09.06.14
Stupenda escursione tardo primaverile che si sviluppa in uno dei più maestosi ambienti glaciali d'Italia.
Dopo un lunghissimo avvicinamento in auto (Tonale+Gavia), io e l'amico Sambo piazziamo la nostra tenda ai lati del parcheggio e passiamo la notte quasi al caldo. L'indomani iniziamo la salita sci in spalla col buio e percorriamo il sentiero glaciologico basso che rimane più o meno sul fondo dell'immenso vallone
Sci in spallaMentre i primi raggi del sole inondano le vette, intercettiamo la nostra esigua lingua di neve e calziamo gli sci a quota 2420m
Spunta la maestosa San MatteoDietro di noi la corona di vette col Gran ZebrùDopo un breve tratto ripido, siamo sulla lingua del Ghiacciaio dei Forni che, con morbida pendenze, risaliamo in direzione di alcuni seracchi che presagiscono una breve erta. Raggiunto questo punto, con qualche zeta, intagliamo il pendio facendo attenzione a qualche crepaccio aperto.
CrepacciOra inizia la lunghissima e docile rampa che, passando sotto ad una spettacolare seraccata, porta sotto al tratto più ripido della salita
La San Matteo con la via di salitaSambo precede invogliato dalla luce solareGiungiamo finalmente al sole e continuiamo la salita su neve più cedevole mentre alla nostra sinistra si staglia l'incredibile seracco che ci fa fermare spesso a scattare foto ma tenendoci sempre a debita distanza
Spunta il sole dietro al ViozSotto la seraccataCon un ultima tirata siamo all'attacco del tratto più ripido della salita, una rampa tagliata da due piccoli crepacci in apertura: con alcune zeta e un breve tratto a piedi su terreno ben tracciato, la risaliamo con prudenza.
La rampaSambo segueSiamo quindi nella parte alta del ghiacciaio e la vetta è molto vicina mentre, alla nostra sinistra, svetta la pittoresca cima Giumella. In breve giungiamo alla facile pala finale che si percorre quasi in cresta facendo attenzione alle cornici che sporgono sulla Nord.
Verso il tratto finaleVerso Monte Giumella, Punta Cadini e TavielaUltimo tratto in crestaAlle 9 e 20 siamo sulla favolosa vetta con, in arrivo, della gente salita dal Gavia: il panorama, nonostante la forte foschia, è ineguagliabile
Foto di vettaVerso Dosegù, Pedranzini, Tresero e il Bernina nella foschia, lontanoVerso Cevedale, Palon e ViozMa dove sarà questa benedetta vetta?? La val Cedec con Ortles e Gran ZebrùE' ora di scendere, la neve è giù molla qui a quasi 3700 metri: ci buttiamo giù per la via dell'andata dove troviamo, nella parte alta un ottimo firn ben sciabile
Neve buona nella parte altaLa nostra vetta con la parete nordSambo giù dalla rampa ripidaDa sotto la rampa la neve è molto mollata, si sprofonda abbondantemente ma è ancora abbastanza sciabile con un pò più di fatica
A fianco al seraccoSplendida veduta dei crepacci sotto al Palon de la MareSolcando la neve mollaDa metà della lunga rampa sotto il seracco, scendiamo diretti a sinistra per pendii ideali e disegnamo le nostre "S" fino giù alla lingua principale del ghiacciaio
Si scende su morbide pendenzeQuasi in vallePercorriamo su neve a tratti non scorrevole il fondovalle mentre dietro di noi si accumulano le prime nuvole pomeridiane
Controluce verso Punta TavielaSguardo indietro verso il Ghiacciaio dei ForniSciata tranquilla verso la parte bassa dell'itinerarioPassato il ponte tibetano del sentiero glaciologico, ci buttiamo giù per una rampa e continuiamo intercettando le sempre più esigue lingue di neve
Giù per la rampaAncora neve tra i sassiFine dei giochiSci in spalla riprendiamo il cammino verso valle su terreno spaventosamente invaso dai ruscelli
Sci in spallaQualche pozza d'acqua verso le vette della Val ZebrùIl contrasto seracchi-lariciUn ultimo sguardo verso il Gran Zebrù che spunta come una vetta hymalaiana dalle verdi praterieDislivello: 1530 metri
Sviluppo: 18 Km
Neve: Firn portante sopra i 3400 poi molla nella parte intermedia e di nuovo firn nella parte bassa