Il paese di Stramentizzo Nuovo, edificato dopo la realizzazione del bacino nel 1956 che sommerse il paese
Se l’Avisio è tignoso, noi lo siamo di più. Dopo 8 giorni di esplorazioni e di dura lotta col fiume,
l’Avisio è esplorato quasi per intero, prevalentemente sulla riva sinistra orografica,
dalla diga di Stramentizzo fino a Lavis.
La bella strada forestale che taglia tutto il versante sopra il bacino di Stramentizzo
Ora resta da cercare, in questa
9a giornata di esplorazioni, un
collegamento logico tra la Forra dei Camini, l’impressionante gola rocciosa dove è stata costruita la Diga di Stramentizzo, con Molina di Fiemme. Impresa tutt’altro che banale come scopriremo. Prima esploriamo dunque
il versante a nord del lago, tra Molina e Anterivo. Ci sono delle belle strade forestali nel bosco, il problema è che sono un po’ troppo in quota, circa 200 metri più in alto: il lago di Stramentizzo non si vede quasi mai e per un trekking che vorrebbe essere fluviale questo non va tanto bene.
Uno dei rari squarci verso il lago
Colossale macigno nel bosco
Bellissimo bosco con "tappeto" di muschio
Dopo aver attraversato tutto il versante da ovest ad est torniamo giù nei pressi della diga per vedere se c’è qualcosa lungo la riva. Esploriamo una
bella stradella boscosa in direzione Molina, con begli scorci sul lago che sta una vetina di metri più in basso.
Ha l’aria di essere la vecchia strada prima che costruissero la provinciale. In un punto è ostruita da una frana, ma noi passiamo ugualmente. Purtroppo non andiamo molto avanti, la strada si esaurisce nel bosco a circa metà lago nella solita boscaglia impenetrabile.
La bella stradella lungo il Lago di Stramentizzo, probabilmente la vecchia strada
Begli scorci sul lago
La stradella che costeggia il lago
Sulla riva, piuttosto fangosa e ghiacciata, ci sono pochi tratti camminabili
Lago di Stramentizzo con vista verso ovest
La vecchia strada che costeggia il lago
In marcia sulla riva, ma dovremo desistere
Proviamo allora a
proseguire direttamente lungo la spiaggia, ma tra ghiaccio e fango è difficile e molto scivoloso, si rischia di finire in acqua. Risaliamo per un costone e torniamo su fino alla strada provinciale, torniamo indietro verso lo sbarramento artificiale e recuperiamo una delle due auto con la quale ci spostiamo a
valle della diga, dove una forestale scende con tornanti verso la forra. Risaliamo brevemente per andare a vedere la diga, percorrendo un sentiero che si inoltra verso la
Forra dei Camini. Arriviamo a circa 150 metri dallo sbarramento, oltre non è possibile proseguire perché le pareti di roccia sono verticali. Poco più a valle c’è
l’edificio di servizio della diga e gli enormi tunnel di scarico scavati nella roccia.
La forestale che scende verso la forra della diga
La nostra traccia esplorativa (in rosso) a valle delle diga
L'edificio di servizio della diga
La Forra dei Camini con lo sbarramento
Proviamo a scendere lungo il torrente verso ovest
Una volta in fondo arriviamo proprio nella gola dove, sulla riva opposta, eravamo arrivati da Ischiazza durante la prima esplorazione. In questo punto l’Avisio passa in una stretta forra rocciosa tra due pareti abbastanza vicine, saranno circa 10 metri, sarebbe un punto ideale per attraversare con un ponte tibetano.
La bellissima forra dove si potrebbe passare sull'altra riva con un ponte tibetano
Camminando lungo la riva, il fondo è molto scivoloso
Passaggio in acquitrino
Già che ci siamo proviamo ad esplorare anche la riva dx orografica scendendo verso Rover. Ma è subito durissima: boscaglia intricata, pietre scivolose e ghiacciate, erba alta, acquitrini. Il paesaggio è selvaggio ma molto rognoso da attraversare a piedi. Arriviamo davanti ad uno
sperone roccioso insuperabile, curiosamente forato da una galleria. Probabilmente serve come sfogo durante le piene altrimenti l’acqua, andando contro la roccia, rifluirebbe a monte impedendo il deflusso.
Un tratto di acqua calma
Attraversiamo il tunnel
Attraversiamo il tunnel e con molta difficoltà percorriamo ancora circa 1 km lungo la riva quasi impraticabile fino ad una radura, dominata dall'alto con l'immancabile capanno dei cacciatori che fanno tiro al bersaglio. L’ora però si fa tarda, è tempo di rientrare. Abbiamo ben poca voglia di tornare dalla stessa via dell’andata, decidiamo quindi di provare a risalire per il bosco ripido.
E’ l’ultima dura ravanata della giornata, su per il bosco senza alcun sentiero seguendo solo vaghe tracce di animali.
L'Avisio in questa zona è quasi sempre in ombra e in questa stagione è una ghiacciaia
Per fortuna imbrocchiamo un paio di dorsali dove si sale meglio in un bosco meno fitto. Negli ultimi 100 metri sotto la strada provinciale camminiamo in mezzo alla spazzatura, come di consueto, visto che i soliti incivili usano le scarpate per buttare i rifiuti.
Le rive in questo tratto sono camminabili con molta difficoltà
L'immancabile copertone buttato dalle scarpate: in questo caso ha trovato rifugio e riparo una piccola pianta di abete
Ci sorprendiamo sempre all’idea che qualcuno possa caricare di rifiuti la macchina per andare alla prima piazzola per scaraventare tutto di sotto. Per oggi ne abbiamo abbastanza, abbiamo ravanato per 13 km. La prossima esplorazione sarà, a dio piacendo, il tratto tra Rover e Maso Conti, sotto Capriana, ancora sulla riva dx orografica.
Infestanti nella boscaglia
L'ultima dura risalita verso la strada provinciale
Chiesetta di Stramentizzo Nuovo
L'esplorazione di oggi, "solo" 13 km ma complicati
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