15 giugno 2012
Mi sono preso un paio di giorni di ferie, per me. Per fare le cose che mi piacciono... come ad esempio andare in montagna.

Arso dal desiderio di solitudine e tranquillità decido di trascorrere i miei due giorni in solitudine; immagino che il posto migliore sia un bivacco, che confidando in un po' di fortuna mi può regalare la pace sognata.
Decido così di intraprendere un giro verso la meta tentata in gennaio, ma non completata a causa della troppa neve... qui il link:
http://girovagandoinmontagna.com/forums/index.php?topic=5220.msg71641#lastPostSo che è un giro per molti di voi banale oppure decisamente conosciuto ma per me sono posti inediti ed ho voluto colmare questa mia lacuna dedicandovi un paio di giorni (e dedicandoli a me stesso)
Raggiungo in macchina lo chalet ad un'ora per me impossibile; sono quasi le dieci

ed il caldo è davvero insopportabile (ma perchè ho sempre questo sonno al mattino

) al passo sommo (poco sopra Folgaria) e mi addentro per il sentiero che sta dall'altra parte della strada (segnavia 451). Inizialmente nel bosco, il sentiero prosegue poi su prati verdissimi ed irti per raggiungere piano piano la cima del Cornetto.
Seppur raggiunta con i miei tempi,

la cima del cornetto offre davvero un'incredibile visuale quasi a 360 gradi su tutta la zona circostante; mi proteggo come posso dal sole violento e dopo una breve pausa ristoratrice mi decido ad avviarmi sul sentiero che prosegue in direzione del Becco di Filadonna. Stavolta neve non ce n'è e finalmente non c'è niente che mi fermi nel proseguire sul sentiero.
Imbocco così il comodo sentiero 425 che prosegue quasi pianeggiante oltrepassando le alture della seconda e terza cima in mezzo ai mughi fino ad arrivare e superare il punto dove mi ero infossato qualche mese fa. Mi fermo a contemplare quel punto e mi rendo conto di aver fatto bene a decidere di tornare indietro, in quanto la neve copriva dei piccoli crepacci nelle rocce assolutamente invisibili ma che sarebbero potuti risultare pericolosi per una slogatura o peggio.
Superato questo punto, inizia la salita verso il Becco di Filadonna. Alla cima la croce mi da il benvenuto e mi lascia scorgere in lontananza la mia meta: il bivacco della Vigolana che col suo colore rosso acceso spicca tra le rocce posizionato su uno sperone roccioso.
Mi fermo diversi minuti a fare foto e contemplare il bellissimo panorama sulla Valsugana e tutto intorno quando alle mie spalle, nel punto più in alto del Becco scorgo un'altra piccola croce realizzata in marmo.
Superati due salti di roccia la raggiungo e scatto anche qui alcune foto ed il pensiero va alla memoria dell'escursionista caduto a cui è dedicata questa croce.
Dopo essermi riempito cuore, anima ed occhi degli enormi paesaggi che mi circondano, decido a malincuore di proseguire verso il bivacco che mi ospiterà per la notte, sperando di essere solo poichè è quello che cerco. Un momento di tranquillità distaccato dal mondo.
Mi accorgo, lasciata la vetta del Becco di Filadonna che le poche persone incontrate fino a qui non procedono sul mio sentiero bensì su altre strade lasciandomi ben sperare. Scendo quindi con il sentiero 450 fino alla Bocca di Val Larga dove il sentiero si dirama diventando 425 che si sporge a Nord permettendomi di raggiungere il Bivacco in poco tempo.
L'ultimo tratto del 425 è decisamente esposto e c'è il concreto rischio di cadere di sotto.
Il tratto più verticale è dotato di un cordino che aiuta non poco nella discesa (o salita del giorno dopo).
Giunto al bivacco noto con enorme gioia che è chiuso dall'esterno - ad indicare che è fortunatamente deserto.
Il bivacco è decisamente accogliente; dotato di stufetta, con 6 posti letto disposti a castello ed un grande tavolo e sgabelli. Sui ripiani circostanti vi è un po' di tutto e due grandi finestre inondano di luce il caldo ambiente ricoperto di perline.
Mi accomodo ed inizio a guardarmi in giro entusiasta della mia piccola avventura e della solitudine ottenuta, penso al tramonto ed all'alba che mi aspettano e gioisco nel leggere alcune pagine del libro che mi sono portato. Tutto è fantastico.

Non mi dilungo sulle emozioni provate per non risultare noioso, ma mi prendo un po' di tempo la sera, aspettando il tramonto per dedicarmi alla riflessione.
La semplice cena mi sembra un pasto a 5 stelle in quel posto ed il tramonto tardivo mi lascia decisamente a bocca aperta. Sceso il sole, tutta la vallata piomba nel buio quasi totale non fosse per le luci delle città giù, in lontananza.
La sveglia alle 3.45 mi coglie nel bel mezzo del sonno profondo e faccio non poca fatica a tirarmi fuori dal calduccio delle coperte e del sacco a pelo ma un'alba meravigliosa dopo più di un'ora mi fa sinceramente emozionare di quanto meravigliosi siano i posti che ci circondano.
Una volta spuntato il sole, ogni cosa è immersa nell'intensa luce così decido di tornare a dormire ancora un pochino svanita la magia del momento.
Più tardi mi alzerò per fare colazione e ritornare a casa in mezzo alla (in)civiltà, sullo stesso percorso fatto il giorno prima.
Che schifo quando tornando in prossimità del bosco appena sopra lo chalet trovo un raduno di moto da trial che inquinano e disturbano me e chi come me ama la pace e il canto degli uccellini nel bosco.

A breve alcune foto