Salendo al Sas Aut vista verso Sas de la Doudesc e Gruppo Catinaccio sullo sfondo
Avevo sempre evitato la
Ferrata Gadotti perché i pareri sulle difficoltà erano discordanti, e siccome mi dà noia l'esposizione avevo lasciato perdere. Poi leggendo meglio le relazioni online, mi pare sia alla mia portata così decido di provare. Parto un po' tardi perché non voglio trovare roccia bagnata dalla brina notturna. Con l'auto sono stoppato poco oltre l'abitato di Pozza:
in loc. Vidor hanno istituito il divieto e quindi l'obbligo delle navette a pagamento per la Val S. Nicolò.
Squarcio sul Gruppo del Catinaccio salendo al Biv. Zeni
Poiché finché ce la faccio evito impianti e navette, parto quindi a piedi e imbocco la strada forestale di fronte al
ristorante Soldanella. Dopo qualche km ecco il bivio per il Bivacco Zeni. La temperatura è fresca e si sale bene. In poco più di un'ora sono al Bivacco Zeni, indosso il set da ferrata e parto.
Lo spettacolare anfiteatro di cime dal Biv. Zeni
La ferrata dopo alcuni traversi esposti ma non difficili, si infila in un ripido vallone
I tratti attrezzati si alternano a tratti di sentiero senza protezione, sullo sfondo le possenti bastionate rocciose di Cima Undici
Il tratto iniziale della ferrata dopo alcuni traversi esposti ma non difficili, si infila in un ripido vallone, dove si alternano tratti attrezzati ad altri di
sentiero senza protezione, nulla di particolarmente ostico ma bisogna prestare attenzione. L'ambiente è severo e incute un certo timore essendo
circondati da grandiose e possenti pareti rocciose e baratri impressionanti. Nella parte alta il percorso si infila per un ripido colatoio un po' disagevole per raggiungere
una selletta che si affaccia su un anfiteatro, dove posso finalmente vedere il Sas da le Doudes che mi aspetta.
Stelle Alpine
Il canalino finale
Ecco dalla forcelletta in cima la vista del Sas da le Dodeus
Ora scendo leggermente nell'anfiteatro per andare al lato opposto, per salire la spalla sud del
Sass da le Doudes m 2446, che si guadagna con una breve deviazione su facile sentiero. La vista dalla cima è davvero impressionante, quasi a picco su Vigo e Pozza di Fassa, con veduta da urlo sul
Gruppo del Catinaccio.
In vetta al Sas da le Doudes
Lo spettacolo del Gruppo Dolomitico del Catinaccio
Torno indietro in direzione del Sass Aut al centro
Dopo una breve sosta riparto alla volta del Dos Aut, che pare ancora più pauroso e non è affatto chiaro dove salga la ferrata. Arrivato alla selletta col bivio (un sentiero scende in Fassa), prendo la traccia sulla sx, con alcuni traversi esposti arrivo all'attacco della ferrata che sale di poco scavalcando un crinale, quindi si infila in una valletta rocciosa. Raggiunto l'impluvio, la ferrata svolta decisamente a sx per traversare
la parete rocciosa di NO, con tratti esposti ma sempre ben attrezzata. Poi per facili balze esposte sbuco poco sotto la vetta: qui la grande sorpresa di scoprire una
cima erbosa pianeggiante davvero incredibile dopo tanti precipizi rocciosi. Mi concedo finalmente la sosta pranzo sul praticello di vetta.
L'attacco al Sas Aut, per cresta rocciosa esposta a sx
Sas da le Doudes al centro, a sx la traccia di salita
Eccomi sul costone erbose della cima del Sas Aut
Il baratro nella valle dove c'è il biv. Zeni
Vista su Passo Costalunga
La bellissima cima erbosa del Sas Aut, dove una famiglia di marmotte fa capolino tra le "zoppe"
L'ora inizia a farsi tarda e quindi mi rimetto in marcia a malincuore, sarebbe bello avere una tendina e fermarsi in questo paradiso sospeso nel vuoto a 2500 metri...
