Alle porte della mia seconda settimana di ferie, cerco qualcosa di fortemente impattante per iniziare bene e con il giusto spirito la settimana del ferragosto , così sabato mi armo di scarponi zaino e tutto il necessario tecnico e parto per il Rifugio Gnutti, la destinazione ovviamente è il
Monte Adamello 3539m.
Dalla val Camonica all'abitato di Sonico una strada che conduce verso Garda porta verso il Ponte del Guat.
Con la frana scesa poco tempo fà, la strada non è più accessibile per lavori e bisogna prendere quella che fanno i Bresciani cioè da Malonno.
Lasciamo l'auto al
Ponte del Guat 1528m dove ci cambiamo, un paio di pantaloncini alla Nantes, (scusa ancora ma ormai ci ho preso l'abitudine
) e parto per il Rifugio Gnutti, attraverso il sentiero del Miller con le omonime scale.
La salita è fresca le condizioni non promettono nulla di buono, ma alla fine il tempo si rivelerà magnanimo con me.
Dopo poco meno di un paio d'ore con passo turistico arrivo al
Rifugio Gnutti 2166m dove appare la diga del Miller che forma il lago a monte del Rifugio.
L'accoglienza è ottima, spettacolare, non siamo in un rifugio trentino, la struttura non è simile alle nostre, ma le persone?
mi hanno sciolto... la signora mi faceva entrare in cucina, il nonno mi raccontava aneddoti e il gestore bramava dalla voglia di dare indicazioni sulla via che avrei dovuto compiere il giorno sucessivo.
Per l'accoglienza il cibo e il fattore umano mi sento proprio di dare loro un bel 10!!!
L'indomani sveglia alle 5, abbondante colazione (anche se mangiare la mattina prestissimo sempre mi crea non poche difficoltà), ci si veste ben bardati perchè il tempo non è dei migliori, ma si spera... e si parte testinazione
Via Terzulli.
La Via Terzulli è considerata da molti una ferrata, ma non lo è, a mio avviso è o un sentiero attrezzato di
II III grado con passaggio di IV, o una via alpinistica con gli stessi gradi
essa è attrezzata appunto nei punti più difficili con nuove catene e dei pali per la calata in doppia.
Dal rifugio si arriva in circa 2 ore all'
attacco della via, siamo a
2930m circa.
La via è molto bella, un pò mossa bisogna stare attenti a non scaricare sassi, per questo è fondamentale per la sopravvivenza l'uso di un buon caschetto
abbinato al buon senso di far partire una persona per volta nei pezzi più franosi!!
Rimontiamo tra le nebbie e l'umidità che non molla (si rivelerà compagna indesiderata per tutto l'itinerario... ) arriviamo al
Passo Adamello 3200mdove purtroppo succede un incidente, un signore che stava più avanti misteriosamente è finito con il piede sotto un sasso di grosse dimensioni, che a fatica in 3 siamo riusciti a spostare. Il signore decide di non proseguire e di tornare in rifugio, dove al mio ritorno saprò che è sceso a valle rifiutando l 'intervendo dell'elicottero per il trasporto in Pronto Soccorso (a mio avviso in questo caso l'elicottero non era indispensabile ma sarebbe cmq stato utile... il dolore da schiacciamento degli arti inferiori provoca anche grossi ematomi al piede lunghi da riassorbire).
Calziamo i ramponi e superiamo un tratto di canalino a 45° per rimontare il Pian di Neve dove lo costeggiamo fino all'inizio della cresta rocciosa che porta verso la vetta.
Tolgo i ramponi e li lascio li, mi incammino verso la Vetta, tra roccette, ciotoli granitici e dopo poco la raggiungo.
Sono sull'
Adamello 3539m e il tempo si è girato completamente, da nebbie e forti venti a calma e sole...
La vista sul pian di neve è da lasciare a bocca aperta qualsiasi essere vivente, nonostante il ghiacciaio però sia rovinosamente calato di spessore e annerito in una modalità disarmante, la panoramica è eccezzionale.
Dal Corno Bianco alle 3 Lobbie, Cresta Croce (Cima Giovanni Paolo II), rimango estasiato e davvero a bocca aperta.
Dopo un veloce spuntino e lo scambio di qualche battuta con chi come me è arrivato fino li dalle vie Terzulli o normale, mi incammino in giù, la discesa è infinita, lunghissima e richiede molta attenzione , piede fermo.
Bisogna tener conto che se non si fa la traversata poi dall'Adamello al Garibaldi o Mandrone, bisogna disarrampicare la via Terzulli.
E così ho fatto, portandomi fino al rifugio in meno di 3 ore.
Arrivato e distrutto la signora mi fà un buon piatto di spaghetti al ragù, raccatto la roba che avevo lasciato in rifugio e mi ridirigo verso la macchina, con un sorriso a 42 denti una felicità indescrivibile.
Alla fine della giornata il mio Garmin segna:
18,27 km
Aumento di quota: 3,211 m
Perdita di quota: 3,185 m
Quota min: 1,536 m
Quota max: 3,549 m
Tempo in movim.: 5:23:17