Cima Castelberto 1765, sullo sfondo Adamello Carè Alto e Presanella
L’idea è di fare un giro in sciotti sui
Monti Lessini, che conosco pochissimo e non ho mai visto in inverno. A
Passo Fittanze però scopro con orrore che la neve sui crinali è stata quasi totalmente erosa dal vento: sono rimasti grandi tratti di prato gelato, lastroni di neve simil-marmo qua e là… Che fare?
Malga poco sotto Passo Fittanze
Torno giù a Sega di Ala e prendo una forestale innevata fino a
Malga Maia 1305, dove l’innevamento è decisamente più invernale con circa 70 cm. Tuttavia a malincuore rinuncio agli sciotti perché prevedo che in quota ritroverò condizioni poco favorevoli. Parto a piedi coi ramponcini, la traccia è buona ma verso
Malga Lavachione devo mettere le ciaspole perché nel bosco si sfonda.
Salita verso Malga Lavachione
Malga Lavachione con lo sfondo della Catena del Baldo
Qui abbandono il sentiero per evitare alcuni pendii potenzialmente pericolosi
I paesaggi sono molto belli tra grandi collinoni punteggiati di malghe ovunque. Verso
Malga Revoltel c’è un traversone su un fianco ripido, visto il rischio 3 abbandono la traccia e procedo a naso, aiutato dal gps del cello, su per un promontorio spelacchiato e quindi sicuro.
Il vento ha eroso la neve dai crinali esposti quasi completamente
Il lavoro del vento ha devastato il manto nevoso
Le orme di animali sono numerose: ho cercato invano quelle del lupo
Mi ricongiungo con la traccia che proviene da Passo Fittanze, che corre lungo l’ampia e panoramica dorsale: il paesaggio è vastissimo, quasi pianeggiante, e ricorda vagamente le distese artiche. Grandiosi i panorami verso
Presanella e
Carè Alto,
Corno di Cavento,
Crozzon di Lares. In fondo si scorge perfino l’
Adamello. La pianura padana è coperta da un mare di nuvole o nebbia. Morbidi collinoni nevosi si perdono a vista d’occhio verso il
M. Sparavieri, disseminati di piccole e incantevoli malghe e casère. Sullo sfondo si staglia imponente il gruppo del
Carega, soprannominato anche come "Piccole Dolomiti".
Il collinone del Monte Sparavieri a dx con lo sfondo del Carega
Lunghissimo traversone verso il rifugio Castelberto
Il Rifugio Castelberto, ex caserma austriaca posto sulla cima del Monte omonimo
Le vastissime distese in quota
Con un traversone lungo l’ampio spallone in leggera salita raggiungo il
rif. Castelberto 1765, una
ex caserma austriaca ristrutturata della Grande Guerra. Mi dirigo verso la cima poco distante, dove c’è un osservatorio a picco sulla
Val di Ronchi e sulla
Val d’Adige. Dopo una mezzoretta di sosta, decido di provare a raggiungere il
Monte Sparavieri m 1797.
L'osservatorio sulla cima di Castelberto, tra le trincee della Grande Guerra
Cima di Castelberto
Mi inacammino e procedo
costeggiando la pista da fondo, dove c’è il divieto di andare a piedi, tra neve gelata e accumuli sventati. Tra un collinone e l’altro si aprono valloncelli non visti e previsti, che allungano di parecchio la percorrenza che a vista appariva molto meno impegnativa.
Malga Scortigara di Fondo
Il vento ha lavorato il manto nevoso fino ad asportarlo totalmente dai crinali
In lontananza il Monte Tomba
Quando possibile, taglio cercando di tenermi sulla dorsale principale. Arrivo al rampone finale, dove delle tracce aiutano la salita fino alla
cima del M. Sparavieri che si affaccia sulla selvaggia val di Ronchi, di fronte agli impervi versanti del versante ovest del gruppo del
Carega.
Finalmente in vetta a cima Sparavieri con lo sfondo del Carega
Da Cima Sparavieri affacciati sulla val di Ronchi
Il gelo di questa casera isolata in ombra nella alta val di Ronchi, sotto il Carega
Vista verso S. Giorgio
Motoslitte in quota verso il monte Tomba, io proseguo in senso opposto per tornare alla base
Avevo una mezza idea di fermarmi ad
aspettare il tramonto ma la strada del rientro è ancora lunghissima. Quindi dopo breve sosta inizio subito il rientro, eterno, per la stessa via dell’andata. Arrivo alla macchina alla luce della pila frontale, verso le 18.30
Tornato alla dorsale del Monte Castelberto, inizio la discesa col sole ormai basso sull'orizzonte
Rientro verso Malga Maia, accedo la frontale per fare gli ultimi chilometri fino alla macchina
Con un innevamento più decente e continuo
l’uso degli sciotti avrebbe reso meno faticosa questa discreta sgroppata, ma sono stato comunque contento di aver visto dei posti nuovi molto belli. Al rientro ho avuto un discreto mal di piedi alle piante dei piedi, probabilmente per via delle maledette ciaspole, poco adatte a percorsi così lunghi. Disl. circa 600-700, sviluppo 24 km.
Il percorso