Il paradiso è qui: Lago Moregna con Cima Cece sullo sfondo
Prosegue la mia esplorazione di cime sconosciute nel Lagorai sui
sentieri della Grande Guerra. Anche stavolta una escursione “alla selvaggia”, ovvero su terreno ignoto e in buona parte fuori sentiero. Mèta:
Cima di Valmaggiore 2479 e, se gliela fo,
Cima Moregna 2517. E’ sempre meraviglioso andare dove non c’è nessuno. Da
Malga Valmaggiore parto verso forcella Valmaggiore. Il clima è bello fresco e si sale bene.
Malga Valmaggiore
I laghetti prima della rampa che conduce alla forcella Valmaggiore dove c'è il bivacco Paolo e Nicola
Alta Valmaggiore, a sx il Dos Caligher, sullo sfondo il Latemar
C’è il solito scenario incantevole coi laghetti nella piana e i cavalli al pascolo prima della rampa finale al
Bivacco Paolo e Nicola 2180. Qui cerco di capire quale sia la via di salita migliore del versante est di Cima Valmaggiore che si presenta tutt’altro che invitante. C’è un gran canalone ripido che si impenna in prossimità della cresta e che pare abbastanza proibitivo. Sembra di intravedere verso sudest delle possibili via di salita tra roccette e costoni ripidi.
Il versante est di Cima Valmaggiore visto dalla forcella omonima
Un gruppo di chiassosi veneti arriva al bivacco ed ha tutta l’aria di volerci passarci la notte, accendono il fuoco e si mettono a spaccare legna. Un incubo. Per fortuna io riparto subito:
in prossimità del bivacco c’è una grossa freccia rossa su un sasso. Rimonto un dosso con trincee quindi la traccia si perde tra pietraie. Tra i resti di baracche si intravede una vecchia strada militare provenire da nord che però si esaurisce nei pressi di un trincerone.
Resti di postazioni austriache sopra forcella Valmaggiore: al centro si distingue la stufa col cumulo di mattoni
Il mio percorso di salita
Bunker tra le rocce
Vista sul Sass Maor e M. Tabio a dx
Salgo quindi “a panza”, cercando di indovinare tra le pietraie dove potrebbe salire la vaga traccia che appare e scompare più volte. Raggiungo una
spalla terrosa a SE dove vi sono notevoli
resti di baraccamenti, con la solita “ferramenta” sparsa ovunque, lamiere e scatolamente vario, schegge, pezzi di ferro. In una baracca si distinguono ancora bene i resti di una stufa con il cumulo di mattoni. Centro metri sopra alla base delle rocce individuo uno “stòl” (caverna) di guerra, che raggiungo arrampicandomi brevemente su delle roccette. C’è ancora l’entrata con le palificazioni in legno: la caverna non è grande, ingombra di travi marce e con un affaccio di osservazione attraverso una feritoia rivolta a sud, dove si domina tutta la lunga dorsale di Cima Paradisi.
Lo stòl (caverna) sul fianco est di Cima Valmaggiore
I resti di un misero pasto; proiettile ancora integro di fucile italiano Carcano 91
Vista sulla dorsale di Cima Paradisi (a dx)
Sul versante non c’è un cane rognoso, vedo solo dei “puntini” dall’alto giù al bivacco, ormai “silenziati” dalla distanza. Risalgo ora faticosamente tutto il ghiaione scivoloso fino quasi in cima: arrivato fin quasi sotto la base delle rocce,
devio decisamente verso sud con un
traverso un po’ rognoso, rimontando delle roccette e con alcuni tratti esposti dove è meglio tenersi e non scivolare altrimenti ciao. Con altri traversi più brevi e salendo a zig zag per i canalini meno ostici punto a raggiungere delle fortificazioni sulla anticima a sud, sperando che poi sia praticabile per raggiungere la cima. Raggiungo le trincee e una grande fossa ingombra di macerie che doveva essere un rifugio.
Eccomi sulla spalla sud, sullo sfondo la cima di Valmaggiore
Vista verso ovest, con il Coltorondo che svetta all'orizzonte
Dall'anticima sud verso la dorsale di CIma Paradisi e Cima d'Asta
La vista è giù magnifica verso il
Vanoi,
Cima d’Asta e verso ovest sulla piramide ardita del
Coltorondo che domina il paesaggio. Percorro ora il crinale, per fortuna camminabile, e con un ultimo strappo raggiungo la vetta di
Cima Valmaggiore 2479, una dorsale pianeggiante molto bella e ultrapanoramica percorsa da trincee. In una di queste quasi pesto una viperella che si riscaldava al sole, non è così frequente trovare vipere a questa quota.
Viperella a quota 2500, mica male!
Raggiungo dei cocuzzoli e mi dirigo verso ovest per dare un’occhiata alla discesa, che non conosco. Sembra bella rognosetta. Mi fermo per mangiare qualcosa in una invitante piazzola erbosa. All’orizzonte guardo il
Coltorondo, che ho fatto di recente, e
Cima Moregna che è ripida ma non pare difficile, salvo per un “salto” di roccia poco prima della cima.
