Splendido giro ad anello sull’altopiano della Predaia con panorami strepitosi sul Brenta, le Maddalene, la Val di Non e dell’Adige e per finare su tutte le Dolomiti.
Nonostante sia un altopiano assolato prima che il sole arrivi sembra di essere in Siberia. Il freddo è sempre pungente ma, la cosa buona è che, dopo i lunghi preparativi che necessitano prima di partire in inverno, si può fare una capatina nel rifugio Sores per fare una seconda colazione e fare rifornimento di calore, a meno che non si voglia proseguire in auto fino al posteggio più sopra nei pressi del rifugio Predaia, a volte aperto a volte no. Ma noi preferiamo fermarci qui in ogni caso e approfittare della simpatia della signora del Sores.
Fino al successivo posteggio solitamente la strada è più o meno pulita ma di mattina bisogna fare attenzione al ghiaccio eventuale. Da questo secondo posteggio solitamente si trova neve ma fino a Malga Rodeza il più delle volte si può fare a meno della ciaspole a meno di una nevicata recente.
In circa un’oretta si arriva a Malga Rodeza e qui le ciaspole diventano obbligatorie. La prima volta che facemmo questo giro anni fa, da qui fino alla Malga di Coredo Nuova avevamo dovuto battercela tutta. Alla Malga di Coredo avevamo trovato una misera traccia di sci che ci era sembrata oro. Negli ultimi anni invece spesso troviamo delle tracce, magari non su tutto il percorso, che si può interrompere in vari punti per abbreviarlo.
Lasciamo Malga Rodeza alla nostra dx e saliamo leggermente entrando nel bosco, scendiamo un poco e raggiungiamo il bivio per il Corno di Tres. Il percorso continua a scendere ancora un po’ e qui si trova un primo punto per abbreviare il giro. Noi cominciamo a salire alla nostra dx fino a raggiungere lo steccato che indica il termine della montagna, eh sì, da un lato tutta boschi e dossi dolci e bucolici, il versante sopra la Valle dell’Adige invece scende a precipizio.
Rimaniamo lungo il costone fino a individuare il bivio che scende alla Malga Coredo Nuova e qui perdiamo le ultime tracce di passaggio che più andavamo avanti e più sparivano. A sx potremmo scendere, noi teniamo la dx più o meno in piano, fare attenzione ai bolli sugli alberi, ad un certo punto verrebbe naturale cominciare a scendere diritti mentre bisogna scendere sì leggermente ma spostandosi a dx, si scende ancora un poco e poi si riprende a salire. Raggiungiamo la località Santa Barbara (capitello) e ancora in leggera discesa il P.so Predaia. Riprendiamo ora a salire fino alla Baita Kuhleger dove facciamo sosta e troviamo una traccia di ciaspolatori saliti dalla Valle dell’Adige.
Sosta grostoli, come le nostre chiacchiere un po’ difficili da digerire per me, faranno su e giù per qualche ora (la golosità si paga!) un po’ come il percorso che da qui porta fino all’imbocco della Val Calana, ovvero alla Croce del Tempo.
Lasciata la baita quindi proseguiamo, con qualche sali scendi fino alla Croce del Tempo, dove in 20 minuti di salita raggiungiamo la croce del Testa Nera. Impagabile vista della bastionata del Monte Roen, anche lui con due facce, un versante strapiombante e uno dolce. Sul versante strapiombante c’è la ferratina che porta in cima al Roen e secondo me il ben più bel sentiero dei camosci.
Dal Testa Nera torniamo alla Croce del Tempo tagliando dove possibile e scendiamo per la Val Calana. Purtroppo il divertimento di questa discesa è un po’ rovinato dal passaggio di un po’ di gente e scivolare diventa pressoché impossibile.
Alla Malga di Coredo vecchia troviamo un bel posticino assolato dove fare pausa pranzo e quando siamo quasi vicino all’abbiocco totale rassettiamo gli zaini e riprendiamo il sentiero del ritorno. Ora su strada forestale in leggera discesa e salita su neve fresca raggiungiamo la Malga di Coredo nuova dove ritroviamo il mega pistone che ci riporta al rifugio Predaia e quindi per strada al rifugio Sores.
Dati GPS
Dislivello 1059 m e km 21,30