Autore Topic: [ALPI DI LEDRO] Traversata Gaverdina 2047 - Monte Altissimo 2186  (Letto 21261 volte)

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Dalla vetta del Monte Altissimo volgendo lo sguardo verso il tratto percorso dalla Gaverdina: a sx. Doss della Torta

Dopo numerosi avvistamenti, ho regolato finalmente i conti anche con l’Altissimo nelle Alpi di Ledro :) . Con quest’ultima cima ho esplorato praticamente tutte le cime principali di questa zona del Trentino così ricca di testimonianze della Grande Guera. Nella precedente Traversata dal rif. Pernici alla Bocca dell’Ussol, avevo adocchiato la sagoma imponente e severa dell’ignoto Monte Altissimo 2128. Idem nella Traversa del M. Cogorna, il “bestione” svettava sempre all’orizzonte.


La cresta del Monte Altissimo vista dal Doss della Torta


Monte Altissimo col Carè Alto sullo sfondo

L’attacco è stavolta da Bondo, in Valle del Chiese, da dove seguo le indicazioni per Malga Gaverdina e parcheggio a quota 880 (avrei potuto proseguire in teoria, ma dei cartelli avvisano “strada chiusa al traffico per frana”), ovvero nel punto i cui, in teoria, dovrei riuscire a chiudere il solito anellone che ho concepito.


L'abitato di Bondo salendo verso la Val Gaverdina

Mi avvio quindi a piedi lungo la strada che imbocca la Val Gaverdina con un caldo a dir poco africano. La strada forestale è lunghissima, con pendenza costante e sostenuta, che mi fa sudare come una fontana. Arrivo alle bellissime radure di Dasone, punteggiate da baite favolose.


Le magnifiche radure di Dasene

Proseguo di buona passo, anche se l’erta forestale mi tira il collo: per fortuna alcune fontane molto gradite lungo il percorso mi permettono di rinfrescarmi e fare rifornimento di  acqua. A Malga Gaverdina 1386  per fortuna c’è una piacevole brezza che mi fa respirare. Posto bellissimo, peccato per l’orrido silos di mangimi che fa tanto cantiere.


Malga Gaverdina

C’è un baitello dei cacciatori, chiuso a chiave, mentre la malga è aperta con uno stanzone-cucina con stufa e tavolaccio, acqua alla fontana esterna. Guadagno ancora quota, lentamente, per l’erta forestale che arriva fino al Baito Casinot 1682 (o Casinetto), buona struttura-bivacco con acqua corrente, brande e materassi al piano superiore, tavolo e stufa al pianoterra.


Baito Casinot (o Casinetto)


Verso Bocca dell'Ussol, si distingue la Chiesetta degli Alpini scavata nella roccia

Riprendo il cammino ora su sentiero ripido verso la Bocca dell’Ussol 1878. Fino qua sono già quasi 9 km percorsi. I prati sono zeppi di fiori. Percorro ora il crinale fino a Cima Gaverdina 2047, da cui ero transitato nella precedente traversata, costellato di caverne della Grande Guerra e resti di trincee. Incontro una viperella sul sentiero che fugge subito.


Una giovane viperella si scalda (!) sul sentiero


I prati sono invasi di fiori, qui due anemoni


Bocca dell'Ussol con la scalinata che conduce alla Chiesetta degli Alpini


Chiesetta degli Alpini

Il caldo è veramente spaventoso e sono quasi esausto, decido quindi di fare sosta pranzo per recuperare le forze prima di affrontare l’impegnativa  traversata. Dopo la sosta studio la situazione, per quanto è possibile vedere: un cartello della Sat avvisa che il sentiero 463 è ufficialmente chiuso (ma questo già lo sapevo) e il crinale appare piuttosto rognoso ed esposto. Avevo letto da alcune relazioni online che il tratto più ostico era quello iniziale, decido quindi di evitare questo tratto (non sapendo il motivo della chiusura del sentiero, immagino per franamenti).


