Autore Topic: [CATENA DI CIMA DODICI] Cima Undici m 2228 dalla Val dei Morti  (Letto 42776 volte)

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Offline pianmasan

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Impegnativa e avventurosa escursione in una delle valli più selvagge tra quelle che scendono dal margine dell’altopiano di Asiago verso la Valsugana: val dei morti, nome assegnato non so se per incidenti mortali o perché in cima si arriva “poco vivi”.
Dalla loc. Prae (strada Olle-val di Sella) raggiungiamo in macchina un bivio nel bosco e partiamo a piedi. Pendenze subito elevate, poi un traverso,


ancora salita


e si entra nel chiuso vallone in programma. 




Si risalgono sul fianco dx dei ripidi pendii erbosi tra i mughi su ottimo sentiero, ma senza alcun segnavia.




Si rientra nell valle. Qui il percorso è obbligato nel fondo sassoso e cosparso di rami e tronchi, vittime di frane e valanghe.




Improvvisamente la valle si apre per richiudersi definitivamente.
Inizia allora, sul fianco sx, lungo la parete rocciosa, un tratto munito di cordini e staffe, non proprio una ferrata, ma molto più di un sentiero attrezzato.




Si rientra sul fondo del vallone, si ritrovano i sassi e altri ferri aiutano la salita, sempre sul fianco sx.








In qualche breve segmento il sentiero corre ben tracciato tra i mughi, talvolta non troppo ripido, ma per lo più erto e faticoso.


Superata verso est una dorsale, abbandoniamo la val dei morti e, dopo aver attraversato con bel sentiero pianeggiante la testata di un vallone parallelo,


ci immergiamo nello stupendo scenario del baito Campivelo. Magicamente, dopo aver superato rocce, sassi, ferri, mughi e strapiombi appare questo quadro incantato impreziosito dallo stupendo baito. Sarà interessante cercarlo dalla Valsugana con il binocolo.






Cima Dodici avvolta nelle nebbie.


Il sentiero risale ora un lariceto con comodi e morbidi tornanti e, dopo un ennesimo tratto ripido


fra gli onnipotenti e prepotenti mughi,


si porta in leggera salita, transitando su facili cenge, verso la cima del Prà.




Dopo averla aggirata sul fianco settentrionale, dove inizia la Val dei Morti (alcuni salgono in cima),




si cala al passo di Castelnovo, ampio valico che chiude praticamente a sud la val dei morti, dalla quale però non è accessibile.


Risaliamo alla vicina cima Undici


e ne percorriamo il lungo, scalinato crestone,


mentre verso sud appaiono le brulle distese degli altopiani, dove le vagabonde nebbie autunnali stendono un velo di angosciante, storica tristezza. Quando guardo questi luoghi, in ogni stagione e da qualunque punto, provo un’inquietudine profonda.


Ci aspetta il bivacco Busa delle Dodese, ottimo punto di ricovero della SAT di Borgo.


A est appere l’elegante piramide di c. Dodici, sgombra di nuvole, che due di noi raggiungono con veloce salita e discesa.


Il tempo, umido nei tetri valloni settentrionali, ventoso e freddo sulle creste, pare quasi migliorare.
Rientriamo scendendo per il lunghissimo Vallon delle Trappole, con segnavia SAT 211. Al di là del baito traversiamo alti sopra un erboso pendio che precipita quasi scomparendo






e ci affacciamo sull’ampio anfiteatro che a nord di cima Undici chiude il vallone delle Trappole.


Con delicato passaggio su roccette


ci abbassiamo fin sulle bianche ghiaie e ci infiliamo nella valle che si stringe sempre di più con pendenze sostenute.




“Trappole” è nome significativo: un sasso caduto dall’alto della valle solca lo spazio sopra le nostre teste rimbalzando di qua e di là come un pallone con schiocchi secchi e prosegue la sua corsa senza creare danni, ma procurandoci una gran paura.
Si cala rapidamente su rocce bianche arrotondate, i soliti sassi, ghiaino infido, con qualche passaggio sul fianco dx tra i mughi.




Anche qui compaiono degli infissi, pochi per la verità, utili per superare alcune ripide paretine e oltrepassare dei valloncelli secondari.


