Qualcuno ricorderà il film “Rambo”, che lanciò Sylvester Stallone nel firmamento cinematografico mondiale. A parte qualche esagerazione e americanata, era un gran bel film d’azione con una storia semplice ma potente. Lo sceriffo di una tranquilla cittadina, un omone grande e grosso e molto sicuro di sé, cerca di allontanare con modi spicci e arroganti un vagabondo. Questi in realtà è un reduce del Vietnam specialista in guerriglia: sfuggito all’arresto e nonostante una serrata caccia all’uomo nei boschi, scatenerà un’ira d’Iddio mettendo letteralmente a ferro e fuoco la città con morti e feriti.
Ebbene i nostri amministratori, alle prese col caso dell’orsa Daniza e fatte ovviamente le debite proporzioni, rischiano di fare la figura dello sceriffo arrogante e un po’ capoccione (magistralmente interpretato da Brian Dennehy), che non immagina nemmeno lontanamente in quale guaio si stia cacciando.
La storia del perseguitato solo contro tutti, che si ribella all’ingiustizia, è un soggetto perfetto, infatti il film ebbe un successo enorme. Nel caso di Daniza-Rambo però, l’orsa che sfugge ostinatamente alla cattura non è sola: ha dietro di sé migliaia di persone che hanno scatenato una ribellione mediatica mai vista in Italia. La storia di mamma orsa che difende i suoi due cuccioli è irresistibile e nessuno riesce a capire la logica ottusa della cattura, l’abuso di potere dell’uomo sulla natura e gli animali. Tutti capiscono invece il malcelato calcolo elettorale, e peggio ancora il tentativo degli amministratori di “pararsi il didietro”, di scaricare cioé sull’animale la responsabilità dell’accaduto, che ha il solo torto di aver difeso i suoi cuccioli da un intruso. La pretesa di motivare la cattura con la “tutela della sicurezza dei cittadini” appare pretestuosa se si considera che ad ogni stagione venatoria in Trentino si lamentano decine di incidenti, con feriti e in qualche caso, purtroppo, anche morti. Sulla caccia però, guarda caso, non si interviene mai perché la lobby dei cacciatori porta voti. In ogni caso non c’è partita: in tutti i sondaggi apparsi a decine sulla rete, il 90% sta con Daniza. Per la prima volta in Italia un’amministrazione pubblica si trova ad affrontare una rivolta sui media davvero incredibile per dimensioni e dalle conseguenze imprevedibili. Migliaia di mail di protesta sono piovute negli uffici della Provincia Autonoma di Trento, quindi nelle aziende trentine con minacce di boicottaggio commerciale. L’azienda trentina Abate Nero Trentodoc, che produce un eccellente spumante, ha iniziato coraggiosamente a pubblicare le lettere di protesta sulla sua pagina Facebook.
L’eco della vicenda ha travalicato i confini regionali per finire su tutti i giornali nazionali e perfino all’estero. L’hashtag #iostocondaniza è entrato nella “top ten” su Twitter. Una petizione in lingua inglese, con firme da tutto il mondo, ha superato quelle italiane fiorite un po’ dappertutto online e si appresta a raggiungere trionfalmente la cifra record di 100.000 firme. Un fenomeno senza precedenti. Daniza ha 19 anni ed è uno dei primi orsi importati in Trentino dalla Slovenia per il ripopolamento della specie autoctona ormai in estinzione, avviato col progetto “Life Ursus“. La sua cattura e reclusione a vita in un recinto, coi cuccioli lasciati al loro destino ma con poche speranze di sopravvivere, rischia di sancire il clamoroso fallimento del progetto che pure era stato riconosciuto, anche a livello internazionale, come un progetto difficile e coraggioso per favorire la sopravvivenza del più grande predatore nelle Alpi.
Certamente chi deve decidere in Provincia non si trova in una posizione facile. Nessuno poteva prevedere una rivolta popolare di queste dimensioni. L’esito della vicenda ora è incerto: la caccia all’orsa è ancora aperta ma Daniza non si fa catturare (o non la vogliono catturare per riflettere meglio sul da farsi). Sembrerebbe tuttavia ragionevole e opportuna una dignitosa marcia indietro con il ritiro dell’ordinanza di cattura, come già peraltro timidamente accennato da un assessore. Prima che la battaglia diventi una Caporetto. Prima che l’immagine bucolica (e un po’ fasulla) del Trentino “naturale”, costruita faticosamente in anni di marketing e pubblicità, finisca irrimediabilmente in pezzi davanti all’opinione pubblica.
La petizione in favore di Daniza
http://www.thepetitionsite.com/212/812/645/sa/
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