Dall'anticima verso la vetta del Roen e Val d'AdigeIeri escursione da post-infartuati sul Roen, su per la ferratina... corta facile e divertente...
In Val di Non, raggiunto il paese di
Amblar, si segue la segnaletica che indica
Rifugio malga di Romeno o Malga Roèn. La malga si trova alla fine di una strada forestale di circa 8 km, nel primo tratto asfaltata e poi sterrata.
Al parcheggio a valle della malga abbandoniano la macchina per proseguire a piedi percorrendo la stradella pianeggiante, segnavia n. 560, che aggira il monte portandosi sul versante verso la valle dell'Adige.
Il Rifugio Oltradige (1775 m), che raggiungiamo in circa 20-30 minuti, è circondato da larici ed abeti e pare un ottimo posto per sostare sulla terrazza e godersi il panorama. Noi, vista la stagione, l'abbiamo trovato chiuso e, vista la nebbia, del panorama ci siam persi tutto. Un camoscio, per nulla intimorito dalla nostra presenza, ha allietato questo primo tratto di percorso e ci ha fatto divagare da considerazioni meteorologiche della giornata a dir poco catastrofiche. Dal rifugio Oltradige la segnaletica indica Via ferrata Roèn. Si sale a destra seguendo il sentiero con
segnavia n. 523 che, con tratti ripidi, zigzaga fino a quota 1835 m e ci porta all'attacco della ferrata. La ferrata non è particolarmente difficile, tutt'altro, e quindi fattibile anche da chi, come noi, non è espertissimo in questa “specialità”. E' breve, il dislivello è davvero limitato (poco più di 300 m), non è quasi mai esposta, dove serve c'è sempre il cordino corrimano e nei tratti più difficoltosi si trovano chiodi e qualche staffa. La ferrata inizia con una cengia che conduce al grande canalone che si sale, un po' faticosamente, ma mai monotono. Qualche piolo, oltre al cavo di assicurazione, aiutano nella salita. Superato il canale si sbuca sul crinale erboso dell’ampio terrazzo terminale. Qui ci si può togliere l'imbragatura e salire tra mughi e radure fino a raggiungere la cima del
Monte Roèn a quota 2116 m.
Il suo nome deriva direttamente alla parola aramaica “roen”, che vuole dire “vedetta, posto di osservazione” o dall'ebraico “roè” che significa osservare e infatti, in epoca romana e per i secoli successivi, il monte aveva proprio la funzione di sorveglianza del passo che collegava la val d'Adige con la val di Non attraverso la Favogna per giungere a Tres e Vervò. Escursione di tutto riposo, ci abbiamo impiegato un'ora e 40 minuti a raggiungere la cima. Peccato però che il tempo non ci abbia dato una mano e non si sia potuto godere del meraviglioso panorama che la cima assicura in giornate limpide. Ci siamo quindi immaginati il panorama: le dolomiti di Brenta, le cime Cevedale, Adamello e Ortles, il Carè Alto, il Lagorai, le Maddalene, il Latemar il Catinaccio, lo Sciliar e i monti Sarentini. Per pochi istanti abbiamo potuto godere del panorama sulla valle dell'Adige e sulla val di Non.
Ci siamo ripromessi di tornarci, forse anche solo per scattare qualche fotografia da inserire in questa escursione per rendere merito al monte Roèn, alla sua posizione invidiabile e strategica tra due valli, la val di Non e la val d’Adige. Su quest’ultima con una visione dal suo incombente versante roccioso, mentre il lato noneso scende dolcemente a valle con distese di prati e boschi. Il rientro, di soli 45 minuti, per facile sentiero e poi mulattiera che scende di nuovo alla malga di Romeno.