Lungo il crinale verso il Manderiolo, in fondo a sx; sullo sfondo il Portule
Viste le condizioni precarie riguardo pericolo valanghe, neve crostosa eccetera, scegliamo un giro collaudato e abbastanza sicuro da fare in ciaspole: salita al
Piz di Levico 1908 con traversata, se possibile, al
Manderiolo 2048. La salita al Piz di Levico avviene senza problemi, la “tracciona” ci permette addirittura di salire in ramponcelli e quindi più veloci di tutti
. Fa freddo ma il sole scalda abbastanza, dove non c’è aria si sta quasi bene.
Malga Busa Verle
Il trincerone lungo la strada militare che sale alla cima
Ultimi strappi verso la cima
La rampa finale alla vetta del Piz di Levico o Cima Vezzena
Il panorama è fantastico, gli alberi stracarichi di neve donano al paesaggio un aspetto “canadese”. In cima però c’è un ventaccio notevole: dopo una rapida sosta per le foto di rito e riparati sotto il forte per bere un po’ di te caldo, decidiamo di calare lungo il
crinale est.
Vista sulla Valsugana coi laghi di Caldonazzo e Levico
Sulla cima del Piz di Levico, in basso Passo Vezzena
Qui troviamo una bella conca riparata e ci fermiamo a mangiare dopo aver scavato delle comode “poltrone” nevose, come in un solarium. Dopo la sosta riprendiamo la marcia verso il Manderiolo, per fortuna troviamo una traccia, altrimenti sarebbe stato molto faticoso poiché le croste non sono portanti e con le ciaspole si sprofonda spesso.
La puntina bianca che svetta sulla sinistra è la nostra meta: cima Manderiolo
Aggiriamo la piccola elevazione del
Camin a sud e arriviamo sul ciglio della voragine della
Bocca di Forno che precipita sulla Valsugana, che aggiriamo con circospezione evitando le grosse cornici nel vuoto.
Laciato il Piz di Levico e scesi alla sella, si procede con lunghi traversoni
La voragine della Bocca di Forno
Per fortuna la traccia che seguiamo dei due ciaspolatori che ci precedono ci evita molti ravanamenti per cercare la falsariga del sentiero lungo il crinale boscoso, sepolto da circa 1 metro e mezzo di neve.
Paesaggi canadesi, sullo sfondo si staglia la parete ovest del Portule
Il Piz di Levico visto da est coi laghi di Caldonazzo e Levico, la Marzola
Quando ci affacciamo sul crinale siamo investiti da raffiche di vento impetuose, in altre zone invece, forse per effetto delle correnti a ridosso del crinale, c’è una incredibile calma di vento. Cima Manderiolo sembra vicina ma il traversone è lunghissimo e piuttosto laborioso, dovendo passare a pochi metri dalle cornici di neve a precipizio sulla Valsugana e fitte fasce di bosco dall’altra.
Inizia il ravanamento in cresta, in lontananza Cima Mandriolo
Verso il Manderiolo la cresta diventa dorsale ampia
Vista sul Monte Verena
Ultime rampe verso la cima
L’ultimo tratto finalmente spiana e in vista della cima attraversiamo un paesaggio quasi lunare nel suo abbacinante biancore, coi pochi alberi rimasti che formano curiose piramidi di ghiaccio.
Gli abeti ghiacciati
Ecco la vetta!
Ultimo tratto di dorsale
Cornici
Ultimi metri...
Il grandioso panorama dalla cima verso il Portule
Ci fermiamo un po’ sulla cima ad ammirare il panorama ma il freddo è intenso e iniziamo la discesa. 100 metri sotto la vetta sopraggiunge improvvisamente un vento quasi patagonico che ci fa gelare rapidamente e ci obbliga ad una fuga precipitosa
verso Porta Manazzo.
Discesa dal Manderiolo
Paesaggio "lunare"
La grande spianata dei Fondi di Campo Manderiolo, verso Porta Manazzo
In basso per fotuna il vento cala, intercettiamo quindi la forestale dove, riparati nel bosco dal vento gelido,
rientriamo verso Passo Vezzena con un interminabile traversone che ci riporta alla macchina quando ormai è notte fonda.
Rientro per l'eterna forestale
Magnifico giro, molto panoramico, decisamente lungo ma abbastanza facile con traccia fino a Manderiolo: senza traccia può essere molto problematico, se già non la si conosce, trovare la giusta via. Sviluppo circa 21 km, dislivello 850 m.
Il percorso