Ultimo strappo a Cima Gaverdina (a sx)


Escursionisti verso Bocca dell'Ussol, sullo sfondo il Cadria


Il sentiero verso il Doss della Torta


Da cima Gaverdina verso Monte Altissimo, il crinale che mi aspetta...


Prezioso endemismo ledrense: la rara Viola dubyana, specie presente solo tra l'Alpe di Ledro e il Bresciano

Torno indietro per un po’ e da una forcelletta sotto cima Gaverdina mi calo per tracce incerte lungo il versante OVEST del crinale. Costeggiata e aggirata dal basso la parte rocciosa più impervia la traccia si perde: riguadagno quota per un canalino con l’idea di riprendere il crinale e quindi il sentiero che corro poco sotto sul versante EST.


La discesa alternativa che ho fatto per il versante OVEST, risalendo il canalino


La stessa situazione vista dal fondo, verso la forcella e cima Gaverdina a sx


Dopo essere sceso a OVEST e aver scollinato tra le mugaie, ho riguadagnato il sentiero sull'impervio versante EST

Arrivato sul crinale però c’è una micidiale cortina di mughi che mi separa dal sentiero 50 metri più in basso, di evidente origine militare. Poco male, mi calo con prudenza tra i mughi (in discesa non è neanche così male), e dopo la ravanata d’ordinanza -sudando come un bue- raggiungo il sentiero. Sentiero che appare subito tutt’altro che rilassante: una traccia esilissima è affacciata su costoni erbosi ripidissimi. Un passo falso e ciao. Con molta attenzione percorro una serie estenuante di traversoni, alcuni molto esposti: la traccia, se così si può definire, è larga quanto uno scarpone, bisogna stare concentratissimi perché uno scivolone o un inciampo su quei ertissimi versanti erbosi sarebbero fatali.


Uno dei stramaledetti traversoni esposti, molto pericolosi: sullo sfondo Cima Gaverdina


I micidiali versanti ovest che si traversano in costa, sullo sfondo, lontanissimo, spunta il M. Altissimo

E’ un saliscendi abbastanza stressante, in esposizione continua, dove non sono ammessi passi falsi, la via è ben segnata (segni bianco/rossi) ma la traccia molto vaga e in certi tratti quasi inesistente. Superata la parte più ostica, il sentiero si alza a ridosso del crinale e si cammina un filo più tranquilli, ma sempre in esposizione costante per cui non sono concesse distrazioni. Dopo aver svoltato l’ennesimo costone mi appare la sagoma del Monte Altissimo, che sembra orribilmente lontano. Non solo lontano ma anche rognosissimo da salire: i suoi versanti erbosi appaiono quasi verticali. 


Appare il Monte Altissimo: da dove cacchio si sale? L'ascesa pare proibitiva..


L'attacco per l'erboso e ripido crinale sud

Inutile scoraggiarsi: si va vedere da vicino e poi deciderò. Con calma e pazienza avanzo lentamente, stando sempre attento a dove metto i piedi. Alcuni tratti sono invasi dalla vegetazione alta, bisogna stare attenti a non perdere la traccia. Finalmente arrivo alla base dell’Altissimo, dove abbandono il sentiero per percorrere il crinale sud. Ci sono delle tracce esilissime, quasi invisibili, che però conducono alla via di salita più praticabile. Si aggira un roccione a sx quindi si affonta, sempre su pendenze erbose molto sostenute, un canalino tra due pareti rocciose. Ancora maledetti traversi esposti, poi finalmente sono sul crinale più facile e finalmente arrivo alla cima del Monte Altissimo 2125, stranamente senza cippi né croci.


