spigolo sud della Croda dei Toni, sotto cui il percorso passa. Avevo letto, infatti, di ripetute chiusure, negli anni scorsi e di travolgimenti della via ferrata. Il Rifugista mi conforta, fatta nuova l'anno scorso, con percorso che evita la frana, ma nuovamente travolta... un mese fa... ma per pochi metri finali, facilmente superabili con attenzione. Come a dire: la ferrata è aperta e percorribile ma io ti ho avvisato, questa è la montagna, vedi tu.
Giusto.
Mangiato e dormito. Domani si prova.
Il Buongiorno si vede dal mattino.
Direzione sud, la forcella più in basso a sinistra (Maria), attacco della ferrata Casara
Dolomiti
Forcella Maria, retrospettiva verso il Giralba e la cengia scesa ieri
upload photoSi inizia
Ambiente più severo
Ambiente più bucolico
Appare il Col dell'Agnello, la vetta piramidale in fondo a destra, alla cui base, nascosta, c'è la omonima forcella, il nostro valico.
Inizia la parte più articolata, un susseguirsi di calata e risalite su pareti, cenge e sfasciumi
in un passaggio occorre andare carponi...
Momento di "relax"...
Che ci permette di vedere il traguardo: lassù...
sempre meglio che guardare giù: il mostruoso inghiottitoio della Gravasecca: un'enorme canalone che convoglia tutte le frane e i crolli della Corda dei Toni, 1500metri più a valle dove si restringe ad imbuto divenendo inaccessibile.
Meglio proseguire...
Si risale faticolsamente
Questo il percorso della parte finale, nuova, che per evitare la frana costringe a salire e poi ridiscendere prima di immettersi nei metri finali del ghiaione.
LAggiù: Auronzo e il suo lago
Ultimi metri: la sagoma rossa del Bivacco de Toni ci conforta.
Siamo alla forcella dell'Agnello. Il bivacco è inagibile, disancorato e inclinato, perchè "spostato" da una slavina...
E il suo superbo panorama verso ovest: dal Cristallo alle Tre Cime, il Paterno e tutto il Gruppo dolomiti di Sesto.
Dopo una meritata sosta, ripartiamo per la nostra calata nella sconosciuta Val del Marden, tutta a sinistra, che avevo già adocchiato da anni da altre prospettive.
Retrospettiva durante la discesa: la Croda dei Toni incombe
Eccola, con i suoi Campanili e sullo sfondo i Cadini di Misurina e il Cristallo
La parte finale, lascia spazio a una mugheta
con inconsueta visione Tre Cime
Poi, lungo e ripido bosco riporta a valle.
E qui, per colmare quei 5 km di strada asfaltata che ci riporterebbero all'auto, ci siamo organizzati con lei... appositamente imbucata sotto un mugo, il giorno prima. E in 10 minuti, la fastidiosa distanza è colmata...
image hostItinerario bellissimo, impegnativo ma di grandissima soddisfazione e magnificenza, in due giornate strepitose!
Primo giorno dsl (positivo)1800 circa per 8 ore.
Secondo giorno dsl (positivo) 500 circa, per 5 ore.
Ominidi incontrati nell'intero percorso (Rifugio a parte), 3. Tre.