Quando abbandoniamo alle nostre spalle l’ultima scaletta,


perdiamo i segnavia, sicuramente per disattenzione, ed io, che ero in testa al gruppo, mi assumo le mie responsabilità per questo errore. Il GPS dice che il sentiero è là, sotto di noi, a poche decine di metri. Per raggiungerlo ci ingolfiamo in una mugaia, ma di quelle cattive, con i rami bassi, da dover andare en gaton. Ne usciamo, non senza danni, e recuperiamo i segni bianco-rossi che ci portano fino ai boschi della val di Sella.
« Ultima modifica: 06/11/2017 16:40 da pianmasan »

Offline southernman

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Cima Dodici è stato il primo angolo dell'Altopiano che ho visitato, ormai ventiquattro anni fa; confesso di avere usato l'accesso veneto. Complimenti a tutti.

Offline kobang

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Anche questa volta Lorenzo si è preso la briga di fare la relazione:grazie!
All'inizio del tracciato una serie di avvisi dissuasivi


La natura crea coreografie affascinanti


I valloni selvaggi offrono scorci suggestivi sulla valle e verso il Lagorai


Uno dei tanti tratti attrezzati.Alcuni piuttosto esposti e pericolosi,sia per il terreno instabile ,sia per il consistente pericolo di caduta sassi.
Qui un "mea culpa":nessuno di noi indossava il caschetto....


Il percorso è tutto interessante


Come dice Lorenzo,arrivare al piccolo paradiso di Campivelo è una "sorpresa" ed offre un forte contrasto col percorso precedente.
Visto dalla mia baita questo fazzoletto prativo appare magicamente sospeso nel vuoto.


Su cima Pra è incisa una delle numerose croci confinarie che ritroviamo lungo tutto il ciglio dell'altopiano


La val delle Trappole è altrettanto "selvatica" e sicuramente più pericolosa in quanto a rischio sassi.Qui abbiamo solo avuto fortuna perchè il bolide che è venuto giù era da almeno 20kg,volava letteralmente a mezz'aria e noi eravamo in un punto stretto del canale con poche possibilità di fuga....


Termino il mio contributo con l'immagine della traccia su mappa Geo


Offline kobang

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Una nota cartografica:sia su Geo 87,che su Treckart,in diversi tratti la traccia GPS non corrisponde a quella variamente riportata su mappa.Forse la corrispondenza migliore si trova sulla IGM.
Data la natura impervia,i frequenti ed improvvisi salti di roccia spesso celati da impenetrabili mugaie,l'instabilità complessiva del fondo,è necessario fare molta attenzione nell'individuare i passaggi giusti,sopratutto dal Baito Campivelo a cima Pra ed in discesa nella Val delle trappole,in particolare nella zona centrale del percorso.
Queste zone dovrebbero essere evitate assolutamente in caso di scarsa visibilità per nebbie o nubi basse...

Offline SPIDI

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Bello bello molto bello io adoro questi itinerari complimenti  :)
Anni fa .......un secolo, sono salito per il valon delle dodese e sceso per il valon dei morti, era tardo autunno e l' unica difficoltà incontrata a parte la caduta di sassi è stata nel superare in discesa un grande masso incastrato poco sotto il Baito Campivelo  dove avevano levato una scaletta, per fortuna avevo con me uno spezzone di cordino   ::)
Complimenti di nuovo  :)
Bisogna andare dove pochi sono andati per vedere   
ciò che pochi hanno visto

Offline DDT

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Altro report interessantissimo, grazie per la condivisione.

Offline AGH

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il giro è bellissimo senza dubbio, resto però perplesso sul fatto di percorrere sentieri dichiarati chiusi (cosa che ho fatto anche io in passato, sia chiaro). Avete raccontato di un grosso sasso che vi ha sfiorati. Fortuna ha voluto che siete rimasti incolumi, ma se fosse andata diversamente?  Magari saremmo qui a piangere qualcuno... :8 L'esperienza induce a prendere a volte sottogamba i pericoli... Ripeto non voglio colpevolizzare nessuno, l'ho fatto pure io, ma sfidare la sorte può essere molto pericoloso, vale la pena? Per fortuna è andato tutto bene...
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Offline pianmasan

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il giro è bellissimo senza dubbio, resto però perplesso sul fatto di percorrere sentieri dichiarati chiusi...

