Oggi volevo andare ad esplorare la zona del rio Stanghet. Si tratta del ripido vallone che sale da nord verso il Sass de l’aquila, sotto il becco della Ceriola, in Vigolana.
Parto di buon’ora assieme alla Dada dal forte alto di Mattarello e seguendo il sentiero 447 salgo in un bel bosco di faggi. Superata la piccola sorgente della “fontana de l’ors”,
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il sentiero si fa un po’ più ripido, sempre diritto, e quando il bosco si impenna, lo risale e si addolcisce con numerosi tornanti. Giunge ad un bastione roccioso e lo aggira, portandosi decisamente verso sud e riprendendo a salire con pendenza costante. Dopo il bivio per la Malghetta – bivacco chiuso della sez. SAT di Mattarello – il percorso si fa notevolemnte erto. Brevi tratti in falsopiano, uno anche su una bella cengia, sono intervallati da lunghi e micidiali strappi “su driti”, per capirci. Ma questo è niente. Il sentiero si porta gradatamente verso l’impluvio di un vallone – non è quello del rio Stanghet – e si inerpica lungo il suo bordo, sempre nel bosco. La pendenza è fortissima, le gambe reggono, il vecchio sbuffa. Mi fermo alla “lasta”
a tirare il fiato. Quando il vallone si chiude, il sentiero lo attraversa in alto ed esce su un aperto poggio, con bella veduta sulla val d’Adige.
Ma non è finita. Cambio di direzione, est (verso la cresta del becco della Ceriola), e altra tirata fino al pian dei Zirezari,
dove il bosco di faggi si apre e si illumina. Ora verso nord, ma più dolcemente,
per andare finalmente a prendere il vallone del rio Stanghet. Qui perdo il sentiero (mi abbasso troppo) e il GPS è utilissimo per ricondurmi sulla retta via con un’altra salita diritta nel bosco. Recupero il segnavia, che correva parallelo un cinquanta metri più in alto, e proseguo con un tratto quasi orizzontale su ripido pendio di bosco.
Comincio a intravedere tra la nuda ramaglia la selvaggia valle. Quando il bosco finisce, ecco un primo nevaietto, che attraverso senza problemi. Poi scendo su delle roccette coperte da infido ghiaino e si presenta un secondo nevaietto. Mi fermo. La neve è morbida, si calpesta bene. Le roccette, invece, non mi piacciono per niente. Sull’altro lato del vallone, un po’ più in basso, il sentiero corre ben visibile: anche là roccette, ma c’è anche un bel cordino, quello che manca da questa parte. Non sarebbe simpatico partire sul nevaio, ma ancora meno volare dalle roccette. Quindi dietro-front!
La foto non rende bene la situazione.
Il sentiero sull'altro lato, ma già in luogo di sicurezza, nel bosco.
Ripercorro così, concedendomi qualche variante, la strada dell’andata con le sue estenuanti picchiate.
Anche qui la foto non dice la ripidezza del sentiero
Svetta la Marzola...
... s'accuccia la Dada, anche lei un po' stanca.
Forte alto di Mattarello