In seguito all’incidente mortale di Simon Gautier, l’escursionista francese morto nel Cilento, è tornata alla ribalta la questione di come farsi rintracciare in caso di pericolo. Provo a riassumere in sintesi. Lo strumento principale resta lo smartphone, che ormai abbiamo tutti. Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza, specie ai neofiti, su come funzionano le chiamate di emergenza e le relative problematiche.
LA TUA POSIZIONE COL GPS
Tutti i modelli recenti di smartphone sono dotati di ricevitore satellitare. La rete di satelliti più conosciuta (sviluppata dal Pentagono per scopi militari negli anni ‘70) è denominata GPS – Global Positioning System, di proprietà americana. Esistono tuttavia altre reti satellitari, che funzionano con lo stesso principio, ovvero una serie di satelliti (una trentina) in orbita attorno alla terra: Glonass (russo), Baido (cinese), Galileo (europeo). Gli smartphone più recenti possono ricevere i segnali di più reti di satelliti, migliorando la localizzazione con precisione inferiore abbondantemente inferiore al metro! Questo sistema nei luoghi aperti funziona sempre, con precisione variabile ma mediamente molto buona (meno di una decina di metri): questo dipende da quanti satelliti riesce a ricevere contemporaneamente, 4 è il numero minimo per una geolocalizzazione di precisione. Il bosco fitto o le gole rocciose possono peggiorare la precisione, mentre nei luoghi chiusi senza finestre, per esempio un garage sotterraneo, la ricezione si interrompe. Il GPS è indipendente dal campo telefonico, quindi anche senza alcun segnale telefonico il GPS lavora tranquillamente per conto suo. Una o più app installate sul telefono sono in grado, elaborando i dati dei satelliti, di determinare la propria posizione in tutto il mondo, mostrandola su una mappa o fornendo le coordinate espresse in latitudine e longitudine (una serie di numeri). Il GPS quindi riceve i segnali dei satelliti ma non è in grado di trasmettere alcunché. il problema dunque in caso di emergenza è di conoscere la nostra posizione ma di non poterla comunicare. Qui subentrano gli altri sistemi di comunicazione del telefono.
COME COMUNICA IL TELEFONO CELLULARE
La voce e i dati della connessione internet viaggiano nell’etere tramite diversi protocolli di comunicazione che si sono evoluti nel tempo: dal primo GSM fino al 3G, 4G e ora il 5G (dove “G” sta per generation). La copertura è variabile e dipende dalla infrastruttura del gestore sul territorio (ripetitori). In caso di campo debole (es in montagna), il semplice SMS è il mezzo che ha più probabilità di funzionare. E’ chiaro tuttavia che senza campo da parte di nessun operatore telefonico, è impossibile comunicare.
IN MONTAGNA CON LO SMARTPHONE
Le reti telefoniche cellulari sono diffuse principalmente nelle città, ovvero dove ci sono più persone. In montagna e nelle zone disabitate il segnale può essere debole o addirittura assente. La copertura come detto dipende dal nostro operatore, per cui in una certa zona ci può essere il segnale di uno o più operatori. Quando si chiama un numero di emergenza tuttavia (112), la chiamata utilizza automaticamente un qualsiasi operatore che abbia campo in zona.
COSA SUCCEDE IN CASO DI INCIDENTE
Se si riesce a telefonare, si compone il 112. Gli operatori sono in grado di ottenere una prima localizzazione di massima mediante le celle telefoniche a cui è ”agganciato” il telefono. La situazione ideale è quando il telefono è connesso a più celle per poter fare una triangolazione. Le celle telefoniche che coprono il territorio tuttavia hanno una dimensione variabile: nei territori scarsamente abitati, come in montagna, possono coprire aree molto vaste. Se il telefono aggancia una sola cella, lo localizzazione è molto approssimativa e l’area può essere di molti chilometri quadrati: questo chiaramente è un grosso problema se si deve cercare qualcuno in pericolo.
Per una localizzazione più precisa, se il chiamante non sa dire dove si trova, la centrale di soccorso può sfruttare ulteriori sistemi incorporati nei telefoni: ELS (Emergency Location Service) e AML (Advanced Mobile Location): il primo per Android, il secondo per iPhone. Entrano in funzione automaticamente quando si compone il 112, ricevendo le coordinate GPS direttamente dal telefono tramite connessione dati o SMS. Questo sistema di geolocalizzazione però non è implementato su tutti gli smartphone (solo in quelli più recenti) e non funziona ovunque (in Italia solo in certe regioni e province). Per risolvere questa confusione una direttiva Europea obbliga i Paesi UE ad adeguarsi nel 2020.
