Rifugio Madron - Città di Trento (© foto Agh)La nostra meta è il
Corno di Lagoscuro m 3166, passando per
Cima Payer m 3056 (luoghi a me del tutto ignoti, vergogna!). La partenza è da
malga Bedole m 1450, dove si arriva in auto (libero accesso solo ante ore 10.00, poi navetta) in cima alla splendida
Val di Genova.
Si percorre un pezzo di forestale per alcuni km fino
al Rif. Bedole m 1641, quindi il sentiero 210 si inerpica sul costone ripido con frequenti zig zag fino a 2130 m, per poi compiere un lungo traverso verso ovest, prendendo il nome di “
Itinerario naturalistico Marchetti”. Appena oltre il bosco il paesaggio si fa grandioso, con la vista dei
ghiacciai delle Lobbie e del Mandron. Alle nostre spalle svetta cima Presanella.
A quota 2430 incontriamo il
Centro Glalciologico intitolato all’alpinista, esploratore e pittore austriaco
Julius Payer (1841-1915). Si tratta di un allestimento ricavato nel vecchio rif. Mandron con una mostra permanente sul più grande ghiacciaio italiano, il Mandron. Nei pressi ci sono i ruderi del “Leipziger Hütte” costruita nel 1896, che venne distrutta da una granata italiana nel corso della Grande Guerra. Poco distante si trova anche un piccolo cimitero militare. Ancora 10 minuti e siamo al
Rif. Mandron m 2450, con spettacolare vista sui ghiacciai da cui proviene il cupo rimbombo di grandi cascate. Facciamo una intervista al volo al
gestore Carlo Gallazzini. Chiediamo qualche info sul percorso, e ci scatta una campanellino di allarme quando Gallazzini accenna alla necessità di imbrago per salire Cima Payer, anche se, pare, non indispensabile se abbastanza esperti.
Piuttosto dubbiosi ci incamminano verso il Passo di Payer. La carta kompass indica i sentieri in modo molto fantasioso (cosa confermata poi dalla traccia gps), tuttavia seguiamo i segni, non troppo frequenti, senza grossi problemi. Poco sotto passo Payer vediamo una comitiva scendere con molta circospezione dalla cima: sono attrezzatissimi con casco, imbrago e guanti. Chiediamo ragguagli: “Eh insomma, ci sono dei bei tratti esposti...”. Noi non abbiamo nessuna attrezzatura, perché nelle relazioni non sembravano necessarie. Guardiamo l’attacco, non sembra difficile, c’è però una catena come assicurazione, la parete è un po’ esposta. Il mio amico, discreto scalatore (con assicurazione) dichiara di voler fare dietrofront. Dice di andare io se voglio, ma non mi alletta troppo l’idea, oltretutto non conosco come è il percorso. Rinunciamo alla salita e inventiamo al piano B. Scendere a Lagoscuro sarebbe molto lunga, adocchio quindi dei nevai sotto cima Payer che ci permetterebbero di bypassare velocemente la cima. Raggiungiamo i nevai (che tengono bene) e iniziamo la traversata evitando le infami pietraie, perdendo però quasi 150 metri di quota e circa 1 ora e mezza. Come previsto sulla neve si viaggia veloci, poi ci sono dei costoloni rocciosi facili da attraversare. Intercettiamo quindi il
sentiero 209 e risaliamo la ripida
forcella di Lagoscuro 2970, dove sono ancora ben visibili le trincee e parecchie tracce di reticolati. Appena sbucati troviamo… un cantiere
(( Degli operai stanno erigendo quello che noi credevamo un bivacco, poi sapremo che si tratta di una chiesetta (ma perché?)
Attacchiamo l’ultima ripida rampa per la cima del
Corno di Lagoscuro m 3166, sfruttando lunghe scalinate della prima guerra mondiale. Poco sotto la cima il compagno da’ forfait per salire gli ultimi 30 metri alla cima, su cui non si sente sicuro. Io vado su e posso finalmente vedere la
Capanna Faustinelli a m 3160. Giro qualche video, faccio un po’ di foto poi torno giù dall’amico che mi aspetta alla base. Riprendiamo il sentiero 209 che fa tutt’altra strada rispetto a quanto riportato sulla mappa. Comunque basta seguire i segni. Torniamo così al rif. Mandron e poi giù fino a Malga Bedole. Voelvamo fare il sentiero Migotti per il rientro ma è tardi e sarà per un’altra volta. Alla fine della giornata saranno quasi 20 km, disl. 1800 (150 in più per il fallito tentativo a Cima Payer).