Sulla pagina di Facebook dell’Associazione Rifugi del Trentino è apparsa in un post la foto di una procace donnina in abiti succinti ripresa da dietro, scattata al rifugio Del Alpes e con la didascalia: “I rifugi del Trentino offrono panorami mozzafiato!”.
La foto ha raccolto 142 “mi piace” e 70 condivisioni. Al prevedibile numero di commenti entusiasti (maschili) e variamente pecorecci, si sono aggiunti però ben presto i commenti critici, prevalentemente femminili ma non solo. Eccone alcuni:
Emma Melison – Direi che è un bello scivolone a valle questo post. 21 marzo alle ore 15.06
Stefi Pellizzari una caduta rovinosa, direi. 21 marzo alle ore 15.10
Sara Filippi – Che caduta in basso, anche voi con queste oggettivazioni della figura femminile, ciao ciao io abbandono questa pagina – 21 marzo alle ore 16.12
Davide Ondertoller – Associazione Rifugi del Trentino comunicazione pessima, nomina politica? roba da licenzio in 4 giorni! fatevi qualche corso di promozione del territtorio, fuori area Tiziano Mellarini. 22 marzo alle ore 0.22
Marinella Scarico – Potreste postare un miliardo di panorami del trentino invece che questo… vabbè… concordo con Sara Filippi – 21 marzo alle ore 16.32
Le critiche femminili si appuntano soprattutto sul trito e ritrito sfruttamento della figura femminile per ramazzare click. Questo tipo di foto e di pubblicità non mi scandalizza di certo, vorrei invece soffermarmi su un altro aspetto. Premesso che un bel paio di chiappe si guardano sempre volentieri, quello che stride è il contesto. O meglio stride chiamare “rifugio” una struttura che, pur essendo a 2440 metri, del rifugio non ha nulla: zero virgola zero. Basta guardare le foto che propone il Des Alpes: pochissime foto di montagna, molte invece di feste e sballi vari, gazebi alcolici, birra a fiumi, tette e culi, baracconate in maschera sulla neve.
Insomma la peggiore e più becera riminizzazione della montagna. Che mi può anche star bene, per carità, ciascuno faccia quel che gli pare: tanto io in posti simili non ci metterò mai piede e sono sicuro che molti montanari la pensano allo stesso modo.
Quello che mi chiedo è come facciano i veri rifugisti che si fanno un mazzo a gestire un rifugio dove non arrivano strade, funivie eccetera, ad accettare di essere accomunati ad un turismo simile. Ma soprattutto: qual è l’idea di montagna che il Trentino e la sua associazione di rifugi intendono proporre?