In alternativa esiste un ulteriore sistema, l’SMS Locator: la centrale invia un sms al chiamante, che deve rispondere cliccando su un link che attiva l’invio delle coordinate GPS. Purtroppo questo sistema per via delle norme sulla privacy implica che l’utente debba rispondere all’SMS cliccando sul link inviato: un grosso limite nel caso in cui sia gravemente ferito o impossibilitato ad operare sul telefono. Altro metodo, se il chiamante è in grado di interagire, è la condivisione della posizione tramite Whatsapp (se installato sul telefono) o Google Maps: in questo caso l’operatore di centrale guida il chiamante nella procedura.
NB: il numero unico 112, per questioni burocratiche e organizzative, non è attivo in tutte le regioni italiane. Funziona invece in tutti i paesi europei e molti altri nel mondo, inclusi Russia e USA (negli USA componendo il 112 si viene dirottati automaticamente sul loro numero unico che è il 911).
LA APP “112 WHERE ARE U?
E’ una delle app migliori, anche se non l’unica, per fare chiamate di soccorso. E’ gratuita ed è cosa saggia installarla sul telefono, configurarla e prendere confidenza, ci vogliono solo pochi minuti. Si possono fare anche chiamate “mute” (es se feriti e non in grado di parlare, o per esempio durante una rapina).
La chiamata tramite l’app trasmette automaticamente le vostre coordinate alla centrale di soccorso, tramite connessione dati oppure, se questa non è possibile, tramite SMS. La app attiva il GPS anche se è disattivato. Where Are U è scaricabile gratuitamente per Android o Apple . Anche questa app tuttavia diventa inutile se non c’è il segnale di nessun operatore. In questo video è spiegato come funziona.
SEMPRE REPERIBILI COI TRASMETTITORI SATELLITARI
Tutti i limiti dello smartphone legati alla possibile mancanza di campo, sono superati dai dispositivi satellitari bidirezionali, in grado di trasmettere la propria posizione e i propri movimenti (oltre a messaggi di testo o email) attraverso la rete satellitare IRIDIUM, quindi in tutto il mondo. Costano grosso modo quanto uno smartphone di fascia media, bisogna inoltre pagare un abbonamento. Un esempio è il dispositivo inReachMini di Garmin, acquistabile su Amazon. Per chi ha l’ossessione della sicurezza, uno strumento satellitare è la soluzione migliore per farsi rintracciare e seguire in qualunque parte del globo.
SMARTPHONE, ORIENTAMENTO, BATTERIA
Quando si affronta una escursione, possiamo contare sul nostro smartphone, un ottimo strumento GPS col quale possiamo sapere sempre dove siamo, indipendentemente dalla presenza di campo o meno. L’app che hanno tutti già preinstallata sul telefono è Google Maps, le cui mappe tuttavia hanno un dettaglio molto scarso in montagna. Meglio utilizzare app cartografiche specifiche, come ad esempio l’ottima MyTrails (disponibile gratis per Android nella versione di prova oppure al costo di pochi euro) che include mappe più dettagliate adatte per l’escursionismo come Kompass, le IGM e altre mappe basate su OpenStreetmap come Umaps o Opentopomap.
La cosa fondamentale è che tutte le mappe possono essere scaricate sul telefono e quindi utilizzabili in assenza di campo, quindi senza la necessità di attivare la connessione a internet. La app può anche registrare la traccia del nostro percorso (per esempio mentre si cercano funghi), mostrandola sulla mappa: in caso di problemi, è un gioco da ragazzi seguire il percorso a ritroso.
Il grosso problema dello smartphone è la durata della batteria: per farla durare il più possibile è bene attivare il risparmio energetico, togliere il bluetooth e la connessione dati. La cosa migliore è inserire la modalità “aereo” in modo che il telefono non consumi energia inutilmente per cercare il segnale. Utilissimo avere una batteria di ricambio: se il telefono non consente di sostituire la batteria si può utilizzare un “powerbank” per la ricarica (sono quelle piccole “saponette” da collegare al telefono con un cavetto).
Altro punto debole dello smartphone tradizionale è la sua fragilità: basta un urto o una caduta accidentale per rischiare di romperlo. Per questo problema esistono in commercio delle custodie che proteggono dagli urti il cellulare, basta cercare quella adatta al proprio telefono. Ancora meglio funzionano i cosiddetti “smartphone rugged“, cioè concepiti per l’uso “rude” all’aperto, per lavoro o sport. Più pesanti e ingombranti dei normali telefoni, in compenso sono corazzati per resistere a urti, cadute, possono sopportare perfino cadute in acqua. Hanno guarnizioni contro la polvere e un vetro protettivo per lo schermo, una batteria di lunga durata. Uno dei modelli più validi è l’Ulefone Armor 6E.
In ogni caso, lo dico spesso, nessun telefono è indistruttibile: è sempre opportuno avere con sé la tradizionale mappa di carta! 🙂
by Agh 10/2019
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