riuguardo l'iscrizione, mi ha gentilmente risposto Fabio Bùdel, della Società Archeologica Claudia Augusta
Conservatore IVR ITALIA (Inventario Vie Romane), al quale avevo chiesto lumi
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Nel I secolo d.C. quell'area apparteneva a due distinte amministrazioni territoriali romane (i municipia plurale di municipium).
Immagina due micro province: a sud quella di Feltre, a nord quella di Trento. A Feltre apparteneva tutta la Valsugana sino alle porte di Trento; a Trento tutta la Val di Fiemme. Ai feltrini interessavano i pascoli per la produzione della pregiata lana; ai trentini i boschi e il legname che fluitavano lungo l'Avisio.
Il confini naturali rispettati dai romani solitamente erano le creste spartiacque e i corsi d'acqua. E qui sta l' eccezione .
Certamente le due comunità saranno venute alle strette perché buona parte della sommità dei Lagorai offre ottimi pascoli frequentati dai feltrini, ma di fatto gia in val di Fiemme.
Augusto secondo alcuni - Claudio nel 46/47 d.C. secondo me - sentiti i litiganti decise di tracciare dei confini certi.
Così appena sotto la sommità del Pergol, che dalla Val Cadino appare come una piramide di porfido mentre da sopra non si scorge nemmeno la cima, fece incidere da un esperto lapicida una della più belle iscrizioni confinarie che si conoscano nelle Alpi. Probabilmente l'artigiano incaricato pernottò alcuni giorni lassù per costruirsi l'impalcatura e incidere magistralmente, su di un dietro in parte naturale e in parte levigato a mano, le parole che sono impaginate quasi come su di un foglio.
Il fatto che il luogo fosse inaccessibile ed impervio erano garanzie che il confine non sarebbe stato rimosso facilmente.
Inoltre la cima del Pergol, che si può raggiungere facilmente senza imbucarsi per il precipizio a nord, dalla preistoria è luogo sacro alle divinità dei residenti (e non poteva essere altrimenti data la maestosità della posizione). Lo testimoniano le numerose coppelle sacrificali di cui è coperta (niente di truculento comunque!).
Oltre le parole c'è anche un segno obliquo che indica l'esatta direzione in cui si doveva intendere il confine, che era inviolabile per la larghezza di 4 piedi (circa 120 cm.). Tale confine, che correva rettilineo dal torrente Silla (ad est di Civezzano) sino all'ipotetico Cimon della Pala sopra il Rolle, rimase sino al 1786, riconosciuto e rispettato, tra le diocesi vescovili di Feltre e di Trento che in epoca barbarica succedettero in alcune aree alle giurisdizioni civili dei municipia romani.
I romani certamente non potevano prevedere che qualche anno dopo lassù sarebbero arrivati i turisti, magari senza una guida, col rischio di rompersi il collo e non solo, senza capire il perché.
Mi occupo di storia e d’archeologia e non di logica moderna che, a mio modesto parere, è molto più incomprensibile e farlocca di quella degli antichi.
Comprendo tutte le tue perplessità perché l’approccio con l’archeologia, e la storia in genere, avviene solo studiando o immaginando ciò che era il mondo all’epoca dei fatti.
Certo, sarebbe stato più comprensibile un bel obelisco al Passo del Manghen, accanto ad una Hostaria, sulla strada regionale tra le valli, così tutti i romani che andavano e venivano su bighe cabriolet a 4 cavalli, mod. Ben Hur o Il gladiatore, lo avrebbero visto ed apprezzato. Ma è andata diversamente.
I due solchi vallivi - Tesino/Valsunana e Fiemme - erano abitati e, per le ragioni già espresse, anche i monti erano frequentati.
Ci sono altre testimonianze? Certo, ma è bene che restino neglette visto che la stessa iscrizione del Pergol, nonostante sia “in un luogo inaccessibile e impervio”, lo scorso anno, quando io sono risalito con alcuni studiosi venuti appositamente dall’estero, l’ho trovata imbrattata di bianco. Ci mancavano solo i cuoricini e le frecce, peraltro presenti sulla corteccia di un cirmolo nei pressi.
Ha resistito per decenni dopo la sua scoperta. Poi qualche “demente” ha pensato bene di andarla a rinfrescare rovinandola. Secondo la suddetta logica moderna, l’artista forse pensava che così facendo quel monumentale unicum lo si sarebbe potuta vedere anche da Molina di Fiemme senza abbandonare la statale.
Ma il confine correva lassù, sul Pergol, che i boscaioli di Fiemme come i pastori del sud conoscevano e frequentavano prima che arrivassero i romani.
Spero di essere stato esaustivo a sufficienza.
Fabio Bùdel
Società Archeologica Claudia Augusta
Conservatore IVR ITALIA. (Inventario Vie Romane)
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Molto interessante invece l'aspetto del luogo "magico" e la presenza di coppelle sacrificali (mai viste), in effetti la cima è un posto molto "strano" e colpisce una certa atmosfera mistica del posto...