Il 1 agosto, data la bella giornata e il giorno di ferie, decido di fare il sentiero Costanzi sul Brenta settentrionale.
Telefonato al rifugio Graffer mi comunicano che la ferrata è ufficialmente chiusa per manutenzione, comunque il percorso lo conosco benissimo e decido di partire ugualmente
attrezzandomi con corda ed alcuni chiodi, non si sa mai.
Partenza dal solito parcheggio prima del Lago di Tovel (1150 m) alle 6.30 circa (a quell’ora non si paga il pedaggio
,
dal lago si segue poi l’indicazione per malga Tuena con il sentiero 309; salendo nel bosco fino ad arrivare ai pascoli ed infine alla Malga a quota 1740.
Qui facciamo rifornimento acqua e per fortuna perché d’ora in avanti non ci sarà più possibilità di trovarne; seguiamo quindi il sentiero 310 che risale la val Madris con ripide serpentine tagliando il versante erboso della valle ; incrociato il “sentiero delle Palette” (SAT 380) dopo poco si giunge al passo di
Prà Castròn (2502 m) alla base sud del Sasso Rosso.
Qui incrociamo il sentiero Costanzi 336 che proviene dal Peller; ora il tracciato comincia ad assumere un carattere più alpinistico; passati sotto la cima Benon arriviamo alla “schiena d’asino” un esposta crestina che fa più impressione da lontano che nel passaggio effettivo; il passaggio non è protetto da cordini fissi, nei punti più critici sono presenti dei chiodi fissi per un eventuale protezione in cordata .
Passata la
cima Tuenno una ripida discesa su versante erboso porta alla bocca del Vento per poi risalire sul versante opposto dapprima su roccette poi traverso erboso sotto la
cima del Vento che si aggira a sud con continui saliscendi sempre su traverso .
La traversata verso la
cima delle Liveze presenta passaggi delicati con non sempre protetti da cordino fisso; qui trovo un cordino semplicemente annodato, probabilmente da qualcuno passato ultimamente ma che potrebbe fare scherzi se venisse caricato di peso e si sfilasse.(del resto la ferrata è ufficialmente chiusa per manutenzione)
.
Aggiriamo la cima delle Liveze pochi metri sotto la sommità e quindi scendiamo decisamente all’intaglio della
bocchetta delle Liveze con passaggi protetti da cordino;
la risalita verso la cima Rocca avviene con un tratto attrezzato in uno stretto camino e su roccette;
Dalla
cima Rocca (2830 m) si riesce già a vedere in lontananza il bivacco Bonvecchio; per cresta rocciosa si raggiunge la
cima Paradiso (2835 m).Il sentiero prosegue scendendo lungo ripidi canalini e passando per uno stretto intaglio risale sulla dorsale nord della cima Sassara fino a raggiungere il
bivacco Bonvecchio (2780 m).
Il ricovero, molto accogliente, è formato da una struttura in legno ricoperta da una vistosa lamiera rossa; dispone di 6/7 posti letto comodi ma può ospitare anche altre persone in caso di emergenza vista la notevole superficie interna.
Cerco la sorgente ma la trovo desolatamente asciutta (e questo potrebbe essere un problema) facciamo sosta pranzo e quindi risaliamo su sfasciumi verso la cima
Sassara (2890m), da qui scendiamo ed attraversiamo in quota il Sasso Alto e sempre con l’ausilio di attrezzature fisse scendiamo al passo di val Gelada (2686 m).
Ora, visto che non è tardi e siamo un po a corto di liquidi, decidiamo di raggiungere il rifugio Graffer per bere qualcosa e rifornirci di acqua;
proseguiamo verso la bocchetta 3 sassi risalendo per 100 metri sotto il Corno di Flavona e ridiscendendo alla bocca e nella conca della val gelada di campiglio; ora il sentiero continua con vari saliscendi passando ad ovest della Cima Vagliana e della Pietra Grande ed infine giunge al
Rifugio Graffer (2251m).
Dopo meritata raddler media
ci tocca risalire al
passo Grostè (2442m) dove sostiamo in mezzo ad un mare di sdraio (una specie di Rimini in altura).
Non ci rimane ora che seguire il 301 che attraversa i pascoli e le roccette dei grostedi fino a giungere nei pressi della sella del Turrion dove arriva il sentiero 314 che scende nella magnifica val Flavona alta; passate le
malghe Flavona e Pozzol, giungiamo infine al lago di Tovel verso le 18.30, dopo 12 ore di cammino.
Percorso sempre bello, è talmente vario che ogni volta che lo faccio mi sembra sempre sia la prima volta; il dislivello ed i km non li ho misurati, comunque sono parecchi (è tutto un sali-scendi).
Ma il ricordo che lascia un escursione simile per me non ha eguali.
(purtroppo da cima Sassara in poi ho avuto problemi con la macchina fotografica e quindi non ho foto)