In vetta! A sx il massiccio del Doss della Torta


La via di salita fatta

Se non fosse per una provvidenziale brezza il caldo sarebbe bestiale, in giro c’è molta foschia. Vedo da lontano il Doss della Torta, e tutto il crinale percorso, che pareva corto e invece è eterno, sono oltre 3 km molto tormentati ad alta tensione. Faccio una breve sosta per riprendere fiato, poi affronto la discesa. Dò una occhiata al versante sud, impossibile scendere, quindi torno da dove sono salito. Sono in dubbio se usare i ramponcelli, che ho nello zaino (ottimi non solo su neve ma anche su pendii erbosi), ma poi per pigrizia scendo senza. Arrivo abbastanza rapidamente alla base dell’Altissimo, dove speravo che le pene fossero finite.


Monte Altissimo, in basso si distingue la traccia del sentiero in costa

Invece ci sono altri traversoni esposti da percorrere: con calma e prudenza raggiungo finalmente la Bocca di Vallarga 1876, dove la traccia scende verso OVEST per Malga Meda.


Un altro fottuto traversone su pendii erbosi ripidissimi


Monte Altissimo (a sx) e Bocca di Vallarga visti dal M. Cogorna


Finalmente avvisto Bocca di Val Larga, col roccione gigantesco davanti a Cima Pala 2007

Il sentiero a un certo punto scompare dentro a una frana, devo scendere alla cieca ravanando tra la vegetazione, per fortuna per meno di centro metri, quando ritrovo la traccia che mi porta a Malga Meda 1650. Ho fatto male i conti però: speravo di trovare acqua presso la malga ma la sorgente è secca. Nella fontana c’è un rubinettone da cui però esce acqua maledoroante che mi guardo bene dal bere nonostante la sete. La malga è bella, i locali sono aperti e sembrano abitati di recente anche se non c’è in giro un’anima.


I prati sono zeppi di Anemone narcissiflora


Malga Meda

Inizio la eterna discesa per la Val Bolbeno. Solo dopo parecchi km di discesa trovo finalmente acqua nel torrente. A Malga Splaz 1019 c'è il punto cruciale: devo cercare di rientrare verso la Val Gaverdina seguendo dapprima una strada forestale, poi una vaga traccia che mi porta sulla strada forestale di Malga Arteson. Qui provo ancora ad abbandonare la strada forestale per seguire una traccia che dovrebbe abbreviare il percorso.


Monte Cogorna e Doss della Torta

La traccia diventa rapidamente un traccia per capre, per poi quasi scomparire in un improbabile traversone con le tracce sempre più labili, quasi invisibili nell’erba alta del solito costone piuttosto impervio. Dopo alcuni km in cui procedo quasi a tentoni nella selva, sono sul punto di rinunciare di proseguire per un ostico traversone su costone ripido, la traccia è pressoché scomparsa nell’erba alta. Solo per testardaggine proseguo a intuito e, quando ho quasi deciso di rinunciare tornare indietro (sono quasi le 8 di sera) avvisto con gioia una forestale non segnata sulle carte. Salvo! IL GPS del cello è stato di grande aiuto in questo tratto, sarebbe stato impossibile districarsi senza. La forestale mi fa perdere quota nella direzione voluta, i piedi iniziano a “lamentarsi” ma ormai sono a buon punto, un’occhiata all’altimetro mi da conferma che sono ormai vicino a quota 880. Infatti poco dopo sbuco sulla strada forestale e in breve sono alla macchina, sono le 20.30, con ancora un’ora luce di margine :). Piuttosto stanco ma sano e salvo anche stavolta. Conclusioni: giro bellissimo e selvaggio ma molto impegnativo, rognoso, in buona parte costantemente esposto. Attenzione il sentiero è ufficialmente chiuso. Onestamente non lo consiglierei se non a gente esperta e allenata che ami particolarmente le ravanate. Sconsigliatissimo ovviamente col bagnato. 
Dislivello m 1950, sviluppo 25 km


Il percorso
« Ultima modifica: 06/04/2022 09:27 da AGH »
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Offline radetzky

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by AGH d.o.c. !
Con questo caldo (roba da ficcarsi in un crepaccio di ghiacciaio !) e da solo, 6 fuori tu  ::)
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

