La forra di Lisignago
Vagolando col solito Google Earth nei dintorni di
Lisignago, cerco una ragionevole via di discesa
sull’Avisio, quando scorgo con sorpresa un
piccolo tetto nella boscaglia, vicino al fiume! Dove ci sono masi, ci devono per forza essere sentieri di accesso!
La discesa nella boscaglia per il ripido versante del Rio Gorch
Corro sulle mappe storiche di
http://historicalkat.provincia.tn.it e, ravanando con pazienza e attenzione (il sito purtroppo è lentissimo), trovo un sentiero che cala
con stretti zig zag per il ripido versante del Rio Gorch fin sul greto. Eccola la via di accesso! L’idea è dunque di provare a scendere di là e, dopo aver percorso un tratto di fiume, provare a risalire per il versante opposto dove c’è il maso.
La mappa storica col vecchio sentiero
Lascio l’auto a
Lisignago e scendo per le stradelle dei campi fino all’ultimo maso, sul ciglio del profondo vallone. Apparentemente finisce ogni sentiero ma, penso, qualche traccia dovrebbe essere rimasta da qualche parte. Guardandomi bene intorno infatti, scorgo
una vecchia teleferica. Ecco il segno!
La discesa nella boscaglia amazzonica, la traccia del vecchio sentiero quasi inesistente
L'Aviso si intravede dall'alto della boscaglia
I campi sono recintati con reti e devo fare qualche acrobazia per saltare di sotto. La traccia in realtà si vede appena. Ma non ci sono dubbi, è lei. Scendo quindi con
attenzione a non perdere la via tra mille tracce di animali che hanno creato viottoli ingannevoli nella boscaglia. Il sentiero è disagevole, con parecchi schianti da superare, il fondo è fangoso, scivoloso e coperto di foglie. Devo fermarmi spesso per osservare con attenzione il terreno per “indovinare” dove sia la traccia. Riesco a seguirla fin quasi in fondo, dove si perde definitivamente nella boscaglia. Ma ormai sono in vista della riva,
taglio giù per un valloncello disagevole e sono sull’Avisio, con quella sensazione di allegrezza che provo ogni volta che riesco ad arrivare al suo cospetto dopo una difficile ravanata.
Eccomi sulla bella morena sabbiosa
Ho raggiunto la riva!
Mi inoltro verso nord per la bellissima golena sabbiosa. In questo tratto il letto dell’Avisio è molto ampio, saranno oltre 2-300 metri, il torrente si divide in vari rami. Cammino sulla riva pianeggiante con
tratti di sabbia e pietraie di ciottoli arrotondati dai mille colori. Con un certo disappunto sento qualcuno che sta motosegando poco distante nella fitta boscaglia, è vicino al
maso che avevo visto nelle foto aeree. Proseguo lungo la riva fino alla stretta forra in cui l’Avisio si incassa formando una
gola rocciosa impossibile da superare a piedi. Mi fermo al sole a fare un sosta sulle pietre.
Verso la forra
Il masetto avvistato in Google Earth, emerge dalla boscaglia
Resti di volpe, forsa travolta dalla piena
Poco dopo vedo arrivare, con passo deciso, i due motosegatori: un giovane nerboruto sui vent’anni e un uomo anziano e tarchiato con una grossa roncola in mano. Si dirigono verso di me. Strano, penso, qui non c’è nulla da tagliare, solo pietre. Per un attimo mi viene in mente il film
“Un tranquillo week end di paura” dove dei canoisti erano brutalizzati da gente poco raccomandabile che viveva di loschi traffici lungo il fiume. Il giovane mi saluta sbrigativamente e mi gira alle spalle, lo sorveglio con la coda dell’occhio mentre l’anziano con la roncola si avvicina.
La forra, impossibile proseguire
Il tipo saluta e chiede se sono a pesca: rompo il ghiaccio con qualche chiacchiera e spiegando che sto facendo foto. Il maso è suo, mi dice, sta tagliando legna anche per i parenti. Sono scesi a riva per vedere meglio il costone dove tagliare. Per fortuna sono socievoli e non minacciosi: il timore di fare
la fine del compagno di Burt Reynolds per fortuna svanisce
.
