12.06.14
Ogni momento è buono per continuare con la splendida avventura dello scialpinismo: e così, appena finito di lavorare alle 6, vado in macchina fino al Passo Gavia dove passo la notte in vettura, finalmente al fresco
C'è quasi freddo!!
Alle 5 di mattina parto in solitaria alla volta del ghiacciaio del Dosegù, un tempo maestosa vedretta che ricopriva tutta la vallata, ora ridotta sopra alla quota 3000.
Albeggia sul GaviaPassato il rudere dell'antico Rifugio Berni, si prende quota fino ad una spalla da dove si domina parte della valle
Veduta mattiniera della Valle del DosegùScendo di una cinquantina di metri e proseguo verso la prima balza che supero agevolmente con qualche larga zeta. Intanto noto degli scialpinisti davanti a me: alcuni puntanto al Tresero, altri alla San Matteo. Decido dunque che la mia mèta sarà la Pedranzini che è meno frequentata di questi ultimi. La via è la stessa per il San Matteo fino al ghiacciaio: una serie di imponenti seraccate richiede un'attenta scelta della traccia sebbene innumerevoli siano i segni lasciati dalle precedenti salite
L'uomo e il seraccoDietro di me si illumina la Cima di PiazziQualche scialpinista è già sul ghiacciaioPassando vicino ad un piccolo seraccoFinalmente il sole mi regala i suoi raggi una volta raggiunto il ghiacciaio ancora splendidamente vestito di una spessa coltre di neve primaverile: proseguo per un tratto verso San Matteo ma svolto decisamente a sinistra poco dopo per dirigermi verso la meno nota mèta
Il sole spunta dietro la Punta San MatteoIl Ghaicciaio del DosegùDirezione PedranziniSuperata la lunga vedretta, arrivo in prossimità della cresta delle 13 cime: la neve è ghiacciatissima qui e calzare i ramponi sembra l'unica scelta, tanto più che poi mi tocca un tratto di cresta. Sci in spalle e picca alla mano punto direttamente al crinale con una tirata un pò ripida: in breve sono sullo spartiacque tra Ghiacciaio dei Forni e Ghiacciaio del Dosegù.
E' ora di salire in crestaSul crinale delle 13 cime, verso la San MatteoIl Ghiacciaio dei ForniVerso la vettaPercorro l'ultimo facile tratto di cresta fino alla vetta dove noto con piacere la correttezza della mia scelta: sul Tresero ci sono già molte persone e sul San Matteo dubito sia diverso. Mi godo la solitudine di quest'alta vetta, felice per un'altra giornata di sole passata in montagna
Mi siedo comodamente e mi guardo in giro gustandomi l'immenso panorama: il cielo è limpido e la vista si perde tra una moltitudine di vette ancora meravigliosamente imbiancate, uno spettacolo che non sono mai stanco di guardare.
Il Tresero ed il Bernina a sinistraLa Punta San Matteo con la bella parete nordIl Cevedale con la Val di RosoleOrtles e Gran ZebrùUna guida alpina risale la cresta nord, da panico!!! Unico personaggio lo incontro dopo un pò, sta salendo dalla paurosa cresta nord, affilata ed esposta. Giunto in vetta scambiamo quattro chiacchere con lui, è una guida alpina e mi chiede so lo voglio seguire a fare il colouir nord del Dosegù: ringrazio ma rifiuto senza esitare più di tanto
. (Il canale si vede chiaramente nella foto precedente della Punta San Matteo, la lingua di ghiaccio in ombra a destra del Dosegù)
Torno dunque agli sci, lasciati poco sotto alla cresta finale: dalla cima ho adocchiato un ripido ma fattibile passaggio che mi potrebbe portare sul Ghiacciaio del Tresero più in basso evitandomi di tornare dalla stessa via.
Scendo dunque dalla cresta ovest, a cavallo tra le due vedrette
Io e la cresta discesaE' ora di sciare! Appena raggiunto il passaggio, inizio a discenderlo prudentemente: essendo in ombra la neve è ancora marmorea e la pendenza è davvero notevole costringendomi a progredire spigolando prepotentemente, ma è quasi impossibile rimanere immobili. Finalmente, nel punto più ripido, le rocce si diradano e riesco a tagliare verso la parte superiore del ghiacciaio del Tresero.
Il passaggio per scendere sul ghiacciaio del TreseroDa qui mi godo la sciata su splendido firn portante fino a ricongiungermi molto più in giù all'itinerario di salita
In discesa, vista sul Corno dei Tre SignoriLa spettacolare seraccata aggirata al mattinoDa qui, invece che ributtarmi giù per la prima balza, taglio sulla sinistra seguendo alcuni scialpinisti: mi spiegano che ripellando da qui si arriva piuttosto più alti rispetto alla contropendenza affrontata in salita, permettendo ancora una fantastica sciata fino alla macchina. Così risalgo di circa 200 metri sopra ad un bel pulpito da cui si domina il Gavia.
La visuale dall'alto della Valle del DosegùPasso GaviaCon divertente sciata ancora su neve ottima e pendenze ideali torno al Passo Gavia dove ho la macchina.
Ecco la foto precedente con i percorsi che ho disegnato ad occhio: Gialla la salita, rossa la discesa e verde la contropendenza.
Dislivello: 1250 metri (con contropendenza)
Difficoltà: BSA
Neve: Quasi sempre firn portante e scorrevole