Il sasso è caduto lungo il vallone delle Trappole, sul sentiero SAT 211 liberamente percorribile.
Il sentiero della Val dei morti è alpinisticamente più impegnativo per la presenza di lunghi tratti attrezzati nella parte centrale, ove un cordino con moschettone non sarebbe inutile. Ma il rischio caduta sassi, secondo me, è molto minore che nelle Trappole.


Offline kobang

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Caro Agh,la tua è l'antica e pesante domanda di sempre....e tante e soggettive sono le possibili risposte.
Le stesse variano da persona a persona,forse anche in base al momento psicologico che uno sta attraversando,alle dinamiche del gruppo,alle esperienze o paure trascorse.
Non credo ci sia la soluzione definitiva,se non la rinuncia ad andar per monti,e tutto sommato preferisco che ognuno possa scegliere in piena libertà augurandosi che poi tutto vada bene.
La cosa più grave è la mancanza del casco:pensa che non ho portato il cane proprio per non esporlo al rischio lapidazione.
Il grosso sasso è stato smosso, quasi di sicuro,da uno che avevamo appena incontrato e che stava salendo;può capitare,ma non ha fatto niente per avvisare chi era sotto.
Fortuna che l'ultimo di noi a scendere lo ha visto passargli davanti al naso e ha gridato a perdifiato.Con un proiettile del genere hai voglia di avere il casco!
Riguardo alla natura degli itinerari,o in tema scialpinismo, ho già dichiarato altre volte il mio pensiero:cerco di fare il possibile per ridurre il rischio (nello specifico ho peccato di superficialità per il casco),sono cosciente dell'imponderabile sempre in agguato,ma alla fine del bilancio per me ne vale sempre la pena.
Se pensiamo all'escursionista di recente precipitato sul Cola,scivolata su erba seola alla testata dell'unico canale roccioso versante sud,proprio quello che sovrasta l'acquedotto dietro la mia baita, si capisce quanto sia facile analizzare i fatti a posteriori e quanto il pericolo in montagna sia virtualmente ovunque.
Quello è ineluttabile,fa parte della montagna stessa e diventa un rischio quando uno ci incappa.
Comunque questo tipo di discussione è di grande attualità ed interesse ed un debriefing a fine gita può essere un'arma utile in più ai fini della prevenzione.
Del resto parte del recente corso CAI SAT per accompagnatori,cui ho collaborato di recente, era dedicato proprio alla valutazione dei pericoli,al concetto di rischio ed alle dinamiche dei processi decisionali.


Offline AGH

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Sì sì, l'ho detto appunto come "provocazione" in quanto pure io sono colpevole in quanto vado spesso fuori sentiero e non di rado da solo, contravvenendo alle buone regole della sicurezza in montagna. Finora è sempre andata bene ma, come dici anche tu, spesso il confine tra la gioia di un escursione e la disgrazia è molto sottile, senza che ce ne rendiamo conto appieno

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Offline Xtreme

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C'era scritto il motivo della chiusura?
Il divieto c'era anche nel 2014 quando l'ho percorso io, pensavo per le valanghe dell'inverno precedente, essendo ormai Settembre mi ero fidato a salire. E infatti neve non ce n'era più e sambrava avessero un po sistemato il sentiero lì dove le valanghe si erano fermate. Da quello che so il sentiero è mantenuto dagli amici della montagna che lo usano per salire al bivacco

Offline kobang

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Penso che quei cartelli servano più che altro per scarico responsabilità del GAM,il gruppo che ne cura la manutenzione....

Offline charly

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Bellissima relazione della gita di sabato , peccato per l ' accaduto ,  cose che succedono , per fortuna anche questa volta e' andata
bene ,( sta anche al bar non so se va meglio ) , complimenti di nuovo ,alle prossime , compagnia sempre OTTIMA , ciao oooo a
TUTTI .

Offline danj

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Complimenti a tutti!!! Itinerario bellissimo, di quelli che adoro! Purtroppo la mia limitata esperienza mi ha concesso di salire, in queste zone, solo il vallone del Kempel.
Ma il baito di Campivelo è accessibile solo con questo itinerario?
Complimenti ancora, ciao!!

Offline Daniele

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Davvero bella la posizione del baito e bello anche il giro