Breve resoconto di un giro classico sul circuito di ferrate, cenge, percorsi attrezzati e sentieri che circondano il Sorapis. Nonostante da queste parti passino ben due alte vie delle Dolomiti, la zona è estremamente solitaria. Forse le foto sono un po' troppe, ma il posto è talmente bello che non sono riuscito a scemarle di più!
Giro effettuato dal 15 al 17 agosto 2014
15 agostoData la finestra di meteo favorevole (almeno nelle previsioni), con Nadia, Mariangela ed Alessandro partiamo alla volta del passo tre Croci. Lasciata l'auto, ci incamminiamo per il segnavia 213. Il cielo è più scuro di quanto si pensava, il 'repentino miglioramento' previsto dal pomeriggio evidentemente è un po' in ritardo. Infatti, dopo mezz'ora inizia a piovere, forte. Stazioniamo per quasi due ore sotto un albero, non vogliamo arrivare zuppi già il primo giorno. Quando la situazione migliora, riprendiamo a salire per il 216 a forcella Marcuoira. Rinunciamo per ovvi motivi alla salita programmata alla cima la Cesta, intravvediamo nella nebbia l'enorme frana caduta qualche mese fa dal cadin del Loudo e iniziamo a scendere verso il rifugio Vandelli, attirati dall'azzurro magnetico del lago del Sorapis, che riasalta ancor di più nell'atmosfera cupa.
Il sentiero è piuttosto impegnativo, reso scivoloso dalla pioggia (che continua a cadere, anche se con meno intensità).
Arriviamo al rifugio, e, dopo pochi minuti, arriva anche il sole. Si va subito al lago, dove aspettiamo il tramonto, che qui, data l'orografia, arriva piuttosto presto.
Il lago di Misurina sbuca in lontananza tra le nebbie
Poco dopo ci appare il lago del Sorapis, che risalta in maniera incredibile
Arrivati al rifugio, il primo a rompere le nubi è il dito di Dio...
... ed il lago si accende di riflessi
E finalmente si vedono i cadini di Misurina
Tramonto sul lago
16 agostoCielo sereno, con le prime velature. Temperatura ideale. Attacchiamo la ferrata Vandelli, ben attrezzata. Arrivati al suo culmine, dove si scapola a nord la cresta, abbiamo la sorpresa di incontrare un piccolo branco di giovani stambecchi, al solito molto ben disposti alla presenza umana. Scendiamo quindi al bivacco Comici, in buone condizioni, per poi risalire alla forcella bassa del Banco. Di qui facciamo una piccola deviazione a nord per un sentiero non marcato ma tagliato tra i mughi, fino alla croda del Banco, che sarà l'unica cima toccata oggi.
Iniziamo ora il sentiero Minanzio, che scorre su cenge mugose con costanti e faticosissimi saliscendi. Alcuni tratti franati ci costringono a qualche acrobazia, ed inizia anche a piovigginare. Per fortuna che la pioggia forte è sui cadini di Misurina... ma starà lì per poco.
Alla fine del tratto ostico, inizia a piovere, più forte di ieri. E meno male che oggi il tempo doveva essere più stabile. Dopo qualche problema ad azzeccare il bivio che sende nella valle di san Vito (cartello divelto e appoggiato in modo ambiguo, e numerazione del sentiero che non aiuta, 247 sia di là che di qua) ci allaciamo al sentiero 226 col quale saliamo alla forcella Grande, intuendo nella nebbia la presenza della torre dei Sabbioni. Scendiamo al rifugio San Marco, dove arriviamo che ha appena smesso di piovere ed inizia ad uscire il sole. Giornata comunque molto positiva, ma faticosa: siamo stati in giro 9 ore, abbiamo visto 5 persone in tutto.
La Cesta, dalla conformazione particolarissima
Lasciamo alle spalle il dito di Dio e la Cesta
Cristallo e piz Popena, col sentiero percorso il giorno prima
Sulla ferrata Vandelli
Giovani stambecchi guardano il lago di Misurina...
... e si allenano a diventare adulti
Forcella bassa del Banco, con dietro la Croda de Marchi e il corno del Doge
La torre dei Sabbioni dal sentiero Minanzio. Tra poco non vedremo più nulla
Al rifugio San Marco migliora: Antelao...
... e Pelmo
L'ultimo scroscio di pioggia
17 agostoCielo sereno, oggi niente scherzi dal meteo. Saliamo alla forcella Grande, e prendiamo a sinistra per il bivacco Slataper (in buone condizioni). Alla forcella del bivacco ci sporgiamo sull'abisso della val del Boite, 1500 metri più sotto. Sulla ferrata Berti fa decisamente freddo. La ferrata ha ottimi infissi, ma percorrerla in discesa fa una certa impressione. Poco oltre inizia la lunghissima cengia del banco, che con qualche saliscendi e qualche tratto attrezzato ci porta lungo tutta la parete del Marcora. Alcuni tratti li percorriamo di gran carriera per la costante caduta di sassi, che ci sibilano a pochi metri di distanza: essere colpiti qui sarebbe ancor meno piacevole che altrove.
Scapolata la cresta, scopriamo che il bello deve ancora venire: per scendere nel vallone sottostante ci sono un paio di nevai piuttosto ripidi da attraversare. Per fortuna la neve aveva già mollato, ma se avessimo fatto il giro al contrario avremmo avuto dei problemi, come ci hanno riferito un paio di persone incontrate, che ringrazio per le informazioni. Per inciso, il gestore del Vandelli su mia richiesta al telefono aveva escluso che ci fosse bisogno di ramponi. Li avessi avuti, probabilmente li avrei usati. Tra i due nevai, ci sono due tratti dove si deve fare qualche passo di arrampicata, che in discesa e dopo 6 ore che siamo in giro richiede (almeno a noi) parecchia concentrazione. In salita non ci sarebbe stato nessun problema.
Dopo una bella sosta ristoratrice, risaliamo a sinistra (segnavia 215) per il tratto attrezzato lungo una cengia inclinata piena di detriti che ci porta a forcella di punta Nera. L'intento di salire la cima è già sfumato date le energie profuse in questi giorni, e ci accontentiamo della cimetta nei pressi della sella, comunque molto panoramica.
Scendiamo adesso verso forcella Faloria, e poi con un lungo traverso sul 213 torniamo al tre Croci. Oggi 10 ore in giro, avremo viso sì e no 10 persone, ed è una bella domenica di agosto.
In conclusione: giro solitario e molto faticoso, che per conformazione del terreno che si attraversa richiede concentrazione dall'inizio alla fine. Però, che bel giro e che soddisfazione!
Salendo alla forcella Grande: Pelmo, Rocchetta di Prendera, Becco di Mezzodì, cima Ambizzola e Croda da Lago
Da forcella Grande: Marcora, Sorapis, Caccia Grande, Tre Sorelle, torre dei Sabbioni
Antelao ancora ben innevato
Gran disordine nei pressi della forcella del bivacco
Verso il bivacco Slataper in un bianco abbacinante
Caliamo nel freddo abisso sulla ferrata Berti
San Vito, 1600 metri più in basso
Sulla cengia del Banco
All'uscita dalla cengia: punta Nera, Cristallo, la Cesta
Ci incamminiamo verso la sella di punta Nera
Il Sorapis da un landro lungo la cengia
Ecco che spunta di nuovo il lago del Sorapis. Il giro volge al termine (versione un po' più grande:
http://www.panoramio.com/photo/110661144)
Scendendiamo verso forcella Faloria: croda Rossa, Cristallo, Popena.