Vista sulla Marmolada
Coltorondo a sx, cima Moregna a dx
Dopo pranzo mi affaccio sul versante ovest che appare niente affatto banale da scendere: un
versante di roccette e sfasciumi dove bisogna prestare molta attenzione. Non ci sono precipizi ma cadere giù per quei ripidi costoni rocciosi vuol dire massacrarsi. Seguo delle tracce e qualche ometto che ben presto spariscono, quindi scendo a panza, come al solito, con prudenza e cercando di evitare i tratti più esposti.
La discesa dal versante ovest di Cima Valmaggiore: a parte qualche vaga e breve traccia verso la cima, il resto della discesa bisogna inventarselo...
Osservo la vicina
cima Valbona, appare salibile ma decido di saltarla via per tentare Cima Moregna, anche se appare orribilmente lontana. Con molta attenzione e calma scendo il versante ovest di Cima Valmaggiore, intercetto il sentiero 349 e salgo fino a
Forcella Moregna 2397. Breve sosta e riparto all’attacco del
ripido costone erboso sud di Cima Moregna.
Da Forcella Moregna verso il Lago Brutto
La vetta di Cima Moregna
Zoomata sul Sass Maor
Arrivo al
salto roccioso, provo ad aggirarlo verso ovest trovando un angusto passaggio dove
bisogna calarsi per 4-5 metri in un canalino un po’ esposto ma per fortuna ben appigliato. Superato questo ostacolo guadagno facilmente la vetta di
Cima Moregna 2517, con spettacolari panorami a 360 gradi. Di fronte a sud il severo Coltorondo percorso da trincee, verso est il massiccio di Cima Cece, dietro le Pale col colosso del
Sass Maor che svetta all’orizzonte. A ovest due laghi meravigliosi,
Lago Brutto e
Lago delle Trote, a nord lo spettacolo della conca con il
Lago Moregna. Sono in paradiso!
In vetta a Cima Moregna col crinale appena percorso; da sx Cima d'Asta, Coltorondo, Col S. Giovanni (al centro), Cauriol, Cardinal, Busa Alta
Lago Brutto e Lago delle Trote
Sua maestà il Sass Maor
Cima d'Asta sullo sfondo e Coltorondo in primo piano
Dopo breve pausa tocca affrontare l’ultima rogna, la discesa per l’
ignoto versante ovest, che è una cresta molto affilata dalla cima che si allarga più in basso. Aggiro le rocce e scendo per sfasciumi fino a un ometto, poi traverso con attenzione dei canalini ghiaiosi ricongiungendomi a valle con la cresta che diventa finalmente una facile e panoramica dorsale che seguo fino a intercettare il
sentiero 339 verso Malga Moregna. Un ultimo sguardo verso la cima appena discesa, sembra quasi impossibile che fossi lassù, più lontano il profilo severo di Cima Cece, in basso il Lago Moregna, che spettacolo di posti!!!
Coltorondo
Lago Moregna dalla dorsale ovest di Cima Moregna
Da Cima Moregna, da sx: Cima Cece, cima Valmaggiore, Cima Valbona
In fondo alla discesa di Cima Moregna: il Lago Moregna e sullo sfondo Cima Cece
Strada militare, da qui a quota 2171 abbandono il sentiero 339 per seguire una traccia verso il Bosco dei Cervi
Cima Cece a sx, Cima Valmaggiore a dx
Cima Moregna con la lunga dorsale NO percorsa
A quota 2171, anziché scendere verso la malga, decido di andare a esplorare delle tracce che scendono verso il “
Bosco dei Cervi”. Abbandono il sentiero ufficiale e mi avventuro per l’
esile traccia tra meravigliose radure tra i cirmoli e specchi d’acqua (roba da tenda!). Ogni mappa delle tre che ho con me (Kompass, Trekkart, Geografica) dà una versione diversa delle tracce, ma poi ne trovo una sorpendentemente segnata con delle grosse paline.
Cima Cece scendendo verso il Bosco dei Cervi
Bosco dei cervi
Devo stare attento a non perdere il
rientro verso Valmaggiore altrimenti poi son dolori. Scendo per un bellissimo bosco di grandi cirmoli e con molte zone aquitrinose. Confido che, a logica, non ha molto senso un sentiero che scende per fermarsi a metà strada, come parrebbe dalle carte. Infatti la indovino: trovo con sorpresa
segni freschi sugli alberi, sembra un nuovo sentiero con tanto di segni bianco/rosso. Arrivato in una grande radura (disbosco) con un piccolo laghetto, trovo una
tabella per Valmaggiore.
Arrivati al laghetto bisogna piegare decisamente a est; ci sono addirittura i segni bianco/rosso, anche se non risulta nessun sentiero ufficiale
Il sentiero piega decisamente verso est quindi gira a nord calando gradualmente di quota fino a raccordarsi con la
strada militare/sentiero 339, che sale da Malga Val Maggiore, che raggiungo con una mezzoretta di cammino, rientrando così “nella civiltà” dopo aver camminato da solo quasi tutto il giorno, in posti dove, a parte una vipera e un’aquila vista da lontano, non ho incontrato nessuno!
Sviluppo 16 km, disl. 1200.
Il percorso