Ritorna ciclicamente la questione della chiusura dei Passi sulle Dolomiti. La motivazione è sempre la stessa: “Salvare le Dolomiti dal traffico”. Qualcosa però non torna.
Non si capisce infatti come si salverebbero le montagne, posto che sono lì da milioni di anni e se ne fregano delle nostre automobiline, del traffico e di tutto il resto, e ci sopravviveranno tranquillamente per altri milioni di anni. Che problema risolverebbero dunque i pedaggi, le fasce orarie, le chiusure giornaliere ipotizzate o altri espedienti più o meno estemporanei? Riguardo ai pedaggi, osservo: quindi basta pagare e si può tranquillamente inquinare come prima e più di prima?
Il quotidiano il Trentino ha lanciato addirittura una campagna, e il suo direttore si è avventurato in un ragionamento pericoloso: “Consideriamo impensabile entrare a qualsiasi ora e senza pagare in un museo”, suggerendo sottilmente, ma neanche troppo, l’equazione: per vedere le Dolomiti bisogna pagare.
Ma le Dolomiti dichiarate patrimonio mondiale con la patacca dell’Unesco (con la singolare esclusione dei Gruppi di Sella e Sassolungo, come mai?) non sono appunto di nessuno, se non di tutta l’umanità. Ma c’è qualcuno che, evidentemente, si ritiene padrone e quindi in diritto di imporre divieti, pedaggi, fasce orarie. Non si capisce bene peraltro a che titolo, visto che coloro che ora vorrebbero salvare le Dolomiti sono esattamente gli stessi che le hanno maggiormente maltrattate e sfruttate costruendo ovunque strade, piste, impianti di sci, cannoni da neve, bacini di innevamento, secondo case e alberghi in ogni angolo.
Prima si fa di tutto per richiamare i turisti e poi ci si lamenta che sono troppi, che bisogna regolamentare l’accesso? Curioso. O quanto meno schizofrenico. Chi ci guadagna infatti dai pedaggi o dalle fasce orarie? Ma è ovvio: gli impiantisti! Che hanno fiutato l’espansione del loro business anche nell’estate. Come? Semplice: obbligando i turisti ad usare gli impianti e sfruttando il nuovo filone dei bikers. Naturalmente si sono tenuti un po’ defilati, forse per non dare troppo nell’occhio. Hanno mandato avanti i politici, i media. Ecco allora gli articoli entusiastici sui giornali: “Le bici sono il futuro delle Dolomiti estive”. Certo i pedaggi, le chiusure con fasce orarie o altre restrizioni non arriveranno probabilmente subito ma gradualmente, per far ingoiare meglio il boccone amaro un po’ alla volta.
44 euro costa il “bike pass” per fare il giro dei passi usando gli impianti, quasi come il giornaliero invernale. Un nuovo Eldorado da sfruttare con nuove piste, nuovi percorsi, nuovi “bike park”, nuove infrastrutture come parcheggi, svincoli, rotatorie, altro consumo folle di territorio. Altri baracconi estivi da aggiungere a quelli invernali, un assalto totale alla montagna tutto l’anno. Insomma chi ha solo da guadagnare dalla chiusura dei passi sono i soliti impiantisti. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma la difesa seria dell’ambiente è un’altra cosa. Questa somiglia piuttosto ad una presa in giro.
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