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Meglio da soli su ste robe, sarei stato in ansia :)
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Meglio da soli su ste robe, sarei stato in ansia :)
...e lo so, ma cavolo se ti storti una caviglia lì in mezzo non ti trovano + !
Quanti litri ti sei bevuto con quel caldo ?
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Offline AGH

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Io soffro parecchio il caldo, ma pensavo che in quota fosse un po' più fresco,  ci saranno stati 30 gradi... Avevo dietro 1,5 litri ma ho rabboccato ogni volta che potevo. Ero più preoccupato per eventuali temporali a dir la verità..
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Offline radetzky

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... pensavo che in quota fosse un po' più fresco,  ci saranno stati 30 gradi...

con queste temperature puoi tranquillamente guardare le carte di temperatura a 850hPa  e 500hPa : sono sempre affidabili perchè i palloni sonda le verificano ogni 3-6-12 ore (dipende dal servizio aeronautico dei singoli paesi, da noi anni fa erano ogni 3 ore adesso ogni 12)...
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Offline trabuccone

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Bravo Agh! Perfettamente nel tuo stile  ;) Un pò te le cerchi su quei traversi, dovrei tirarti le orecchie io stavolta  ;D
per sempre oppressi da desiderio e ambizione c'e' una fame non ancora soddisfatta,
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte

Offline giesse59

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Mamma mia che giro ... e che traversi !!!

C'è un che delle traversatone sul paleo apuano in quelle tracce espostissime sui pendii erbosi ripidi.

Ecco, per esempio questa è la via normale al Pisanino
   

Offline AGH

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Mamma mia che giro ... e che traversi !!!
C'è un che delle traversatone sul paleo apuano in quelle tracce espostissime sui pendii erbosi ripidi.

ecco fa conto  ;D
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Offline Selig

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 :) Ed eccolo di nuovo qua... nei miei posti adottivi!
Sì l'impatto iniziale con questi posti così selvaggi ci mette un po' alla prova ... ma poi... è il bello di queste montagne!
Complimenti Agh: bel giro! ;)
Luisa Tomasi

Offline Artic

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Bello, bello, ecco la cresta Gavardina/Altissimo che hai percorso vista dal Bleggio in versione invernale.

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Bello, bello, ecco la cresta Gavardina/Altissimo che hai percorso vista dal Bleggio in versione invernale.

bellissima foto! In inverno è da spararsi però  ;D
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Offline Artic

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bellissima foto! In inverno è da spararsi però  ;D
Poco ma sicuro.

Offline Normanno

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Bellissimi paesaggi e foto!  :) coraggioso ad affrontare tutti quei traversoni, io non me la sentirei!  ;D Relativamente alla questione dell'acqua volevo chiederti: tu come ti regoli per decidere se bere o non bere l'acqua che trovi durante i percorsi? Escluse le fonti che sgorgano direttamente dalla terra e le fontane appositamente realizzate, normalmente io sono abbastanza diffidente e bevo solo acqua che nel tratto immediatamente a monte abbia subito diversi salti su roccia (in modo da ossigenarsi e ridurre al minimo il rischio di una carica batterica importante) e per la quale posso essere sicuro che non vi siano a monte pascoli frequentati da bestiame. Queste condizioni sono abbastanza facili da riscontrare in alta quota, al di sopra della zona dei pascoli, però vedo che spesso tu fai giri interessanti anche a quota più basse, per cui volevo chiederti come ti regoli a riguardo. (al momento in questi casi io parto con una scorta d'acqua massiccia, ma ciò mi costringe a zaini-monstre come peso  >:() C'è qualche tipo di filtro o sistema di depurazione portatile che possa essere consigliabile?

Offline AGH

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Mai usati filtri, mai avuto problemi. Faccio come fai tu. Scelgo se possibile piccole sorgenti in quota, sopra o lontano zone pascolo,  che sgorgano direttamente dal terreno, con sufficiente portata d'acqua (evito ovviamente stagnanti o quasi ferme)

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