I due indigeni ispezionano la riva
La spiagga di ciottoli verso la forra
Conglomerato
In questo tratto il corso centrale è leggermente pensile, con l'acqua che si riversa nei rami laterali
La forra con la roccia a picco, cercherò di superarla a monte
Gli chiedo se esiste
un sentiero che permette di superare la forra dall’alto, dice di sì: è piuttosto brutto e me lo indica nella boscaglia (non si vede letteralmente niente). Mi rimetto in marcia assieme ai due, raggiungiamo il vecchio maso dove, una volta, fino agli anni ‘60, si coltivava la vite: ora è andato tutto in malora, il maso è quasi un rudere, i terrazzamenti mezzi franati e invasi dalla vegetazione. Mi faccio indicare dove sarebbe questo sentiero, loro riprendono a tagliare e io mi inoltre per un terrazzamento assai malmesso.
C’è una traccia vaghissima che sale leggermente di quota: dopo qualche centinaio di metri si infila in una serie tremenda di rovi, mi sbrindello giaccavento e mani, sono sul punto di cedere ma resisto.
Il masetto nella boscaglia: un tempo era circondato da vigneti
L'interno del maso
Bambola horror
Il maso dall'esterno, ormai circondato dalla boscaglia
Più avanti raggiungo faticosamente (e spinosamente!)
un terrazzamento coltivato a vigna: dal ciglio di questo, come immaginavo, ecco una
traccia di pescatori che scende verso riva. In pochi minuti sono alle spalle della forra, di nuovo sul greto dell’Avisio. Vado ancora avanti, c’è un
grosso argine artificiale che si salda a un roccione, riesco a superare anche questo e
avanzo faticosamente tra ammassi di alberi schiantati e ramaglie accumulati dalla piena.
Certo di seguire la traccia che supera la forra, tra rovi e bestemmioni
Il sentiero tra ramaglie e rovi che supera la forra circa 100 m più in alto rispetto al fiume
Ecco la forra alle mie spalle
Ho superato la forra dall'alto, ora ridiscendo verso la riva
Ecco il tratto di Avisio a monte della forra
Procedo mezzo chilometro e giochi sono finiti, devo tornare indietro, impossibile passare
Di qui nn si passa...
Arriva puntuale la solita roccia a picco: impossibile proseguire, devo tornare indietro. Riesco però a intuire una
traccia di pescatori che sale verso i terrazzamenti soprastanti. Nella boscaglia vedo le prime
primule e ciuffi di
anemone epatica.
La golena sabbiosa
Orme di ungulati
Un tratto suggestivo di fume
I ciottoli del fiume dai mille colori
Arrivo ad un maso e tiro il fiato. Potrei proseguire in salita e
arrivare a Cembra, ma poi mi aspetterebbe il noioso rientro per la strada provinciale. Decido quindi di provare a passare sotto, sull’altro versante: seguendo il dedalo di stradine di campagna.
Dopo vari ravanamenti, imposti anche dal fatto che alcuni terrazzamenti sono recintati da alte reti, riesco a passare dall’altra parte e raggiungere Lisignago dove ho l’auto.
Il sentierello di pescatori che risale verso le campagne
Ecco i primi terrazzamenti
Interno di un vecchio maso...
Primule
Anemone epatica
Dopo aver raggiunto questo maso, un laborioso traversone per tornare a Lisignago sfruttando le stradine dei campi
Ultime luci, ma orma sono sulla buona strada
Ecco l'Avisio visto dall'alto, dove ero un'oretta fa
Le piante avvinte dalla tenace edera, che prolifera ormai ovunque
Una parte del fiume esplorata
Molto bello anche questo tratto di Avisio, non troppo lungo ma assai selvaggio. Magari con un paio di stivali avrei potuto spostarmi da una riva all’altra sfruttando i guadi possibili in acqua bassa. Magari un giorno o l’altro li compro.
Il percorso