Cima Sassara, vista dal versante ovest di Sasso Alto
Confesso di aver sottovalutato Cima Sassara 2984, nel Brenta settentrionale. Non ho grande abitudine al terreno dolomitico: la marcia è lenta e il terreno insidioso con lo stramaledetto ghiaino su roccia che pare di camminare su micro-pattini a rotelle, magari sul ciglio di baratri spaventosi. Le mie Asolo con le suole ormai consunte non aiutano di certo, anzi
.
Salendo agli "Orti della Regina", sentiero senza protezioni
L'attacco del Sentiero Costanzi
Il rifugio Graffer con il sentiero Costanzi
Vista sulla Presanella
In ogni caso volevo andare a dare un’occhiata a questo benedetto sentiero Costanzi. Sapendo che è ufficialmente chiuso per lavori, chiamo il rif. Graffer per informazioni e mi riferiscono che il tratto ancora chiuso è dal Bivacco Bonvecchio fino a Prà Castron, dove sono ancora in corso i lavori di messa in sicurezza. Fino a Cima Sassara la mia mèta è ok.
Salendo per il Sentiero Costanzi, vista su Carè Alto e Corno di Cavento
Parto orribilmente tardi, da
Campo Carlomagno prendo la cabinovia fino alla fermata intermedia del
Rif. Boch 2070. Di qui risalendo la pista per 200 metri di dislivello arrivo fin quasi al
Rif. Graffer, dove si svolta a nord iniziando il
Sentiero Costanzi. Il tratto fino agli
Orti della Regina e fino a quota 2522 lo conoscevo per aver già fatto il
sentiero attrezzato Gustavo Vidi anni fa. Oltre, c’era l’ignoto. Dopo un tratto “sbifido” senza protezioni per alzarsi di quota, inizio un lungo traversone su ghiaioni ripidi sotto cima Vagliana.
Dagli Orti della Regina traversone sui ghiaioni
Il sentiero perde quindi leggermente quota, traversando con un largo giro il versante ovest per entrare in
Val Gelada. Questo tratto è facile ma bisogna sempre stare molto attenti agli “inciamponi” perché il sentiero corre a ridosso di salti nel vuoto. Un altro traversone su ghiaioni ripidi ma facili sale senza difficoltà fino alla
Bocchetta dei Tre Sassi 2613.
Val Gelada con la Bocchetta dei Tre Sassi
Curiosa "finestra" tra le rocce
Bocchetta dei Tre Sassi, a sx Cima Flavona, in rosso il percorso di salita, senza protezioni
Vista su Flavona
Guardo in alto e vedo il ripido versante di
Cima Flavona dove intravedo i segni del sentiero, per la verità non molto rassicuranti. Anche qui un traversone in salita su ghiaino infido, nessuna protezione. Il sentiero corre costantemente sul ciglio di roccioni abbastanza esposti. Arrivato a una serie di poggi erbosi dove tiro il fiato, ecco un traversone in discesa, sempre senza alcuna protezione, con cui scendo fino al
passo di Val Gelada 2686. Qui c’è un’ertara (salita) micidiale su ghiaione, che sale faticosamente il versante sud del S
asso Alto 2818, su ghaie mobili e franose.
Il percorso di salita verso il Sasso Alto, a dx Cima Sassara
Vista dall'alto verso Val Gelada: sullo sfondo Pietra Grande, in basso l'arrivo a Passo di Val Gelada
Il primo tratto attrezzato
A quota 2750 circa incontro una vecchia scala con cordini, che sale per un facile caminetto. All’uscita, incontro due tedeschi, bardati di tutto punto, quindi metto anche io imbrago e casco. C’è quindi un passaggio molto “fastidioso”, senza protezioni, una dorsalotta rocciosa larga meno di un metro, con dirupi ai lati. Per fortuna è breve, saranno 10 metri, ma per chi non è abituato al vuoto fa serrare abbastanza le chiappe. Si percorre ora un traversone verso ovest lungo una specie di cengia, per fortuna con cavo stavolta.
Il percorso lungo la cengia, per fortuna assicurato con cordino
Traverso esposto verso Cima Sassara
Dopo aver svoltato un costone, finalmente avvisto la cima con grande croce in ferro. Qui incontro un gruppone di tedeschi abbastanza provato che proviene da
Malga Tuenna, che mi chiede quante ore mancano al Graffer. Dico “tre o quattro” e mi sembra di percepire un certo scoramento generale alla risposta. Calo ancora di quota tra forcellotte vertiginose, con altri tratti senza protezione (non si capisce molto la logica a dir la verità, visto che è una via ferrata si proteggano tutti i tratti critici no?), aggirando il versante ovest del Sasso Alto fino ad una forcelletta. Quindi risalgo finalmente il ripido costone di pietrame e ghiaie, fino all’affilato crinalino est che conduce facilmente fino in vetta alla fottuta
Cima Sassara 2894. Sono ormai le 15.30, decisamente tardi!
In vetta!
Vista sul Lago di Tovel
Veduta su Campo Carlomagno
Confesso che mi è balenata l’idea di andare fino al
Bivacco Bonvecchio, ormai a tiro, dormire là e poi il giorno dopo o tornare indietro oppure proseguire fino a
Prà Castron. Ma in quest’ultimo caso sarebbe stata una mezza traversata del Costanzi, che secondo me deve partire dal
Peller o appunto da
Malga Tuenna.
Da Cima Sassara verso il bivacco Bonvecchio
Veduta sulle Maddalene, a sx il Cevedale e Zufall
Vista sulla Vedretta di Tuckett
Ritorno per le rognose forcellette
Alla fine, calcolando i tempi, ho stabilito che per tornare indietro ce la potevo fare
. E così ho fatto: chiaramente tornare su un percorso conosciuto è stata tutt’altra storia. Sono tornato velocemente alla Bocchetta dei Tre Sassi e di lì sono
sceso per la Val Gelada, dove ho fatto finalmente una sosta decente per mangiare qualcosa.
Rientro verso la Bocchetta dei Tre Sassi e per la discesa per Val Gelada
Discesa per la Val Gelada, vista verso la boccheta dei tre Sassi
Quindi sono sceso fino a Malga Mondifrà, dove ho trovato i
cartelli di chiusura del Costanzi, con tanto di
multe per i trasgressori. Quindi sono rientrato a Campo Carlomagno che erano ormai le 20.30. Giusto in tempo prima che calasse inesorabile il buio
Alla fine, una escursione tutt’altro che banale come avevo pensato: circa 1000 metri di dislivello per 17 km. Per la traversata completa si vedrà più avanti. I posti sono spettacolari, selvaggi, grandiosi, ma si coglie costantemente l’ambiente decisamente ostile
. I tratti non protetti sono molto fastidiosi, almeno per me, quando invece c’è il cordino di sicurezza non ci sono problemi.
L'itinerario percorso