Stamattina parto al solito tardi e senza meta, con l'intenzione di ritornare sull'altipiano dei Fiorentini e giocare a sorte tra m. Costa d'Agra e m. Maggio però ....... arrivato a Folgaria il tempo splendido ed il primo piano del col Santo mi fanno venire la "scimmia" d'andarci, quindi giù a Serrada, mi sciroppo tutta la val Terragnolo e poi su per la Vallarsa girando a sinistra per Giazzera dove su un campetto una famiglia di camosci pascola tranquillamente infisciandosene dell'interesse che gli dimostro
, il tempo di scattare quattro foto e poi proseguo fino al termine della strada aperta dove arrivo verso mezzogiorno ma la giornata è lunga quindi infilo gli sci "pellefocati" e su.
Prendo il sentiero 132 che sale lungo il costone inizialmente in mezzo al bosco poi si apre in un ampio pascolo con diverse malghe
da cui si possono godere panorami veramente splendidi dal Baldo
agli altipiani con gli sfondi del Carè Alto
da una parte, poi il Brenta
e più a est cima d'Asta. (Almeno lo penso)
Pian piano compatibilmente col poco fiato si scollina l'ultima cresta ed appare il tondo profilo del Col Santo e la dorsale del Roite, che sale dalla bocchetta delle corde fino al Palon, a sinistra m. Bisorte ed al centro il prativo dell'Alpe Pozze.
.
L'ultima rampa
e si arriva in cima da dove la vista è 360°, si vede benissimo il Palon ed i Denti It e A.U.
; ma la mia attenzione si concentra sempre sul Portule ....
che appena si assesta un po' la neve l'ho nel mirino.
La discesa prendo la via sud ma appena calato di qualche centinaio di metri la neve diventa pesante e molto bagnata, i ciaspolatori hanno fatto un macello di buchi e trincee (penso scivolando col sedere). Alla fine dopo aver sudato più che in salita arrivo finalmente al rifugio Lancia
rischiando pure di farmi male, nell'ultima rampetta che immette sulla strada, gli sci s'infilano sotto trenta cm. di neve bagnata ed il cappottamento è inevitabile; così mi prendo una bella stiratura sul polpaccio sx. Al rifugio stanno già sparecchiando per la chiusura, pensavo di farmi un bicchiere di caldo brulé ed invece devo accontentermi di un freddo succo di frutta. Il polpaccio, stando fermi, protesta appena mi rialzo ma dobbiamo ancora fare tutta la discesa. Fedele al motto "il ferro va' battuto fin che è caldo" scendo tutta la strada di accesso in gran parte a spazzaneve sobbalzando su milioni di buchi ghiacciati lasciati dal passaggio un esercito di bipedi. La gamba si comporta bene anzi mi sembra che la "cura" abbia fatto bene. Arrivo alla macchina e chiudo una giornata splendida e di soddisfazione.