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In Trentino i parchi usati solo per fare marketing

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Lago Lagorai: anche in questo santuario naturale incombe la minaccia di un demenziale progetto di “valorizzazione”

Gigi Casanova, lo storico ambientalista tra i fondatori di Mountain Wilderness, lancia un duro atto d’accusa sulla gestione dell’ambiente trentino

Nel fine settimana a Trento si terrà un evento sulle aree protette “Reti e strumenti di gestione per le aree protette”. Contemporaneamente in Val Rendena si conclude un altro appuntamento di spessore internazionale, l’8° conferenza UNESCO dei geoparchi nel mondo. Due eventi fra loro diversi che dimostrano l’attenzione che la politica trentina rivolge alle aree protette. L’evento del Brenta poggia su solide motivazioni, il parco naturale provinciale Adamello Brenta è inserito nella rete internazionale dei geoparchi e si sta ponendo all’attenzione come punto di riferimento strategico nel confronto mondiale.

Gigi Casanova

Non dimentichiamo che le Dolomiti hanno ottenuto il riconoscimento di patrimonio internazionale anche grazie a una specifica, unica, straordinaria geologia. Il tema della gestione delle aree protette mette invece in luce tante criticità. Il convegno di Trento del 14 settembre nemmeno le sfiorerà, per come è stato organizzato, per i relatori chiamati al confronto affascinati dall’azione di marketing della nostra provincia. Come spesso accade nei confronti pubblici organizzati dalla Provincia è assente la voce dell’ambientalismo. Eppure all’inizio della legislatura e nel corso di tutta la precedente noi ambientalisti abbiamo offerto all’assessore uscente Mauro Gilmozzi e ai dirigenti del Servizio Conservazione la massima collaborazione.

Abbiamo sostenuto l’idea e la pratica delle reti delle riserve per indicare la necessità di dare valore naturalistico al territorio intero, quindi uscire dai confini dell’area protetta, abbiamo sposato (con qualche ragionata e alla fine più che motivata perplessità) l’investimento nella conservazione attiva del territorio, abbiamo sostenuto con energia, ovunque, il progetto di Dolomiti UNESCO, nonostante mille perplessità abbiamo contribuito, da protagonisti, alla stesura delle linee guida dello spezzatino gestionale imposto al parco nazionale dello Stelvio.Questa nostra collaborazione, stimolante quando rispettosa del ruolo delle parti, è stata umiliata con stupefacente continuità dall’assessore e dai funzionari.

Abbiamo visto la Fondazione Dolomiti UNESCO trasformarsi in un appendice delle Aziende di promozione turistica. Nessuno dei progetti o degli scenari discussi nei tavoli di confronto fra il 2015 e 2016 ha trovato attuazione. Le Reti delle riserve, a parte qualche debole iniziativa locale, hanno abbandonato il tema delle conservazione e hanno investito quasi unicamente nello strutturare sinergie fra comparti economici, in modo specifico fra turismo e agricoltura.

Nel corso degli ultimi anni i due parchi provinciali, Paneveggio – Pale di San Martino e Adamello – Brenta sono stati privati di ogni minima risorsa destinata a investimenti o a potenziamento del personale. Il loro bilancio è pura gestione di cassa, viene utilizzato al 100% nel sostenere la struttura e pagare il personale: i parchi sono così stati privati di ogni autonomia gestionale e di credibilità nei territori.

Si è cancellata la figura del guardiaparco, un atto di miopia indicibile, ma non casuale, non si vuole sorveglianza sul territorio. Per di più, specialmente nel parco dell’Adamello, tutto viene gestito assecondando i desideri delle società funiviarie: collegamento Pinzolo – Campiglio, potenziamento delle aree sciabili anche in zone di riserva integrale, nuove piste di sci, bacini di innevamento, eventi motoristici e musicali inconcepibili nelle alte quote, organizzati a volte anche senza attendere il parere dell’ente parco.

