Ecco i percorsi citati.
Conoscendo già le parti terminali (Bolzano-Cima San Cassiano e zona Hirzer-Ivigna, mi son concentrato sulla parte dell’alta valle (attorno al passo Pennes per intenderci). Poiché il percorso non tocca le cime vicine, ho aggiunto con deviazioni la Jakobspitze la Tagewald e il Weisshorn (questo un su e giù parzialmente attrezzato): tre cime sui 2700 m; punti di pernottamento il Marburger Huette e l’alberghetto di Passo Pennes. (I nomi sono in tedesco perché più semplici da reperire con Google).
Ecco la descrizione: tre giorni di previsioni discrete dal 10 giugno e quindi, assieme ad un amico, partenza! In auto fino al piazzale bus di Sarentino (per questione di orari) poi bus fino al lago di Valdurna e di lì verso la Jakobspitze (cima san Giacomo) con veduta sul lago
e salita un po’ faticosa ad inizio stagione tra i rododendri
fino a raggiungere la vetta
e poi discendere al rifugio
Fin qui niente neve o quasi, dal giorno seguente..
Primi ospiti della stagione pernottanti e quindi il mattino presto verso la seconda cima (cima Tramin)
con qualche bel residuo di slavine da attraversare, ma niente di impegnativo se non per la disavventura allo scarpone del mio amico
che ha rallentato molto l’andatura avendo bisogno di costante manutenzione. Dalla cima si ridiscende dall’altro versante, ma il sentiero è scomparso in un canalino di neve ghiacciata
e quindi scendiamo avventurosamente per la cresta piuttosto instabile. Di lì una traversata in luoghi selvaggi (pur essendo relativamente vicini alla valle) incontrando parecchia neve, laghetti e ruscelli di disgelo
fino ad arrivare in vista del Passo Penens con vista sul ghiacciaio di Malavalle
e sulla meta del terzo giorno: il Corno Bianco di Pennes
Arriviamo quindi al Passo (e questa è l’unico neo del giro: l’albergo è sulla strada che è molto gradita dai motociclisti). Fortunatamente la sera è tranquilla e così la notte a parte un furioso vento che (così penso) spazzerà la foschia presente.
Terzo giorno e constato di aver pensato male. Un nebbione padano portato dal vento che continua a soffiare forte da sud. Pazienza, si parte; il percorso quasi in piano poi sale al Giogo delle frane per poi scendere verso Rio Bianco e da qualche parte prima del giogo si sale al Corno Bianco (al quale presto rinunciamo vista la scarsa visibilità). Quasi subito constatiamo che la nebbia si infittisce e aumentano le chiazze di neve che ingoiano il sentiero e relativi segni. Finalmente si sale un po’ a una forcella
il giogo? No. La forcella da’ ad una piana innevata e sentiero o segni niente. Ma si indovina una seconda forcella e puntiamo a questa. Ancora niente Giogo, ma conche e forcelle sempre più in su, mentre noi dovremmo andare in giù. Finalmente si intravede un chiaro segno e un sentiero; lo seguiamo, ma sale… E a questo punto mi son ricordato di avere un piccolissimo smartphone con MyTrails e altre app che fortunatamente mi hanno aiutato a superare il binomio nebbia/neve ( I particolari, a chi può interessare, son riportati al punto 4. qui:
http://neofitagps.webnode.it/smartphone/) e scendendo alcuni metri lungo la cresta ho trovato il punto di discesa
Alla fine seguendo prima un sentiero instabile per slavine e poi un bella valle verde (con sberleffo finale del Corno Bianco che si fa vedere per un attimo nella nebbia), arriviamo alla meta a Rio Bianco per prendere il bus per Sarentino, oltre alle prime gocce di pioggia, e chiudere il giro.
Bel giro da farsi appena aprono i rifugi (informarsi) con qualche attenzione ai depositi di neve a volte insospettabili, in zone altrimenti difficili da pensare per una gita singola e in luoghi molto selvaggi e solitari: in tre giorni abbiamo trovato una persona (un runner che si allenava per la gara), eccettuati ovviamente i dintorni di Passo Pennes.