L'apparente disinvoltura non tragga in inganno: le chiappe son ben serrate (foto Gaby)
Finalmente dopo tanti anni che vagheggiavo di fare la celeberrima
Via ferrata delle Bocchette nelle
Dolomiti di Brenta, mi sono deciso. Sempre rimandata un po’ per timore delle esposizioni, un po’ per l’affollamento dei mesi estivi, alla fine mi riducevo sempre ad aspettare settembre ma poi capitava la nevicata precoce o il brutto tempo e quindi ciao all’anno prossimo. Ma ieri sabato 21 settembre era una giornata perfetta per colmare questa indecente lacuna e così mi sono deciso, assieme alla fortissima Gaby
Che dire, un itinerario davvero fantastico e stupefacente che attraversa, sfruttando incredibili cenge naturali, una delle zone più spettacolari e selvagge del Brenta tra paurosi strapiombi, arditi campanili, maestose parete verticali e forcelle sospese nel vuoto. Questo spettacolare sentiero attrezzato è ancora pià incredibile se si pensa che fu ideato addirittura negli anni Trenta da
Arturo Castelli e
Giovanni Strobele, entrambi dirigenti della Società degli Alpinisti Tridentini.
Iniziato nel 1937, fu completato dopo la Seconda Guerra mondiale con il contributo di Bruno Detassis, Rizieri Costazza, Celeste Donini, Enrico Giordani.
Verso la Bocca di Brenta
La particolarità di questa alta via sta nel fatto che, a differenza delle vie ferrate tradizionali che di solito si sviluppano in verticale per facilitare l’accesso a qualche cima, in questo caso si sviluppa sostanzialmente in orizzontale sfruttando le vertiginose cenge naturali, conosciute e sfruttate un tempo solo dai cacciatori di camosci più spericolati. Un percorso con pochi eguali nell’arco alpino e oserei dire nel mondo, che ha reso celebri le Dolomiti di Brenta e che ogni anno -assieme al tratto più impegnativo delle
Bocchette Alte- richiama migliaia di escursionisti.
Tratto centrale col Campanil Basso
Aereo passaggio
La ferrata in sé non è difficile ma richiede assoluta assenza di vertigini perché le cenge, in gran parte larghe meno di un metro, si affacciano su strapiombi spaventosi. Il percorso è ottimamente attrezzato con cordino ma
diversi tratti, anche se meno esposti, sono senza alcuna protezione. Indispensabile il set da ferrata e, a seconda della stagione,
piccozza e ramponi per affrontare eventuali nevai e ghiaccio.
In marcia verso il rif. Brentei, sullo sfondo Cima Margherita e il colossale Crozzon di Brenta
Zoomata sulla Presanella
Rifugio Brentei, sullo sfondo il Canalone Neri e il Crozzon
Vista su Carè Alto e Cavento
Siamo partiti dal parcheggio (6 euro) di
Vallesinella a quota 1513 (strada poco a sud di Campiglio). La tabella con “
Rif. Alimonta ore 4” ci ha un po’ sconcertato e leggermente depresso: pensavamo fosse più breve. In realtà abbiamo raggiunto l’Alimonta in circa 3 ore e mezza con comodo e con varie soste, prima al
Rif. Casinei e quindi al
Rif. Brentei.
Rifugio Alimonta
Verso Bocca dell'Armi dove inizia il tratto delle Bocchette Centrali
L'attacco della ferrata a Bocca delle Armi
Dall’Alimonta 2580 dopo breve pausa abbiamo risalito il nevaio fino a
Bocca delle Armi 2749.
Questo tratto è il più insidioso, ci sono tratti di ghiaccio vivo sotto il terriccio, se la neve del nevaio è troppo dura (mattino presto e stagione avanzata) è meglio mettere i ramponi: una scivolata verso le rocce a tutta velocità non sarebbe piacevole. Noi comunque non abbiamo usato i ramponi né la piccozza che avevamo nello zaino perché il breve tratto di nevaio offriva abbastanza presa.
I baratri dai pressi di Bocca delle Armi
Le scale quasi verticali salgono al cengione
Dalla forcella una serie di scale verticali supera una serie di contrafforti rocciosi fino alla cengia dove inizia la traversata. E’ una specie di
sentierello roccioso a picco sul vuoto, largo dai 50 agli 80 cm, per fortuna sempre dotato di cordino altrimenti sarebbe il panico assoluto. Il percorso si snoda tortuoso attraversando in costa varie parte verticali, sempre sfruttando le cenge naturali con esposizioni abbastanza impressionanti. Nulla di così terribile ma chi soffre di vertigini è meglio che stia a casa
.
Vista da Bocca delle Armi
Primo tratto col brivido
Grandioso il tratto il cui ci si affaccia sul colossale pilastro del
Campanil Basso, che visto da lontano in mezzo a cime più alte sembra modesto ma da sotto fa paura
. Ci sono diverse cordate che salgono, per le quali tuttavia non proviamo alcuna invidia
.
Spunta il colossale Campanil Basso
Alpinisti sul Campanil Basso
Paesaggio lunare
La cengia costeggia le pareti in orizzontale e attraversa parecchi canalini, il cordino comunque offre sempre una buona sicurezza psicologica. Ci sono dei tratti tuttavia senza alcuna protezione ma, essendo abbastanza larghi, si passa senza grossi patemi d’animo.
Comunque bisogna sempre stare molto attenti a non inciampare o scivolare, una caduta sarebbe fatale.
La parte centrale
La cengia percorre le pareti verticali
Uno dei tratti più vertiginosi (foto Gaby)
Le incredibili cenge delle Bocchette centrali: se non ci fosse il cavo sarebbe il panico!
Verso la Bocca di Brenta
Ardito passaggio tra le pareti a picco, a dx il Campanil Basso
Sotto al Campanil Basso il percorso si infila una una specie di forra rocciosa, attrezzata nei punti più critici. Arrivati ad una forcelletta, la cengia si sviluppa in leggera salita fino ad un cengione finale (senza protezioni) che arriva
poco sotto la Bocca di Brenta dove si conclude, dopo circa 3 ore, la traversata delle Bocchette Centrali. Ritornati al rif. Brentei, dove abbiamo fatto una sosta per rifocillarci, siamo scesi per il percorso dell’andata, arrivando alla macchina all’imbrunire.
Il cengione finale, senza protezioni, verso la Bocca di Brenta
Val Brenta Alta con la Bocca di Brenta
La chiesetta al rif. Brentei
Rif. Brentei e Crozzon al tramonto
Discesa verso il rif. Casinei
Concludendo: un percorso assolutamente grandioso in mezzo alle guglie del Brenta, da fare almeno una volta nella vita. L’avvicinamento è lungo e richiede un discreto allenamento e resistenza fisica. L’ideale potrebbe essere spezzare l’avvicinamento dormendo al rifugio Brentei o Alimonta.
Sviluppo totale 20 km, disl. 1400 circa
Ultimo sguardo al Crozzon
Calano le tenebre, noi caliamo a valle
Il percorso