Dal Celva basso all'interno di un bunker con vista verso la Valsugana
Facile escursione da mezza giornata
alle porte di Trento. Sul
M. Celva, a nord della Marzola, ero stato tantissimi anni fa. Sapevo che sul Celva avevano fatto opere di "pulizia" per
valorizzare le opere belliche, e ingolosito dal
report di Selvagem di qualche tempo fa qui nel forum, ho deciso di tornare a dare una occhiata, munito di pila frontale
. Quando c'ero andato io la boscaglia s'era mangiata tutto e non si vedeva quasi niente.
Il punto panoramico sul Celva basso
Forte Roncogno
Dal
Passo Cimirlo quindi si raggiunge senza alcuna difficoltà la base del Monte Celva dove parte il
sentiero 419 di fronte al piccolo
Forte Roncogno, anch'esso ripulito e ripristinato. Il sentiero è facilissimo e si giunge in breve (circa 20 minuti) alla prima attrazione: il
Sentiero dei 100 scalini, la cui entrata è seminascosta in un anfratto ma ben segnalata dai cartelli. Veramente sorprendente entrare e scoprire la
lunghissima scalinata scavata nella roccia. Un primo ramo più corto si dirige verso delle feritoie poco più in alto, l'altro invece sale ripido per le erte scalinate che arrivano a un
camino verticale che esce all'esterno. Sprovvisto però di scale per cui bisogna tornare sui propri passi.
Salendo al Celva, vista verso Lago di Caldonazzo e Catena di Cima 12, con Manderiolo e Spitz Vezzena: su quest'ultimo c'era il celebre forte "L'Occhio degli Altipiani" che dominava la visuale verso Asiago
L'ingresso del Sentiero dei 100 scalini
La lunga scala del Sentiero dei 100 scalini
Il Sentiero dei 100 Scalini è totalmente buio e quindi
una pila è indispensabile per non rompersi l'osso del collo. Proseguendo per il sentiero si arriva ad una insellatura dove c'era l'ex Osservatorio. Poco distante la cima panoramica del
Celva bassa, con croce e vista spaziale sulla piana di Pergine. Dentro ad un bunker, sopra una feritoia, si legge la scritta "Mit Gott 1915" (con Dio).
In un bunker si legge la scritta "Mitt Gott 1915"
Sentiero dei 100 Scalini
Vista sulla Valsugana
Un
lungo trincerone circonda la zona, presidiato da un
gran numero di bunker semisommersi dalla vegetazione: in molti si può entrare, aiutandosi con la pila, percorrendo i corridoi ed entrando in vari stanzoni, altri invece sono crollati. Davvero interessante ed emozionante!
Trincerone di accesso ai bunker
Bunker presso la sella dell'Osservatorio
Anemone epatico fiorita su una trincea
Si costeggia ora un grande fossato per affrontare il facile strappo che conduce alla cima, con qualche facilissimo passaggio attrezzato con cordino.
Si sbuca quindi sulla cima, pianeggiante, con un'eccezionale vista sui dintorni di Trento e verso il Bondone.
Dalla cima del Celva vista verso Civezzano e le pendici dell'Argentario
Si scorge un pozzo verticale recintato, ma qui stranamente scompare qualsiasi indicazione. Scendendo di poco verso il grande ripetitore telefonico tuttavia, ci si può avventurare dentro la fortezza sotterranea sotto la cima, con lunghi corridoi che si diramano in vari locali, mentre altri sono ciechi. In uno trovo il "solito" pipistrello in letargo o in sonno, immobile e appeso alla roccia a testa in giù. Faccio qualche foto cercando di non disturbarlo troppo.
Un ospite all'interno della gallerie
La fortezza scavata sotto la cima
Alcune
stanze e corridoi sono in ottimo stato di conservazione, altri
crollati o ingombri di macerie. Quindi torno all'esterno e scendo verso valle, non prima però di aver esplorato un
sentiero militare un po' esposto che costeggia il fianco sud, e termina presso un bunker crollato e quasi interrato completamente. Torno quindi a valle per la stessa via dell'andata. Concludendo: una bella e facile
escursione panoramica con
interessanti reperti bellici alle porte della città. Molto utile una torcia elettrica o lampada frontale.
Vista sul Passo Cimirlo e Trento, col Bondone sullo sfondo
Il sentiero militare, con tratti esposti, che taglia il fianco sud del Monte Celva
-----
Di seguito riporto alcune note storiche riprese dal sito Trentinograndeguerra.itIl M. Celva alle porte di Trento, all'inizio della guerra si trasformò in un organizzatissimo sistema di trinceramenti, collegamenti in galleria, batterie per postazioni d'artiglieria, cucine, cisterne e tutto ciò che era necessario per far vivere una “truppa” (soldati e civili militarizzati) che nel 1914-15 doveva essere di qualche centinaio di persone.Fuciliera con vista verso la Valsugana
Fra i manufatti più interessanti che si possono incontrare seguendo il segnavia 419 si ricordano una fuciliera con 15 postazioni rivolta verso il Passo del Cimirlo e la Valsugana; dopo pochi metri una deviazione sulla destra porta in breve alla “Grotta dei cento scalini”, forse l'opera più bella e famosa del complesso fortificato del Monte Celva. Degli scalini introducono in una caverna dove si trova una prima postazione d'artiglieria: il blocco di cemento che si trova nel locale davanti alla feritoia serviva per ospitare il pezzo d'artiglieria mentre la botola accanto serviva probabilmente per la raccolta dell'acqua; altri scalini introducono nell'altra postazione d'artiglieria. A metà strada fra le due postazioni partono i “100 scalini” (sono effettivamente 100) che salgono fino ad un ampio cilindro a cielo aperto scavato nella roccia: si tratta di un “camino” verticale che mette in comunicazione con la postazione della Celva bassa (o “Cros de Zelva”). Le nicchie laterali che si trovano sulle pareti dei “100 scalini” fungevano da alloggio per le lampade: per la visita è necessaria una torcia elettrica.Bunker presso l'Osservatorio
Tornati sui propri passi si giunge velocemente al già citato complesso della “Celva Bassa”, area chiamata dell' “Ex osservatorio” (885 metri). Qui si concentra un'incredibile varietà di manufatti, alcuni perfettamente conservati: una trincea piuttosto profonda aggira tutto il complesso del Celva Bassa mentre nell'area dove è collocata la grande croce, posta nel 1999 dal gruppo alpini di Roncogno, si trova un punto osservatorio con fuciliere rivolte verso il perginese: l'area era particolarmente importante dal punto di vista strategico perchè da qui si poteva controllare e proteggere tutta la zona dell'aeroporto di Cirè di Pergine.(da
http://www.trentinograndeguerra.it/context.jsp…)
Dal Celva verso la piana di Pergine, dove si poteva osservare la zona dell'aeroporto di Ciré. Sullo sfondo le cime innevate del Lagorai