Val Gelada vista da Passo Campo Carlo Magno: in verde il percoso di salita, in rosso quello di discesaCi siamo fidati di una voce che diceva che c'era neve fin da
Malga Campo Carlo Magno, quindi ci siamo decisi di provare la
Bocchetta dei 3 Sassi, su per la
Val Gelada. Con grande scorno invece abbiamo scoperto che nei pressi del passo Campo Carlo Magno la neve c'era a tratti, abbastanza per non passare con l'auto ma non sufficiente per mettere gli sci. Ci siamo caricati tutto sulle spalle e siamo partiti per Malga Mondifrà.
Una l'abbiamo azzeccata, legando gli scarponi sullo zaino e partendo con scarpe leggere. Una benedizione perché a
Malga Mondifrà non c'è neve, e neppure lungo il sentiero 334. Cominciamo a salire dubbiosi, saliamo saliamo ma neve non ce n'è, salvo nelle buse e nei versanti in ombra. Impossile comnque mettere gli sci.
Arriviamo finalmente alla grande "busa" sotto al primo muraglione. Neve poca, ci sono due canaloni ripidi innevati ai lati, proviamo quello di sinistra già svalangato. Indossiamo gli sci ma dopo mezzo km decidiamo di toglierli e salire a piedi, è troppo erto e sui diagonali gli sci scivolano a valle. Tiriamo su dritti e, sci in spalla, si sale decisamente meglio. Risaliamo tutto il canalone, poi traversiamo all'altezza del primo "dente", con molta attenzione perché non si può scivolare, la neve è abbastanza dura per
trasformarsi in pericoloso scivolo. In seguito spiana un po' ma ci ritroviamo di fronte al secondo dente, con sotto un "imbuto" profondo abbastanza impressionante. Ci teniamo sul bordo, risaliamo delle roccette e rimontiamo il dislivello verso il Mondifrà Alto, che ci evita la rampazza micidiale sulla destra.
Superato anche
il secondo dente ripartiamo gagliardi ma la dopo qualche falsopiano la pendenza è a tratti sostenuta, andiamo su per una leggera dorsale, nei traversi abbiamo una certa apprensione perché se si scivola non ci si ferma più e si arriva sparati sulle rocce. Prudenza anche su alcuni scalini di roccia che affiorano, sotto la neve ci sono
profondi crepacci. Nei diagonali si soffre un po', lo sci a valle scappa in continuazione nella neve papposa, una vera rottura.
Arriviamo in vista della "
finestra" (un arco nella roccia) e della
Bocchetta dei 3 Sassi. Il tempo però sembra volgere al brutto, delle nuvole temporalesche ci mettono in allarme. A quota 2500 decidiamo di tornare indietro finché siamo in tempo, un temporale a quelle quota non deve essere il massimo.
Rapida sosta di rifocillo e iniziamo la discesa con molta prudenza.
La neve è tutta ondulta e decisamente papposa, caliamo con prudenza e curve larghe nell'
impressionate imbuto sul versante nord sotto Cima Vaglianella. Si scia benino ma
non bisogna assolutamente cadere, se si "parte" si fa uno scivolo di mezzo chilometro e in fondo ci sono delle belle roccette su cui sfracellarsi
Prendo un
brutto buco che sprofonda improvvisamente, riesco a stare in piedi ma per una frazione di secondo me la vedo davvero brutta, sotto ho uno scivolo ripidissimo di 300 metri. Cerchiamo di stare alla larga dalle rocce, scivoliamo con larghi diagonali perdendo rapidamente quota, in fondo al catino facciamo qualche bella curva, sempre con grande prudenza, la neve è molle e infida e può cedere improvvisamente. Il primo rampone è fatto, ora tocca al secondo, più rognoso perché disseminato di rocce e alberi in basso. L'esposizione a nord però ha mantenuto la neve più compatta e si scia meglio. Caliamo ancora con bei curvoni, oltrepassiamo una fascia di rocce con qualche "grattone" ed affrontiamo l'ultima rampa facile prima di arrivare alla busa, ormai senza neve. Arrivati in fondo senza grossi problemi, volgiamo soddisfatti lo sguardo verso le nostre tracce sul ripidissimo costone finale. Anche se abbiamo mancato ci poco la Bocchetta, è stata comunque
una gran bella sciata, degna conclusione di questa lunghissima stagione invernale.