Dalla spalla del Cimerlo vista sul ciclopico pilastro del Sass Maor; a sx il Velo della Madonna e a destra nelle nuvole Cima Canali
Dopo anni che vagheggiavo di farla, ecco l’occasione per affrontare la
ferrata “Dino Buzzati” nelle
Pale di S. Martino, in Primiero. La ferrata è stata ideata e realizzata nel 1977 dalla guida alpina locale
Gabriele Franceschini, in omaggio al noto scrittore scomparso nel 1973, con il quale aveva condiviso molte uscite alpinistiche proprio sulle Pale. Il percorso si snoda nell’incredibile, solitario e lunare paesaggio di guglie arditissime, torri, canaloni e precipizi, del
monte Cimerlo m 2505 nella Pale meridionali.
La fiabesca località Fosne
Dalla
Val Canali raggiunge il
piccolo parcheggio a quota 1325, quindi a piedi sono in in breve alla
meravigliosa e fiabesca località Fosne, con le baite sotto enormi macigni in una grande radura di prato. Proseguo per forestale quindi, seguendo le ottime tabelle, fino al bivio dove il
sentiero 747 diventa ripido e si infila per un canalone dapprima boscoso, poi pietroso, che sale fino all’attacco della ferrata a quota 2100 circa, in un labirinto di ardite guglie. Sulle rocce,
stelle alpine in quantità ma soprattutto la
rara ed endemica Campanula di Moretti, che spicca col suo bel colore blu/violetto sulla dolomia.
Campanula di Moretti, specie endemica delle Alpi Orientali
Verso l'attacco della ferrata per un erto canalone
In cima al canalone a quota 2100 dove inizia la ferrata
La parte iniziale della ferrata è abbastanza facile (attenzione a non smuovere sassi per quelli di sotto) e risale al centro di un
ampio colatoio, quindi per
balze rocciose facili si guadagna quota senza particolari difficoltà. Raggiunto una specie di passo, si cala brevemente in un vallone dove il paesaggio si fa sempre più lunare: ci si chiede da dove si salirà poiché a prima vista tutto appare orribilmente impervio.
I paesaggi si fanno lunari...
Equilibrismi...
Ci si addentra in canaloni selvaggi
Poi si vede la via grazie ai cavi: il percorso risale il canalone e poi gira vero est, quindi sale quasi verticale per un
diedro abbastanza impressionante, comunque
ben attrezzato con staffe e cordino. E’ il passaggio più ostico: dove un tempo ci si infilava in uno stretto passaggio roccioso, ora il nuovo percorso risale il diedro all’esterno, per scalare circa 20 metri pressoché verticali. Non difficile ma neppure così banale, in ogni caso
non adatto a novizi a mio avviso, men che meno a chi soffre di vertigini.
La salita verso il diedro
Agh in spaccata sul diedro
)) (grazie a Luca Borin per la foto)
La prima "rampata" seria verso il diedro...
La salita verso il diedro, che ora viene superato all'esterno con un tratto verticale
Le foto purtroppo fanno abbastanza schifo, nel senso che senza persone non rendono per nulla la grandiosità dei paesaggi. Avevo l’intenzione di aspettare all’uopo due simpatici friulani di Sacile incontrati alla partenza: purtroppo uno dei due ha avuto una crisi “di stomaco” che lo ha piantato a metà salita, quindi ho proseguito da solo anche perché si stavano addensando nuovoloni neri sulle cime un po’ preoccupanti, e l'ultima cosa che volevo era beccare un temporale in ferrata. Mi pregano di avvisare il rifugio, dove avevano prenotato, che stanno arrivando.
Quasi in cima al diedro
L'uscita
Superato il diedro si finisce di scalare, sbucando sui costoni pratosi sommitali, zeppi di stelle alpine, che si risalgono con larghi zig zag e che portano alla
spalla orientale del Cimerlo, poco sotto la
cima di 2505, con vista grandiosa sulla ciclopica torre del
Sass Maor, sulla
Cima della Madonna e sulla
Cima Canali.
Tantissime stelle alpine lungo il percorso
Giardino roccioso
Il colossale pilastro del Sass Maor
Il paesaggio severissimo è ingentilito spesso dalle fioriture tra le rocce
Dalla spalla del Cimerlo inizia la discesa attrezzata, abbastanza ripida ma mai troppo impegnativa, salvo un tratto di discesa per un breve camino verticale, peraltro ben attrezzato col solito cordino di sicurezza, dove bisogna aiutarsi con qualche “spaccata”. Impressionanti anche qui, insinuandosi tra il labirinto di roccioni e piccole gole, gli scorci su dei colossali torrioni di roccia (
Torre Moser?) che si slanciano verso il cielo. Alla fine della discesa si arriva ad una sella dove si incrocia il
Sentiero dei Cacciatori 742 e dove termina la ferrata Dino Buzzati.
Nel labirinto di roccioni, spicca questo monolito verticale: la Torre Moser?
L'abisso che sprofonda sotto Cima Canali
Il Cimerlo con la traccia di discesa
La salita verso Cima Stanga
Da Cima Stanga discesa verso il rif. Velo della Madonna
Quindi si affronta
un ultimo strappo di circa 100 metri per salire alla
Cima della Stanga 2550, il punto più alto dell’escursione, dalla quale poi si scende per facili roccette fino al
Rif. Velo della Madonna 2358. Qui aspetto i due veneti, che arrivano quasi due ore dopo, per fortuna quello che era in crisi si è ripreso abbastanza bene.
Rifugio Velo della Madonna
Foto d'epoca appesa all'interno del rifugio
All'imbocco della discesa del sentiero Depaoli, sguardo all'indietro verso Cima Ball (a sx) e C. della Madonna a dx
Dopo un po’ di chiacchiere saluto e scendo per il
sentiero 734 “C. Depaoli”: l'inizio è attrezzato, bello ripido giù per per un canalone ma non difficile, meglio comunque rimettere l’imbrago. Dopo aver perso un po' di quota si arriva su delle belle balze erbose che si traversano in costa, in leggera discesa.
Scendendo per il sentiero Depaoli
Incredibili lame di roccia
Quindi con lungo traversone rientro sotto le ardite e spettacolari guglie del versante ovest del Cimerlo, oltrepassando valloni selvaggi e calando gradualmente poi con
strada forestale/sentiero 731 fino a Fosne e quindi alla macchina.
La selva di campanili sotto al Cimerlo
Piz Sagron e Sass de Mura all'orizzonte
M. Cimerlo appena disceso, visto da sud
Conclusioni: paesaggi “lunari” grandiosi, ferrata non troppo difficile ma neppure banale. Il dislivello è impegnativo, l’ambiente è severo e selvaggio nel tratto attrezzato a quote da 2000 a 2500 metri. Alcuni passaggi esposti impongono assenza di vertigini.
Dislivello 1300 metri, sviluppo 14 km.
Il percorso