Come ultima istanza, dopo mille promesse di maggiore attivazione della cabina di regia delle aree protette, si era stati coinvolti in un lavoro in armonia con la Fondazione Dolomiti UNESCO per arrivare a limitare se non a cancellare completamente eventi non consoni con i principi e le azioni conservative: eliturismo, concerti, gare motoristiche, pubblicità aggressive, controllo severo dei percorsi dedicati alle bike, attenzione a non aggravare la già insostenibile infrastrutturazione delle alte quote, evitare che i rifugi si trasformino in alberghi, apertura di viabilità in aree sensibili al traffico privato. L’insieme del progetto era teso a rispondere ai temi sollevati dalla mozione della consigliera provinciale Donata Borgonovo Re, una mozione che chiedeva sobrietà e attenzioni specifiche verso le alte quote, mozione approvata dal Consiglio provinciale. Una volta avviato il gruppo di lavoro, come accaduto in troppe situazioni, queste persone, tutti volontari e impegnati a titolo gratuito, non sono mai stati convocati.

E’ evidente come alla provincia i parchi interessino solo come cartolina, sono enti che servono a illudere un certo turismo attento solo all’immagine e privo di sostanza, specialmente culturale. Nel convegno del 14 settembre (nessun ambientalista è stato coinvolto nella organizzazione) sarebbe opportuno che l’assessore uscente spiegasse cosa intende per partecipazione, come intenda costruire condivisione. Dal suo agire abbiamo dedotto che l’invito alla partecipazione nel suo lessico ha valore solo quando l’associazionismo volontaristico acconsente. Si lascia gestire come un burattino. Non appena solleva criticità o aspetti problematici, o meglio contraddizioni, non appena si permette di accusare la provincia di utilizzare quanto rimane dell’ambiente naturale per sostenere il più banale dei messaggi pubblicitari, di mercificare termini strategici come sostenibilità e interesse generale, queste risorse culturali ben diffuse in Trentino vengono umiliate, non vengono nemmeno più convocate. Esempi? Parco dello Stelvio, Reti delle riserve, motorizzazione delle alte quote, politiche e risorse destinate ai parchi.

E non ultimo la farsa della Translagorai, un progetto costruito nel fortino della Provincia accanto a alcuni comuni fedeli all’assessore di Fiemme e alla Magnifica Comunità. Un progetto che ha due scopi: sostenere con altre attività, specialmente estive, l’azione della società funivie del Cermis (via ferrata, la malga Lagorai trasformata in rifugio con posti letto e ristorante, malga Cadinello, malga Valsorelo e prossimamente il ponte tibetano sul lago Lagorai), e avviare una penetrazione antropica sempre più diffusa nel tempo in un territorio che è rimasto ultimo santuario naturale del Trentino.

Questa è la triste realtà che ci è stata sbattuta in faccia negli ultimi due anni. Noi ambientalisti, io per primo come rappresentate delle associazioni ambientaliste in cabina di regia, avevamo concesso ampia fiducia all’assessore e ai dirigenti della provincia. A fine legislatura devo ammettere di aver sbagliato, di essermi illuso, di aver profuso energie a sostegno della credibilità di questo progetti lungo tutta la penisola italiana. Sbagliando, ero solo usato in modo cinico da un assessore privo di sensibilità. A gennaio avevamo riflettuto anche sulla necessità di uscire da tutte le commissioni provinciali dove siamo presenti. I comportamenti descritti sul tema aree protette erano identici a quelli delle altre commissioni. Abbiamo ritenuto di non farlo per non venire strumentalizzati politicamente in prossimità delle elezioni provinciali. Sicuramente abbiamo sbagliato, io per primo. Come si legge da queste mie note l’ambientalismo associativo trentino, anche quando coinvolto in conflitti severi, ha sempre dimostrato dignità e responsabilità.

Purtroppo l’istituzione provinciale e chi la rappresenta ha fatto il possibile per offendere le nostre sensibilità, per demolire la credibilità di ogni processo partecipativo. Chi si appresta a gestire la prossima legislatura si farà carico dei problemi e delle criticità sopra evidenziate? A leggere i quotidiani e presunti programmi elettorali la realtà sarà ancora più deprimente.

Luigi Casanova
Rappresentante delle associazioni ambientaliste trentine nella Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai.

Autore: Agh

Content manager portali turismo e montagna, fotografo, cameraman

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