Ora mi aspetta l'ignoto vallonazzo che precipita nel budello roccioso del "Bus del Diaol" (Buco del Diavolo). Senza cordino sarebbe un quasi suicidio ma per fortuna
sulla sx c'è il rassicurante cavo d'acciaio. Il fondo è assai sdrucciolevole col fastidioso ghiaino su roccette o fondo duro, ma scendendo all'indietro con calma e attaccati al cavo in trazione non ci sono grossi problemi, si è solo
molto lenti e si sforzano le braccia sempre in tensione.
Cima Vallazza in centro, al centro il baratro che sprofonda in basso
Dal Sas Aut vist su Vigo e Catinaccio
La bellissima cima pratosa del Sas Aut
Verso il Bus del Diaol
Ultimo sguardo verso Cima Valaccia prima di calarmi nel Bus del Diaol
Qui sono circa a metà discesa, sguardo indietro: abbastanza faticoso
Sguardo verso il basso, ora il nuovo tracciato evita il Bus del Diaol ed esce dal budello roccioso sulla sx
Questo tratto in discesa mi pare il più impegnativo di tutto il percorso: alla fine della discesa
le braccine sono indolenzite per lo sforzo di stare sempre attaccati al cavo.
Tecnicamente non è difficile ma bisogna tenere sempre alta l'attenzione per il fondo ricoperto di ghiaino assai sdrucciolevole, anche se
staffe e cordino sono sempre presenti e quindi si va abbastanza sicuri.
L'attrezzatura è in ottimo stato, col cavo con tratti corti, quindi nella malaugurata ipotesi di una caduta si cade per pochi metri.
Il finale della discesa è verticale con staffe e cordino in una stretta gola in cui si passa a stento.
Eccomi all'uscita, con vista sulla Roda di Vale nel Catinaccio
Finalmente in fondo, riguardo il canalone appena disceso: al centro si vede la cengetta da cui esce la ferrata
La lunga travesata che mi aspetta verso Forcella Baranchie
Sguardo indietro, a sx Sas Aut
Dopo una breve sosta per rifiatare, riprendo a
salire verso forcella Baranchie m 2569, dopo alcuni traversi arrivo sui ghiaioni sotto le pareti, salendo per terreno malagevole di ghiaie instabili: sono solo cento metri di dislivello ma la fatica inizia a farsi sentire anche se il paesaggio e la luce calda del tramonto rende il paesaggio ancora più bello.
Curiose formazioni rocciose
Ultima faticosa rampa
Quasi in cima a Forcella Baranchie
Ho appena scollinato Forcella Baranchie, a sx.
Raggiunta faticosamente
Forcella Baranchie 2569, sono poco sotto
Cima Vallaccia 2637, potrei salirci ma è molto tardi e tiro dritto, oltretutto ci sono salito parecchie volte. Punto decisamente quindi verso
Forcella de la Costela 2529 dove proseguire il giro ad anello e tornare a valle.
Da Forcella Baranchie verso la cima di Piz Meda
Il bivio per salire a punta Vallaccia
Eccomi verso Forcella Costela, al centro Cima Malinverno
Inizio la discesa verso il Rif. Vallaccia, la valle ormai è tutta in ombra
Mi fermo al rif. Vallaccia per un caffè, a sx Gran Vernel e Marmolada sullo sfondo
Tramonto sul Gran Vernel
Il solito rientro notturno con la pila frontale: qui sono alla Malga Crocefisso, circa mezz'ora alla macchina
Gruppo dei Monzoni al Tramonto visto dal fondovalle della Val di Fassa: Sas da le Undesc a sx e Sas da le Doudes a dx
Da
Forcella Costela calo con prudenza sull'odioso ghiaino su fondo duro, poi una volata giù fino al
rif. Vallaccia dove mi fermo per un caffè prima di riprendere la discesa per
Malga Monzoni. Quindi per strada forestale scendo a
Malga Crocefisso e, per la stessa forestale dell'andata, fino alla macchina.
Giro magnifico tra spettacolari panorami dolomitici. Tecnicamente non difficile ma neppure banale, piuttosto impegnativo fisicamente, qui per gente allenata ed esperta di montagna, passo sicuro, assenza di vertigini. Alla fine sono circa 15 km per 1350 m di dislivello.
Il percorso