Rieccoci.
Come promesso (
) posto il resoconto della seguente escursione effettuata in solitaria lo scorso 2 settembre.
Itinerario: malga Crocifisso 1522 – bivacco Zeni 2100 – cima Dodici 2446 – Sass Aut 2555 – Punta Vallaccia 2637 – rifugio Vallaccia 2275 – malga Crocifisso 1522.
Si comincia 200 mt a valle della malga, all’inizio di una strada forestale sulla destra (piazzola con sbarra): cartello e segnavia 615-bis.
Il sentiero sale subito molto ripido nel fitto bosco, per aggirare, con larghi traversi, la base della cima Undici fino a ricongiungersi con il segnavia 615 proveniente dal bar Soldanella.
Si risale il profondo vallone fra la cima Undici e la cima Dodici con difficoltà, praticamente nel letto di un torrente, fino ad incrociare a quota 1900 circa il segnavia 635. Salendo ancora nei boschetti si raggiunge una parete rocciosa che viene oltrepassata sulla sinistra con divertente quanto facile arrampicata agevolata da corde fisse, al termine delle quali, con breve salita su ripido prato, si giunge al bivacco Zeni a 2100 mt. Il bivacco Zeni è, ad ogni effetto, il bivacco più piccolo del mondo. La struttura è la medesima del bivacco A. Moro in Lagorai, che ne è la custodia. Due simpatici giovani di Modena vi avevano passato la notte.
Da qui ci si dirige per ottimo sentiero all’imbocco della via attrezzata “Gadotti”, che faticosamente rimonta il ripidissimo pendio fino ad una selletta, dalla quale si guadagna la sella fra il Sass Aut e la cima Dodici. Da quest’ultima insellatura, con divertente e soddisfacente breve percorso su cresta erbosa, si perviene in 5 minuti e fra le stelle alpine alla vetta di cima Dodici 2446 m. Croce, libro di vetta e panorama spaziale sui gruppi dolomitici fassani.
Attenzione a dove mettete i piedi! Affacciatomi per guardare giù ho scorto il cofano della mia auto ... 900 mt. più in basso!!!
Si torna indietro in direzione sud per guadagnare, con breve tratto attrezzato e divertente percorso aereo e moderatamente esposto, la cima del Sass Aut 2555, che non è altro che un prato circondato da precipizi. E’ quindi opportuno fare molta attenzione, specialmente in caso di nebbia, a non perdere l’orientamento. Io sono riuscito a sbagliare traccia anche con il sole, seguendo un’esile crestina erbosa fino alla sommità dell’altissima parete.
Seguendo l’evidente canalone (evidentissimo: a meno di non volere scendere in volo non c’è altro modo di andare giù
) si cala di circa 150 mt con percorso molto ripido, ottimamente attrezzato, il cui punto chiave è il cosiddetto “Antro del diavolo”, un enorme masso incastrato che si supera aggirandolo in caverna. La forra è l’unico modo di oltrepassare il Sass Aut: tuttavia l’inclinazione e la friabilità del fondo ne fanno l’ideale canale di scolo per valanghe, frane, torrenti e quant’altro ci possa precipitare. Nondimeno le attrezzature sono solide e ben conservate, ad eccezione di alcuni gradini di legno che sono stati letteralmente sradicati.
Poco sotto questo punto il sentiero riprende a risalire per terreno sbrecciato e ghiaioni sino ad arrivare ad un’ampio passo, la forcella Baranchie, in prossimità della punta Vallaccia, che si raggiunge con una salita (l’ultima della giornata, grazie al cielo
) di 10 minuti scarsi.
Dalla vetta (croce ex-voto) panorama stupendo e visione completa del Sass Aut che fa realizzare appieno il percorso della ferrata.
Dalla punta si cala verso il passo La Costella 2529, e da qui al rifugio Vallaccia 2257.
Attenzione alla discesa, non meno pericolosa, a giudizio di chi scrive, della ferrata appena percorsa. Il rischio di scivolare sulla ghiaia fine e trovarsi in fondo alla valle è più che concreto (del resto mi pare di ricordare che addirittura l’80% degli incidenti, anche mortali, in montagna sia da ricondurre a banali scivoloni, se qualcuno ne sa di più ...).
Infine si va dal rifugio per strada forestale, a tratti molto in pendenza, alla malga Crocifisso.
Ho completato il percorso in cinque ore e mezzo di cammino, ma si tenga conto che ero solo e non ho incontrato nessuno nei tratti attrezzati.
Il tracciato dell’escursione passa in ambienti severissimi e spettacolari, e seppure non molto sviluppato in lunghezza affronta dislivelli significativi. La zona non è frequentatissima, in tutto il giorno ho incontrato 14 persone, delle quali 10 erano dirette alla punta Vallaccia per il sentiero pedestre.
I panorami, come si può vedere, sono da cartolina. L’esposizione anche, e persino le bizzarre amanite.
Posto di seguito alcune foto, a tre a tre, rigorosamente inferiori ai 100K.